SPECIALE MAFIA: una politica corrotta e parenti delle vittime ignorati

Nell’ultimo articolo della rubrica SPECIALE MAFIA ci eravamo lasciati parlando delle criticità nella composizione della Commissione Antimafia. Oggi, in questo quarto appuntamento, proseguiremo con la testimonianza di Stefano Baudino, giornalista, saggista e vincitore del Premio Internazionale Joe Petrosino e del Premio Angelo Vassallo, analizzando l’operato della commissione.

L’operato della Commissione

La Commissione Antimafia, istituita nel dicembre del 1962 e da allora rinnovata all’inizio di ogni legislatura, è una commissione d’inchiesta composta da 25 senatori e 25 deputati che dovrebbe indagare a tutto tondo la dinamica e il concepimento delle stragi di matrice mafiosa. Sulla scorta dell’intervento di Baudino ci interrogheremo sul suo attuale operato, anche perché permangono tuttora dubbi sulla responsabilità della strage di Via d’Amelio, che ha comportato la morte di Paolo Borsellino e di alcuni dei suoi collaboratori.

Dalla trattativa Stato-mafia all’indagine mafia-appalti

La dott.ssa Luparello, giudice di Caltanisetta, nel 2022 si era espressa contro la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Caltanisetta volta a terminare le indagini sui mandanti esterni delle stragi. La giudice, infatti, insisteva sulla necessità di indagare la collusione tra la mafia siciliana e la destra eversiva, ritenendo che la strage di Via d’Amelio non potesse essere considerata un evento isolato, ma che fosse strettamente connessa ad altre stragi, precedenti e successive, che insieme componevano un percorso eversivo. Questa opinione non è però condivisa dalla Commissione Antimafia.

Ha parlato in Commissione Antimafia riguardo a questo argomento Mario Mori, secondo cui a provocare l’accelerazione della strage di Via d’Amelio sarebbe stato il presunto interessamento da parte di Paolo Borsellino verso il rapporto mafia-appalti. La teoria è ricca di spunti di narrazione che vengono meglio esplicati da Baudino nel suo nuovo libro Stato-mafia: la guerra dei trent’anni.

La Colosimo, attuale presidente della Commissione, avalla questa tesi e non crede alla trattativa Stato-mafia che però, come spiega il giornalista, è un evento storicizzato da numerose sentenze definitive, esistita indubbiamente e con effetti dirompenti. Al suo interno ci sono stragi di cui non parla nessuno che coinvolgono civili, come quella in cui hanno perso la vita le piccolissime bambine Nadia e Caterina Nencioni e la strage di via dei Georgofili in cui lo studente fuorisede Dario Capolicchio, di circa vent’anni, è morto bruciato vivo tra le fiamme nella sua casa.

Bisogna tuttavia ricordare che, anche se è stato accolto con scroscianti applausi, Mori è indagato per associazione mafiosa, eversione dell’ordine democratico e terrorismo. Quando è emersa questa notizia il primo a riceverlo è stato Alfredo Mantovano, il braccio destro della presidente del Consiglio Meloni con delega dei servizi segreti, che gli ha aperto le porte di Palazzo Chigi per esprimergli solidarietà.

Trattamento del tutto diverso è stato invece riservato il 31 luglio 2025 all’ex magistrato Gian Carlo Caselli, che ha distrutto con ricostruzione argomentativa la tesi mafia-appalti. Il suo intervento in Commissione Antimafia è stato bloccato dalla presidente Colosimo e a oggi non è ancora stato permesso a Caselli di concluderlo.

Una politica corrotta

Chi gravita intorno alla Commissione Antimafia e quindi contribuisce al suo operato ha, secondo Baudino, un approccio discutibile. Mori e il suo braccio destro De Donno, per esempio, hanno apertamente e pubblicamente espresso la loro stima per Marcello Dell’Utri, responsabile per concorso esterno per associazione mafiosa in quanto mediatore tra Berlusconi e Cosa Nostra dagli anni ’70 fino al 1992.

Invece Giancarlo Pittelli, ex coordinatore di Forza Italia in Calabria, è stato condannato a 14 anni nel processo Mala Pigna per il suo ruolo di intermediario tra ‘ndrangheta e pubblica amministrazione, avendo agevolato l’operato dei boss Piromalli dentro e fuori dal carcere. Poco prima era stato condannato a 11 anni nel processo Rinascita Scott per aver costituito la cerniera tra mafia, massoneria, politica, imprenditoria e magistratura. Baudino cita anche altre figure quali Nicola Cosentino, Amedeo Matacena e Antonio D’Alì, l’uomo di Matteo Messina Denaro diventato sottosegretario al Ministero dell’Interno e ora in carcere.

Ergastolo ostativo e permessi premio

Quando è emersa la notizia che il pentito Giovanni Brusca era uscito dal carcere, si è levata un’ondata di rimprovero: – È inaccettabile che un uomo che ha ucciso così tante persone sia fuori dal carcere – era la frase slogan di alcuni politici.

C’è una legge voluta da Falcone che, in una logica di rapporto costi-benefici, concede ai mafiosi che scelgono di pentirsi di godere di permessi premio. Inoltre, dopo le sentenze della CEDU e della Corte Costituzionale che hanno di fatto abrogato l’ergastolo ostativo, sono decine i mafiosi che, senza aver detto una parola ai magistrati, stanno uscendo dal carcere grazie a permessi premio e libertà anticipata. È questo il caso di Calogero Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore Lo Piccolo, che è ora fuori in libertà anticipata dopo che era stato nuovamente detenuto per essere uscito di prigione violando gli obblighi di vigilanza e rifondando la cupola di Cosa Nostra. Baudino chiude dicendo: «Di Giovanni Brusca, sì, ma di Lo Piccolo nessuno parla».

Coordinamento dei parenti delle vittime di stragi

Nel dicembre 2024 è nato il Coordinamento dei parenti delle vittime di stragi dietro l’input di Salvatore Borsellino. L’obiettivo è sottolineare il disegno comune delle mafie volto a destabilizzare l’ordine costituito attraverso la strategia della tensione: il progetto eversivo delle mafie infatti non si è arrestato con la strage di Bologna ma è proseguito con il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Il comune denominatore fra le due stagioni sono i giganteschi depistaggi, le azioni criminali e le manomissioni che hanno inquinato tutti i luoghi del delitto e le indagini che ne sono susseguite.

Questa traccia che seguono i familiari delle vittime di mafia e terrorismo è la stessa proposta da Roberto Scarpinato, politico ed ex magistrato. Quando fu istituita la Commissione Antimafia infatti, egli presentò un’articolata memoria dove venivano enucleati i principali buchi neri della stagione stragista e suggerì concreti elementi di collegamento tra mafia, massoneria, politica e imprenditoria. Eppure, come contesta Baudino: «Succede che Scarpinato venga sbattuto fuori dalla Commissione e che i familiari delle vittime non vengano ascoltati dal Governo e neanche dal Presidente della Repubblica».

L’invito del giornalista è pertanto il seguente: «Esattamente come il popolo italiano ha capito che bisognava alzare la testa di fronte al massacro dei Palestinesi, dobbiamo ridare voce a queste persone e non farci abbindolare da questa propaganda di regime che da decenni portano avanti sia la parte politica destra sia quella sinistra».

Nicole Zunino

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