La mattina dell’8 dicembre Susa si è svegliata col sole.
“Le temps est magnifique, aujourd’hui!”, esclama qualcuno tra i tavoli del dehors dell’Art & Comics Café, punto di riferimento per i tanti turisti francesi di passaggio. Piano piano, il parcheggio di fronte alla stazione si riempie. Dai treni regionali che a intervalli regolari si fermano lungo i binari scendono decine e decine di ragazzi, muniti di scarpe da montagna, bandiere e foulard No Tav. Non c’è tempo da perdere: alle 12 inizia il pranzo popolare di “Fornelli in Lotta” al presidio di Venaus — Borgata VIII dicembre — e la strada da fare, partendo da Susa, è lunga e in salita. C’è chi, tentando la fortuna, prova a chiedere un passaggio alle comitive più organizzate: “Compagnə, vi avanza per caso un posto in macchina?” A costo di partire in ritardo e in nome del più sincero spirito di solidarietà, si trova sempre il modo di non lasciare nessuno indietro. E insieme si parte, cantando lungo l’antica via Francigena i cori storici del movimento: “Sul ponte del Seghino, non passa il celerino… La Valsusa paura non ne ha, la Valsusa paura non ne ha…”
A Venaus l’atmosfera è quella di una grande festa: in coda per la polenta si parla di Palestina, di scuola, del futuro della Valle; c’è chi passeggia tra i banchetti, alla ricerca di un libro, di una t-shirt o di un cappellino a tema, c’è chi si sdraia sul prato a riposare e chi, tra i più piccoli, approfitta dell’altalena costruita a fianco al presidio. In lontananza si scorgono alcune autovetture della polizia, che monitorano a distanza la situazione.

Crediti immagine: https://serenoregis.org/2025/12/09/val-di-susa-8-dicembre-in-migliaia-in-marcia-per-ribadire-il-no-alla-devastazione-che-avanza/
Sono ormai le 14 passate. Con in testa i tre attivisti No Tav più anziani, sistemati a mo’ di polena su un divano sorretto da un trattore, migliaia di manifestati si mettono in cammino, direzione San Giuliano, piccola frazione poco lontana da Susa. Tra le fila del corteo non mancano i sindaci di Caselette, Chianocco, Moncenisio, Sant’Ambrogio, San Didero e Venaus, con la fascia tricolore al collo e gli occhi tristi di chi vede ogni giorno, attraverso il proprio lavoro, gli effetti della devastazione e della militarizzazione della Valle. Pacifico Banchieri, presidente dell’Unione Montana e sindaco di Caselette, non nasconde il proprio disappunto: “Non abbiamo ancora completato la linea 1 della metropolitana di Torino e ancora deve iniziare la linea 2, che verrà fatta solo a pezzi! Entrambi progetti che avrebbero ben più urgente priorità dal punto di vista ambientale, del traffico e dei bisogni dei cittadini, e invece eccoci a sprecare risorse che dovrebbero essere investite in modo ben diverso.”
La passeggiata, intanto, continua lungo i tornanti che portano a Susa. “Pentiti! Pentiti! E dona anche tu alla Cassa di Resistenza No Tav”, gridano due manifestanti travestiti da monaci, con lo stupore stampato sul volto dei bambini. I veri protagonisti della marcia No Tav dell’8 di dicembre di quest’anno, intitolata non a caso “Avere vent’anni è avere sogni grandi”, sono proprio loro: i più giovani. “Se non gliene diamo a basta1 [di fastidio alla polizia, n.d.r.], ci sono i ragazzi, che lo fanno per noi”, afferma con orgoglio una militante della prima ora ai microfoni di Rai News. “Loro sicuramente ci danno tanto e prendono da noi quello che serve per andare avanti”, spiega l’ex professoressa Nicoletta Dosio, “quindi la memoria storica in questo caso è un qualcosa di attivo, di concreto, non solo un modo di dire.”

Crediti immagine: https://www.radiocittafujiko.it/no-tav-laccanimento-dello-stato-italiano-contro-nicoletta-dosio/
Le giovani generazioni che oggi scendono in piazza chiedono aə compagnə di lotta più anzianə di raccontare quello che è stato, di trasmettere loro quella storia di resistenza ambientalista iniziata in Valsusa negli anni Novanta. Bisogna spiegare allora, a chi era troppo piccolo per ricordare, le grandi battaglie portate avanti in quel freddo inverno del 2005, anno di volta per il movimento. Bisogna ritornare, con la mente, ai giorni della “Libera Repubblica di Venaus”, dello sgombero e della successiva riconquista dei terreni, avvenuta proprio l’8 dicembre di vent’anni fa, fra quelle stesse montagne.
Ma procediamo con ordine.
Sono le 3 del mattino del 29 novembre del 2005. Squillano i telefoni degli attivisti No Tav: la questura ha predisposto per il giorno stesso la chiusura di tutti gli accessi alla piccola frazione di Venaus, di fatto in stato di occupazione armata. In quell’area della Val Cenisia, TELT, la società responsabile del progetto TAV, ha deciso di installare il primo cantiere del tunnel esplorativo; gli espropri necessari per la realizzazione dell’impianto sono fissati per il giorno successivo, il 30. I No Tav si organizzano, bypassano i check point e la mattina del 30 novembre si radunano lì, di fronte alle recinzioni del cantiere di Venaus. Viene contestualmente creato un presidio permanente (una struttura di legno, con stufa e putagé), attorno al quale sono posizionate alcune tende, utilizzate dai manifestanti per vigilare i movimenti delle forze dell’ordine.
Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre la polizia, munita di ruspe e blindati, fa irruzione nel presidio e carica gli occupanti, provocando 20 feriti; secondo alcune ricostruzioni, quella sera vengono appiccati anche roghi di libri e di bandiere. La mattina i No Tav non possono che constatare il disastro: i terreni del presidio sono stati recintati e integrati nel cantiere. È la fine di quella che i manifestanti soprannominano ” la Libera Repubblica di Venaus.”
La Valle, però, non si scoraggia e indice un’assemblea permanente. Arriva l’8 dicembre e si decide di tornare in piazza per liberare i territori presi manu militari. I negozianti di Susa, rinunciando ai proventi del ponte, tirano giù le saracinesche, su cui vengono appesi messaggi di “solidarietà con i feriti” dello sgombero del 5/6. Da Susa partono più di 30.000 persone; tra loro ci sono studenti, attivisti dei centri sociali, operai, famiglie, signore, ex partigiani con zaini colmi di provviste. C’è anche un gruppo di giovani munito di salsicce e fette di pollo, pronti per organizzare una grigliata a Venaus.
Le forze dell’ordine hanno altri programmi: il “bivio dei passeggeri”, il cui attraversamento è necessario per raggiungere Venaus, è bloccato da una lunga schiera di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa. Due segretari della Fiom, Giorgio Cremaschi e Giorgio Airaudo, insieme a Marilde Provera, deputata di Rifondazione, e a Vittorio Agnoletto, europarlamentare, tentano di trattare, invano. La testa del corteo è pesantemente manganellata; tra i feriti c’è anche Nicoletta Dosio, con il naso e gli occhiali rotti. Nonostante il pestaggio, i manifestanti non demordono: scavalcano alcune transenne e raggiungono Venaus passando dalla montagna, costellata di bandiere No Tav; in poco tempo sono di fronte al cantiere e, con estremo coraggio, riescono ad abbattere le recinzioni e a riconquistare i terreni usurpati. “Abbiamo liberato Venaus”, gridano.
Alcuni dei protagonisti di quelle giornate di fuoco oggi non ci sono più. È a loro che va il pensiero di Loredana Bellone, ex sindaco di San Didero, la quale ha preferito percorrere il tragitto un po’ in disparte, lasciando spazio ai ricordi.

Crediti immagine: https://www.lavalsusa.it/tav-espropri-telt-laddio-di-ines-alla-sua-casa-di-san-giuliano-di-susa/
La marcia è poi terminata verso le ore 17.30, di fronte al nuovo presidio di San Giuliano, allestito all’interno di un casolare espropriato il 21 novembre per far posto alla Stazione Internazionale della Grande Opera, e abitato, fino a quel momento, da Ines Riosecht, di 88 anni. Hanno fatto il giro del web le foto della signora Riosecht costretta a dire addio, in lacrime e sorretta dai nipoti, alla casa dove aveva vissuto dal 1959. Prima di lasciare per sempre la sua abitazione, scrive Nicoletta Dosio in un editoriale per Il Centro Studi Sereno Regis, l’anziana valsusina ha voluto cogliere un piccolo mazzolino di bulbi di narciso cresciuti nel suo giardino.
Da diversi giorni i No Tav occupano l’edificio, devastato dalle demolizioni lasciate dai dipendenti TELT. Ines Riosecht ha voluto ringraziare il movimento per aver ridato vita a mura a lei così care.
Scende la sera sui tetti di San Giuliano. In quella piccola frazione destinata a morire di Tav, c’è una casetta illuminata che profuma di primavera e di narcisi.
Micol Cottino
Fonti
Dosio Nicoletta, “…ma i potenti riposerebbero più sicuri senza di noi…”, Conflitto, Diritti, movimenti, Centro Studi Sereno Regis, 21 novembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://serenoregis.org/2025/11/21/ma-i-potenti-riposerebbero-piu-sicuri-senza-di-noi/
Dosio Nicoletta, “A 20 anni dalla liberazione di Venaus, la lotta No TAV continua”, L’Indipendente, 8 dicembre 2025, ultima consultazione: 14 dicembre 2025: link: https://www.lindipendente.online/2025/12/08/a-20-anni-dalla-liberazione-di-venaus-la-lotta-no-tav-continua/
Gatti Manuela, “No Tav, in 3mila alla marcia dell’8 dicembre nel ventennale di Venaus”, Rai News, 08 dicembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2025/12/partita-la-marcia-no-tav-la-nostra-diretta-b392df8d-5b54-47ab-8228-820ffa322a9c.html.
Lo Porto Giada, “No Tav, vent’anni dopo lo sgombero di Venaus la valle protesta ancora”, la Repubblica, 08 dicembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://torino.repubblica.it/cronaca/2025/12/08/news/no_tav_vent_anni_dopo_lo_sgombero_di_venaus_la_valle_protesta_ancora-425028581/
Notav.info, Presidio permanente di San Giuliano: dove abbattono case, noi costruiamo resistenza!, 03 dicembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.notav.info/post/presidio-permanente-di-san-giuliano-dove-abbattono-case-noi-costruiamo-resistenza/
Notav.it, Diario dal Presidio Permanente di San Giuliano, 03 dicembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.notav.info/post/diario-dal-presidio-permanente-di-san-giuliano/
Notav.info, 30 novembre 2005: sono i giorni della libera Repubblica di Venaus, 30 novembre 2015, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.notav.info/post/30-novembre-2005-sonoi-giorni-della-libera-repubblica-di-venaus/
Notav.info, 31 Ottobre 2005: la battaglia del Seghino, 31 ottobre 2015, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.notav.info/post/31-ottobre-2005-la-battaglia-del-seghino/
Notavtorino.org, I presidi No-Tav, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.notavtorino.org/indice-presidi.htm
Orsola Casagrande, “Venaus, il giorno della liberazione”, Il Manifesto, 08 dicembre 2005, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://ilmanifesto.it/archivio/2003081426
Tomatis Claudia, “Corteo No Tav a 20 anni dalla marcia dei 30.000 a Venaus”, Ansa.it, 08 dicembre 2025, ultima consultazione: 15 dicembre 2025, link: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2025/12/08/corteo-no-tav-a-20-anni-dalla-marcia-dei-30.000-a-venaus_6aaa2463-adf8-40e0-8c71-81271608bf1c.html
Vighetti Giovanni, “Il Tav, i media e i voltagabbana”, Volere la luna, 11 dicembre 2025, link: https://volerelaluna.it/tav/2025/12/11/il-tav-i-media-e-i-voltagabbana/fbclid=PAb21jcAOpVtFleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZA81NjcwNjczNDMzNTI0MjcAAafAVWn-UrMRuIUoqUSvwLdh4p9C2WHXcPgY_nbktR7OkVYwCv3NYNbwNa5zBA_aem_m47gg1T3d0bSQ669P_GxfQ
- Espressione piemontese col significato di “abbastanza”, “sufficientemente” ↩︎
