Un capo fast fashion può essere sostenibile?

Nel cuore del dibattito sulla moda sostenibile, emerge una verità scomoda: finché il fast fashion si fonda su iperproduzione, sfruttamento e profitto illimitato, nessuna etichetta green può salvarlo.

In questo articolo Giulio De Meo racconta perché la sostenibilità autentica richieda un cambio di paradigma radicale, ispirato alla proposta della decrescita comunista di Kohei Saito.

@giu.demeo

Greenwashing parte II: il fenomeno in pratica

Dopo aver affrontato il #greenwashing dal punto di vista teorico, nell’articolo di @lightbluealice analizziamo due recenti casi pratici: si tratta degli spot dello #shampoosolido lanciato da @garnieritalia, e della collezione in #pizzoriciclato di @tezenisitalia.

In particolare, bisogna sapere quali domande porsi e quali critiche muovere alle affermazioni “tinte di verde” da parte delle aziende: fra queste è essenziale riconoscere che #green non necessariamente significa #sostenibile.

Se conosci altri casi di greenwashing, segnalaceli nei commenti!

#sostenibilitàambientale #boycottfastfashion #viveresostenibile #ecologia #ambiente #ecotips #fridaysforfutureitalia #spesasfusa #cosmeticisolidi #modaetica #modasostenibile #economiacircolare #debunking

Greenwashing parte I: il fenomeno in pillole.

Negli ultimi anni si sente spesso parlare di Greenwashing. Siamo sicuri di sapere di cosa si tratta realmente?
Nel suo nuovo articolo, Gaia Bertolino tratterà il fenomeno dal punto di vista teorico andando poi ad illustrare i cosiddetti “7 peccati del Greenwashing”.
Rimanere intrappolati nel “lavaggio verde” è facile ma è altrettanto semplice acquistare con maggior consapevolezza, anche grazie alle nuove piattaforme presenti online. Due tra le tante: Il Vestito Verde, gestito dalla giovanissima Francesca Boni, e l’app Good On You.