Le Svalbard sono un arcipelago situato nell’Oceano Artico con 2.939 abitanti e una densità di 0,044 abitanti per chilometro quadrato (dati del 2020). A Sollefteå, invece, una città situata nella regione svedese del Norrland, la popolazione nel 2019 si attestava intorno ai 19.417 abitanti, ed era distribuita in 9,41 chilometri quadrati.
Il punto in comune di queste due città, è che è pressoché impossibile nascerci.

L’arcipelago delle Svalbard è considerato una “terra di nessuno” a causa della sua localizzazione remota. L’inaccessibilità del posto ha, inoltre, precluso l’insediamento di popolazioni indigene.
Il Trattato che ha reso la Norvegia sovrana del territorio, siglato nel 1920, ha dato libero accesso alle Svalbard non solo alla Norvegia, ma ad altri quarantadue Stati. Questo ha reso, inevitabilmente, le Svalbard un arcipelago multiculturale, all’interno del quale l’attaccamento al territorio è quasi assente.
Viene spesso detto che è illegale nascere e morire alle Svalbard, ma si tratta di un luogo comune dal momento che non è possibile controllare il ciclo della vita. Alle Svalbard è presente un piccolo ospedale in cui sono presenti alcune ostetriche, ma l’ospedale più vicino si trova a Tromsø, a 900 kilometri di distanza. Per questo motivo, le donne vengono invitate a raggiungere la terraferma dalle due alle quattro settimane prima del parto.
Svalbard e Sollefteå: situazioni simili o dissimili?
Le Svalbard e Sollefteå sono entrambe considerate aree rurali. Il punto è che, come affermato da Syssner: “Anche se le esperienze di decrescita demografica sono quasi simili, ci sono delle differenze contestuali riconducibili a come i governi locali affrontano questi processi.”. Le differenze non sono riconducibili solo a scelte politiche: l’eredità culturale ricopre un ruolo di cruciale importanza.
Possiamo quindi dire che la situazione di Sollefteå è diversa da quella delle Svalbard per due ragioni.
In primo luogo, fino al 2017 era possibile partorire nell’ospedale di Sollefteå. Dal 2007 al 2017 sono stati chiusi dieci reparti di maternità in Svezia, e tra questi c’è anche quello di Sollefteå, la cui chiusura è avvenuta a gennaio del 2017. Le donne di Sollefteå devono intraprendere un viaggio di almeno due ore per raggiungere l’ospedale più vicino.
In seconda istanza, la questione dell’eredità culturale analizzata da una prospettiva di genere. Partendo dall’analizzare l’eredità culturale, possiamo dedurre che una donna nata a Sollefteå ha un’attaccamento territoriale alla propria città più forte di una donna che decide di vivere alcuni mesi o anni della proprio vita alle Svalbard. La prospettiva di genere, invece, va analizzata da un punto di vista socio-geografico. La geografia sociale, infatti, studia il ruolo del genere in diversi spazi. Perché è stato scelto di chiudere un reparto di ostetricia e non uno di andrologia?
Da quando il reparto di maternità di Sollefteå è stato chiuso, gli abitanti hanno organizzato delle proteste durante l’arco di tutta la giornata richiedendo la riapertura del reparto per ragioni inerenti la salute delle donne e per poter preservare l’eredità culturale del luogo.
Uno sguardo intersezionale
Per concludere, possiamo dire che la chiusura del reparto di maternità a Sollefteå e l’impossibilità di partorire alle Svalbard sono due fenomeni simili e dissimili allo stesso tempo. E per questo motivo andrebbero analizzati da un punto di vista intersezionale.
La questione dell’intersezionalità è presente, al giorno d’oggi, in ogni ambito degli studi umanistici. Boussalem, Iqbal e Hopkins hanno affermato che “un’analisi intersezionale dovrebbe sempre essere attenta alla molteplicità di ruoli che il contesto sociale può ricoprire, sia che tale contesto sia uno specifico quartiere o sia una comunità, che sia un movimento politico o una trasformazione, o ancora una questione locale o globale.” In questo caso specifico, gli aspetti che collidono tra loro, sono il genere, le aree rurali, le proteste, l’eredità culturale e, ovviamente, il ruolo dello spazio. O meglio ancora, la questione socio-spaziale.
Gaia Bertolino

