Il cuore dell’odierna città di Torino sorge su un antico insediamento romano, chiamato allora Augusta Taurinorum. A chi passeggia per le strade torinesi, con un po’ di attenzione, salteranno agli occhi molti dettagli che confermano la presenza di coloni romani nel territorio e che oggi passano quasi inosservati. Proviamo grazie all’aiuto dei siti archeologici disseminati nel Quadrilatero romano a percorrere le antiche vie di Augusta Taurinorum.
Un po’ di storia prima di iniziare: una colonia romana
La terra molto fertile della pianura Padana e la costante fonte idrica di due fiumi, il Po (l’allora Padus) e la Dora, facevano gola ai coloni romani di I sec. a.C., che lasciarono la capitale per ragioni principalmente politiche ed economiche, insediandosi in un centro di nuova fondazione. Roma iniziava a farsi, infatti, troppo piccola e i veterani dovevano essere ricompensati per i servizi resi, sebbene nel Lazio la terra non fosse più sufficiente. Così venne avviata la campagna di conquista dell’Italia settentrionale, al di là degli Appennini, e la colonia romana Iulia Augusta Taurinorum fu fondata, su modello di Roma, ma con un’organizzazione più razionale e funzionale, nel territorio dei Taurini, un’antica popolazione autoctona (che, però, dai dati archeologici sappiamo vivesse solo sulle colline torinesi).
La Porta Palatina
Immaginando di lasciarci alle spalle le campagne torinesi oltre il fiume Dora, attraversiamo una della quattro porte urbiche, quella oggi meglio conservata e visibile: la Porta Palatina o Porta dextera. Rimaneggiata nel corso dei secoli e riutilizzata prima come carcere e poi come Istituto per le arti femminili nell’Ottocento, dopo diversi interventi di restauro volti a eliminare, appunto, gli elementi non romani, oggi ci restituisce due delle quattro torri allora presenti, che circondavano un cortile interno (una sorta di dogana), e quattro ingressi, due (più piccoli) pedonali ai lati e due per i carri (al centro).
Quando l’urbs si dota di queste infrastrutture non è più necessario proteggersi dalle incursioni di eventuali tribù locali rivoltose perché la regione è ormai completamente romanizzata. Dunque, la Porta Palatina aveva (e ha tuttora) come scopo principale l’autocelebrazione della potenza della città stessa.
Lungo le mura fino a piazza Emanuele Filiberto
Prima di addentrarci nella città vera e propria, proviamo a costeggiare il percorso ideale delle mura verso ovest. Salvo la zona di piazza della Repubblica (uno sfondamento dell’antico assetto urbanistico ortogonale), arriviamo in piazza Emanuele Filiberto, dove, in un parcheggio sotterraneo, è possibile ammirare un tratto delle mura romane perfettamente conservato e su cui oggi si appoggiano molti edifici.
Con una corrispondenza quasi precisa, poi, è interessante notare come le vie attuali seguano il selciato di quelle romane. Sappiamo, inoltre, che al termine di ognuna di essa si trovano una torre che si collegava alla cinta muraria, utile come posto di avvistamento.
Il cardo e il decumanus maximi
A tal proposito, in un sito a continuità abitativa come Torino, è impossibile non notare la corrispondenza delle strade del centro storico attuale con quelle dell’assetto perfettamente ortogonale della città antica. Augusta Taurinorum era attraversata da due direttrici importanti: il cardo maximus, corrispondente alle odierne vie Porta Palatina e via San Tommaso, e il decumanus maximus, oggi via Garibaldi. In alcuni punti, ad esempio, via Garibaldi presenta la stessa larghezza (11,5 m) della strada romana, mentre quando si restringe dobbiamo pensare a interventi di epoca successiva, principalmente medievale, su cui sono stati costruiti i palazzi che vediamo oggi.
La Porta Decumana: una porta nascosta
Spostandoci a est e seguendo il decumano massimo, giungiamo di fronte a Palazzo Madama: immaginiamo di cancellare la facciata dell’archietto Filippo Juvarra. Nel punto esatto dove ci sono le due torri più nascoste del castello, sorgeva la porta Decumana, di cui oggi rimangono, appunto, le torri (salvo la copertura) e alcune tracce archeologiche nei sotterranei del palazzo. Infatti, oggi, all’interno del museo, grazie a una pavimentazione in vetro è possibile osservare i diversi gradi di rimaneggiamento della struttura, da quella romana fino a quella medievale. Con un po’ di occhio da archeologo, poi, nel vano di uno dei due ingressi pedonali è possibile ammirare una fistula plumbea, cioè un tratto di un condotto in piombo che riforniva le fontane della città di acqua.
Un quadrilatero quasi perfetto
Usciti da Palazzo Madama, ci dirigiamo ora nei Giardini Reali, dove è possibile osservare un dettaglio interessante. Nel complesso, Augusta Taurinorum possedeva (e possiede ancora oggi) una forma quadrangolare (non a caso il centro storico di Torino viene chiamato Quadrilatero romano), ma l’angolo nord-orientale, per via della rapida pendenza verso la Dora, era smussato. Non si tratta di un’imperfezione architettonica, ma di una semplice scelta strutturale volta a minimizzare, in un primo momento, gli sforzi durante la costruzione del recinto murario e, in un secondo momento, le spese infrastrutturali altrimenti necessarie a mettere in sicurezza il sito, evitando così crolli inutili.
Il teatro
Concludiamo il nostro tour archeologico di Augusta Taurinorum con il sito del teatro, uno dei tanti luoghi nella cultura romana dedicati allo svago. Oltre ad essere un polo culturale era anche un luogo di riunione e interazione sociale. Nella porticus post scaenam, ovvero nel cortile chiuso e colonnato posteriore alla scaena frons (il muraglione decorato in marmo che serviva da fondale alle rappresentazioni teatrali), i cittadini romani potevano, infatti, riunirsi prima e dopo gli spettacoli. I resti archeologici suggeriscono diverse fasi nella costruzione della cavea, ovvero delle gradinate, e allo stesso tempo suggeriscono che parte della struttura è usata come base d’appoggio per il Palazzo Reale.
L’anfiteatro
L’anfiteatro è uno degli altri luoghi di riunione cittadina e in cui la popolazione assisteva ai giochi gladiatorii, alle venationes (combattimenti con animali feroci ed esotici) e alle naumachie (combattimenti navali). Sebbene sappiamo con certezza che si trovasse all’esterno della città per ragioni logistiche e di ordine pubblico, non abbiamo alcuna notizia di dove potesse collocarsi.
Nicola Gautero
