Le Pupille, il cortometraggio live action di Alice Rohrwacher, è entrato nella cinquina delle nomination agli Oscar.
“Dedico la nomination all’Oscar alle ‘bambine cattive’, che cattive non sono affatto e che sono in lotta ovunque nel mondo.
Auguro che, come nel mio cortometraggio Le Pupille, possano rompere la torta e condividerla tra loro”, ha detto Alice Rohrwacher commentando la candidatura.
La genesi del cortometraggio candidato agli Oscar di quest’anno è particolare: la storia è basata su una lettera scritta da Elsa Morante a Goffredo Fofi, datata 21 dicembre 1971. All’interno di essa Morante intesse il racconto che diventerà il nucleo del cortometraggio di Rohrwacher. La regista racconta la genesi del cortometraggio e i temi che hanno catturato la sua attenzione all’interno della storiella natalizia riportata dalla scrittrice:
“Quando Alfonso Cuarón mi ha chiesto se volevo realizzare un piccolo film sulle feste di Natale – racconta Rohrwacher – subito si è affacciata alla mia mente l’immagine di una grande torta rossa: la torta era su un tavolo, e tante pupille la guardavano affascinate. Quell’immagine era emersa nella mia memoria da una storiella che avevo letto molti anni prima: si trovava in una lettera che la scrittrice Elsa Morante inviò al suo amico Goffredo Fofi per augurargli buon Natale. La splendida lettera raccontava le sorti di una zuppa inglese capitata in un collegio religioso durante le festività, tanto tempo prima.
Immaginando i destini intrecciati in quel collegio, l’avvicinarsi del Natale nei pensieri e nei gesti delle piccole orfanelle rimaste sole con quattro suore, durante un tempo di carestia e di guerra, è nato il film. Un film sui desideri puri e su quelli interessati, sulla libertà e sulla devozione, sull’anarchia che all’interno del rigido collegio può fiorire nella mente di ognuno. Le bambine obbedienti non possono muoversi, ma le loro pupille possono ballare la danza scatenata della libertà”.
L’azione avviene in un collegio di preti il 25 dicembre: protagonisti una “diecina di ragazzetti” che si preparano per consumare quel poco che c’è per il pranzo di Natale. Ma tutto cambia nel momento in cui fa la sua comparsa un piatto di zuppa inglese (che nel cortometraggio viene portata da una donna eccentrica alla ricerca di preghiere per il proprio amato).
Davanti al delizioso dessert si instaura il dilemma morale, il perno della storia:
«Si alza il Priore e dice: “Figlioli, in questo santo giorno vi invito a pensare a tanti poveri bambini che non hanno nemmeno il pane: e nel pensiero di questi poverelli vi invito a offrire un fioretto a Gesù. A ciascuno dei presenti qui raccolti a questa tavola tocca, o toccherebbe, una fetta della torta che qui vedete. Ebbene, ecco la mia proposta: rinunciare alla propria fetta di torta, offrendola come fioretto a Gesù. Tutti i bambini buoni che sono d’accordo su questo fioretto, adesso si alzeranno da tavola». Tutti chinano il capo al ricatto tranne uno, Egidio che «si fa rosso, e non trova altra risposta: “Io sono cattivo”. “Ah”, fa il Priore amareggiatissimo. E sia pure controvoglia, è costretto a tagliare una fetta di torta e metterla nel piatto di Egidio. Il quale rimane solo a tavola con la sua fetta di zuppa inglese. Guarda quella torta non più intera, cioè mancante di una fetta, che gli urta doppiamente i nervi. Primo motivo: perché è simbolo materiale che nel suo gregge c’è una pecorella smarrita, un individualista anzi un aristocratico e, diciamolo pure, un reazionario: EGIDIO! E secondo motivo: per ragioni politiche, giacché, come spesso succede, dietro a quel fioretto collettivo si nascondeva anche una politica; cioè il Priore si riprometteva di offrire quella torta, rinunciata dai ragazzi, alla potentissima, grassissima e ghiottissima badessa di un convento del circondario, la quale giustamente gliene avrebbe reso merito»
La ribellione e una disobbedienza gioiosa e fanciullesca è il cuore di questa piccola storia ripresa e trasposta nell’atmosfera sospesa e poetica caratteristica del cinema di Alice Rohrwacher: l’istinto alla vita del gruppo di bambine e di Serafina, la bambina ‘cattiva’ che sostituisce l’Egidio epistolare, contrapposto alla ferree regole e all’austerità incarnata dalla figura dell’imperturbabile Madre Superiora interpretata da Alba Rohrwacher. La magia del Natale viene trasmessa in tutta la sua autenticità: nella curiosità dissacrante, nel movimento, nella tensione verso la libertà.
Sofia Racco
