L’origine del comfort di Studio Ghibli

Sono molto noti i film di Studio Ghibli, la casa cinematografica giapponese che ha prodotto Il mio vicino Totoro o Kiki – Consegne a domicilio. Che cosa caratterizza le pellicole di Myiazaki e di Takahata e le distingue da altri prodotti dello stesso genere? Quali effetti visivi e di trama le hanno fatte entrare nel novero di comfort movies di numerosissimi spettatori?

Il nome

Sapevate che Ghibli è il nome di un vento caldo proveniente dal deserto del Sahara?

Fu scelto da piloti italiani in servizio in Nord Africa durante la Seconda Guerra Mondiale; proprio come questo vento, lo studio cinematografico che porta il suo nome nasce con l’intento di “Far soffiare un vento caldo nel mondo dell’animazione giapponese”.

La storia 

L’idea affiora nelle menti di Isao Takahata e Hayao Myiazaki durante la loro collaborazione presso Toei Animation, uno studio di produzione inizialmente dedito alla realizzazione di lungometraggi animati per il cinema.

In seguito al fallimento della Mushi Production, la Toei subì una transizione alla quasi esclusiva produzione di cartoni animati destinati ad andare in onda in televisione.

Dopo aver lavorato insieme a diverse serie animate, tra cui spicca Heidi, diretta da Takahata e animata da Myiazaki, i due, insoddisfatti dai limiti imposti dal piccolo schermo, e con la collaborazione del produttore Toshio Suzuki e del finanziatore Yasuyoshi Tokuma, decidono di avviare un’attività in proprio con lo scopo di esprimere la loro identità artistica.

Studio Ghibli, inizialmente immaginato come progetto a breve termine, apre i battenti il 15 giugno del 1985.

Vi lavorano solo 70 animatori, assunti a tempo determinato per minimizzare i rischi, e la filosofia è quella di riversare tutto il budget e l’impegno in un’unica pellicola di altissima qualità, per poi continuare solo in caso di successo.

Il primo film d’animazione ufficialmente prodotto della casa, Laputa – Castello nel cielo, riscuote successo in patria, con quasi 800 mila posti venduti al cinema. In realtà, Nausicaä della Valle del vento, che si può considerare il primo film (ufficioso) dello Studio quando ancora non esisteva, batté Laputa con circa un milione di vendite; mentre il grande successo all’estero arrivò con Kiki – Consegne a domicilio. 

La fama di Studio Ghibli è cresciuta negli anni successivi, raggiungendo sempre più persone e creando un solido bacino di utenza per la casa.

Ma che cos’è che rende questi lungometraggi così originali e apprezzati a livello mondiale, arrivando allo status di “cult”?

Che cosa rende unici i film di Studio Ghibli?

Le loro produzioni hanno una serie di caratteristiche in comune, quasi una cifra stilistica precisa: i temi, spesso profondi, sono trattati in un modo molto discreto; le animazioni ambiscono a una forma di realismo che si concentri sui piccoli gesti e i “rituali” della vita.

I film di Studio Ghibli spesso – ma non sempre – hanno ambientazioni semplici e realistiche: scuole, cittadine o zone di campagna. I dettagli della quotidianità sono riportati in modo fedele alla realtà, ma con tagli a tratti poetici: due esempi sono la rappresentazione del dato naturale (il cielo, il mare o il bosco) e del cibo.

Inoltre, i personaggi affrontano sfide tutt’altro che irrealistiche, dal superamento di un lutto alla crescita personale; nel farlo, instaurano relazioni con l’altro in un modo del tutto umano, ricco di contraddizioni, errori e problemi. L’atmosfera sembra spesso sospesa e, allo stesso tempo, familiare, come se delle vicende comuni fossero state proiettate in un ambiente estraneo. 
In alcuni casi, si potrebbe forse parlare di “realismo magico”: i protagonisti si muovono in una realtà leggermente distorta, quasi onirica, che tuttavia ha numerosi punti di contatto con quella vera. In certe pellicole, come in Porco rosso, l’elemento magico si fonde con molta naturalezza con quello realistico, senza che venga messo troppo in discussione. In altri casi, al contrario, i protagonisti inizialmente si oppongono a una nuova condizione magica (La città incantata), ma vi si adattano presto e continuano ad affrontare problemi mondani. Talvolta, invece, l’aspetto magico è del tutto assente (Si alza il vento) o sfocia completamente nel fantasy, funzionale a veicolare messaggi complessi (Principessa Mononoke).

Spicca la scelta di Myiazaki di porre grande enfasi sulla reazione emotiva dei suoi personaggi agli avvenimenti della trama, invece di farla procedere a un ritmo serrato. Il regista si preoccupa di rappresentare con più naturalezza possibile le piccole gioie e i dolori che le sue figure incontrano sul loro cammino, rendendole più apprezzabili per un pubblico più focalizzato sul comprenderle a livello emotivo, invece che guardare con ansia alla soluzione della trama.

Forse è proprio questa la forza delle pellicole di Studio Ghibli: una struttura in grado di adattarsi ai bisogni del pubblico. A sua volta, tale pubblico vuole vivere la sua produzione artistica in maniera più rilassata, apprezzandone i dettagli e avvicinandosi al concetto di slow living.

Mario Colabello e Giulia Marianna Dongiovanni

Crediti immagine in evidenza: https://pin.it/5rTW6QJ

Lascia un commento