Se siete alla ricerca di una lettura estiva che vi coinvolga e vi faccia anche tremare di paura, Giro di vite di Henry James fa proprio al caso vostro. Una perfetta storia gotica a metà tra il soprannaturale e la realtà, un grande classico scritto con lo stile di uno dei più grandi narratori dell’Ottocento.
Protagonista di Giro di vite è una giovane donna che ottiene l’incarico di istruttrice di due bambini in un’enorme tenuta in campagna. I domestici sono accoglienti e disponibili, la magione è enorme e bellissima e i due bambini, Miles e Flora, sono adorabili. La vita trascorre tranquillamente, fin quando durante una passeggiata al calar del sole, l’istruttrice vede una strana figura sulla torre della tenuta. Una figura minacciosa, che la scruta con insistenza e che lei non ha mai visto prima in casa.
È l’apparizione di un giovane uomo, che si ripeterà poi accompagnata da un’altra, quella di una donna arcigna e anch’essa minacciosa. Soltanto parlando con la governante della casa, la signora Grose, la giovane istruttrice scoprirà che le due apparizioni sono due personaggi ben noti nella tenuta: il signor Quint, il cameriere del padrone di casa, e Miss Jessel, la precedente istruttrice dei due bambini. Tutti e due morti in circostanze misteriose, non ben specificate e di cui nessuno parla per alcun motivo.
Riappaiono più volte, sempre con espressione minacciosa e sempre in presenza dei due bambini, con cui in vita trascorrevano molto tempo. Forse persino più del necessario, come insinua la signora Grose. Il loro ritorno quindi non può che significare una cosa: cercare di trascinare i due bambini nel loro destino di dannati eterni.
Inizia così un’estenuate battaglia tra la giovane istruttrice e le due apparizioni, una lotta che mette a dura prova i suoi nervi e il suo autocontrollo. Una battaglia che si configura subito come mentale: solo l’istruttrice vede infatti le due apparizioni. È lei stessa a presumere che anche i bambini le vedano e soprattutto che ne subiscano il fascino. Ma Henry James non ci dà mai conferma di cosa vedano realmente i due bambini: è possibile che sia tutto nella testa della giovane istruttrice?
Una storia nera, appartenente alla migliore tradizione gotica, in cui forse la vera e indiscussa protagonista è “la cupa, minacciosa atmosfera, piena di oscuri presagi, che incombe su paesaggi e persone”.
La costante minaccia di un Male oscuro e terribile rende la quotidianità claustrofobica e si oppone nettamente all’ambientazione idilliaca in cui si trova la villa, circondata da un enorme parco in cui sembrano regnare pace e serenità. Un contrasto, quello tra ambientazione fisica e atmosfera mentale, letale, che fa nascere nel lettore molteplici dubbi: i bambini sono davvero le vittime dei due fantasmi? O sono piuttosto dei complici? Le apparizioni infestano davvero la magione o è la stessa mente suggestionata dell’istruttrice a crearle?
Un finissimo gioco di scatole cinesi fatto di piccole omissioni e reticenze, in cui l’orrore sembra quasi negarsi e la luminosità sembra prevalere. Invece la tensione cresce piano piano, fino al climax finale. Lo leggerete tutto d’un fiato.
Irene Rolando
Fonte immagine in evidenza: https://www.wikiart.org/en/giovanni-boldini/the-two-children
