Raccolta differenziata: Italia e Germania a confronto

Somiglianze, differenze e idee innovative

Ogni anno gli europei generano in media 530 chili di rifiuti urbani pro capite: una quantità esorbitante, che ovviamente varia in base alla ricchezza dello Stato di riferimento. In molti paesi, per fortuna, la raccolta differenziata è ormai integrata nella routine della maggior parte dei cittadini, ma spesso molti si ritrovano davanti ai cassonetti alquanto perplessi: dove va buttato il Tetrapak? Le penne usate? I calici rotti? Per non parlare dei rifiuti elettronici, gli elettrodomestici non più funzionanti e dimenticati in un angolo insieme a vecchi vestiti, stendini rotti e lampadine bruciate. La buona notizia è che online esistono molte pratiche guide per orientarsi e diventare dei professionisti della raccolta differenziata. Qui sotto il link a una puntata molto esaustiva a riguardo, del podcast Ci vuole una scienza, prodotto dal «Post» e condotto da Beatrice Mautino ed Emanuele Menietti.

Secondo gli obiettivi di riciclaggio dell’UE, entro il 2025 in ogni Stato membro almeno il 65% dei rifiuti urbani dovrebbe essere riciclato o preparato per il riutilizzo, percentuale che dovrebbe arrivare al 70% entro il 2030. Nel 2022 l’Italia è riuscita a riciclare il 71,5% dei rifiuti da imballaggio, superando con 7 anni di anticipo gli obiettivi europei. La Germania e l’Italia sono gli Stati più virtuosi a livello europeo, insieme a Belgio, Olanda e Danimarca, e presentano molte affinità per quanto riguarda la gestione dei rifiuti.

In Italia

La raccolta dei rifiuti può avvenire essenzialmente in due modi: tramite la raccolta porta a porta, soprattutto nei centri urbani, o la raccolta nei cassonetti. Il ritiro dei rifiuti a domicilio è un sistema che responsabilizza i cittadini e che ha una resa migliore. Tuttavia, spesso le regole variano da quartiere a quartiere e, talvolta, manca una comunicazione efficace circa i giorni predisposti alla raccolta ed è senza dubbio un metodo più costoso.

In linea generale (poiché le regole possono variare da comune a comune), separiamo:

  • plastica essenzialmente imballaggi, flaconi, bottiglie (non cd, giocattoli, occhiali, lamette);
  • carta imballaggi, fogli, cartoncini, agende, giornali (non il cartone della pizza sporco);
  • vetro bottiglie, vasetti, barattoli (non occorre togliere l’etichetta, facilmente rimovibile negli impianti preposti). I calici e i piatti rotti non vanno conferiti nel bidone del vetro, bensì nell’indifferenziato;
  • indifferenziato tutto quello che non può essere conferito nelle categorie sopra indicate (pannolini, assorbenti, fazzoletti sporchi, lenti a contatto, scontrini, stoffa e, se non c’è l’apposito bidone, tetrapak che a seconda delle indicazioni riportate sul prodotto o delle direttive del comune può anche essere conferito nella carta);
  • alluminio lattine, scatole, bombolette spray (vuote!), spesso raccolto insieme a plastica o vetro.

Rifiuti elettronici, elettrodomestici e altri rifiuti ingombranti vanno invece portati in centri appositi, le cosiddette isole ecologiche. Nel 2022 il materiale più riciclato è stato la carta, seguita da vetro, legno, plastica, acciaio e alluminio.

In Germania

Nelle grandi città ogni condominio ha i suoi cassonetti, che vengono svuotati dai servizi di nettezza urbana a cadenza settimanale, mentre nei centri più piccoli bisogna conferire i rifiuti presso i centri di raccolta. Il padrone di casa può emettere una nota di richiamo se non si differenziano correttamente i rifiuti e si rischia di incorrere in multe molto salate se le violazioni si ripetono (e con forti sguardi di disapprovazione da parte dei vicini).

Sempre in linea di massima, in Germania si separano:

  • Wertstoffe, “materiali riciclabili” (cassonetto giallo) qui si gettano gli imballaggi leggeri, come quelli di plastica o di alluminio;
  • Papier, “carta” (cassonetto verde o blu) qui vanno carta e cartone, purché abbastanza puliti;
  • Restmüll, “indifferenziato” (cassonetto nero) rifiuti non riciclabili, come carta e cartone particolarmente sporchi, e tutto quello che non può esser conferito negli altri cassonetti;
  • Bioabfälle, “rifiuti organici” (cassonetto marrone) avanzi di cibo, bucce, fondi di caffè, fiori;
  • Glas, “vetro” se non costituisce vuoto a rendere (vedi sotto), va separato in base al colore: bianco, verde e marrone (se di altro colore va di solito nel cassonetto verde).

I rifiuti elettronici e ingombranti vanno anche portati in appositi centri di raccolta.

Crediti: ilmitte.com; https://ilmitte.com/2021/06/come-funziona-la-raccolta-differenziata-in-germania/

La principale differenza finora è quindi l’assenza, in Germania, di un cassonetto apposito per la plastica e la suddivisione del vetro in base al colore. Lo scarto principale tra Italia e Germania risiede, però, nella presenza del Pfand, il vuoto a rendere.

L’ingegnoso sistema tedesco del “Pfand”

Chi ha viaggiato o ha vissuto per un po’ in Germania ha avuto modo di scoprire questo incredibile sistema volto al riciclo. Il punto di partenza di questo ciclo virtuoso (legiferato dal 1991 e attualmente regolato da una legge del 2006), è il supermercato, dove si compra una bottiglia (di vetro o di plastica) oppure una lattina di acqua, succo o birra. Sullo scaffale non viene riportato solo il prezzo del prodotto ma anche quello del Pfand. Una volta consumato il contenuto della bottiglia, questa si può riportare in un qualsiasi supermercato: qui la bottiglia va inserita in un’apposita macchina dove viene letto il codice a barre per registrare il reso. Si riceve quindi uno scontrino che, se presentato alla cassa, permette di usufruire di uno sconto sulla spesa. Quando si compra una bottiglia si paga quindi anche il prezzo della cauzione, che viene restituito al momento del reso cifra che va dagli 8 ai 25 centesimi. Insomma, un modo intelligente e ingegnoso per spronare i cittadini al riciclo. È poi buona usanza, al termine di una serata, lasciare le bottiglie di birra vuote vicino ai cassonetti; infatti, molte persone senzatetto raccolgono le bottiglie sparse per le strade e riescono a racimolare anche discrete somme (sono i cosiddetti Pfandsammler, netturbini senza coscienza di esserlo). Un modo per aiutare i bisognosi e ripulire allo stesso tempo le strade.

Crediti: lto.de; https://www.lto.de/recht/kurioses/k/ag-koeln-pfandautomat-flasche-44000-euro-betrug-10-monate-bewaehrung/

Quello che pochi sanno è che anche in Italia esisteva il vuoto a rendere: introdotto negli anni Sessanta, fu gradualmente messo da parte per via del boom economico e del ricorso all’usa e getta. Tuttavia è una pratica che andrebbe gradualmente reintrodotta, perché favorisce il senso civico e il riciclo. L’Articolo 44 della proposta di Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (Ppwr) richiede, infatti, agli stati membri di istituire sistemi di deposito cauzionale e restituzione per bottiglie di plastica e contenitori monouso entro l’1 gennaio 2029. Insomma, la via è tracciata, basta mettersi in cammino.

Anna Gribaudo

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