L’Impero Bizantino e Game of Thrones

Se vi dicessi che è esistito un Impero nato intorno al IV d.C. e crollato nel 1453, cosa vi verrebbe in mente? Forse pensereste a qualche regno medio-orientale come quello Persiano o Ottomano. E se aggiungessi che l’Imperatore era considerato “Dio sceso in terra” e che il palazzo era sfarzoso come la reggia di Dorne?

I riferimenti a Game of Thrones non saranno pochi: avete presente quegli intrighi di corte tipici di Westeros? Ecco, non erano per niente nuovi all’Impero Bizantino.

Nato ufficialmente con la rifondazione di Bisanzio voluta da Costantino, l’Impero Bizantino si caratterizzò per essere l’erede di ciò che rimase dell’Impero Romano al collasso del 476. È il famoso impero a cui Odoacre mandò le insegne imperiali dopo aver deposto Romolo Augustolo, l’ultimo effettivo imperatore d’Occidente; questo perché ormai l’unico imperatore era chi sedeva sul trono di Costantinopoli. E mentre in Occidente nascevano i vari regni dei Franchi, dei Longobardi e dei Visigoti, in Oriente la cultura e l’identità romana veniva portata avanti da coloro che erano ancora a tutti gli effetti “romani”.  Tuttavia, a partire dal VI secolo molti aspetti cambiarono e l’Impero iniziò a prendere altre sembianze, una su tutte la lingua: il greco (bizantino, frutto della famosa koiné linguistica voluta da Alessandro Magno) divenne la lingua principale e soppiantò il latino. Questo non vuol dire che sparì del tutto, ma da lingua parlata divenne conosciuta solo a chi poteva permettersi di studiarla per leggere i grandi autori della letteratura latina e della letteratura cristiana. Infatti, i Bizantini erano prima di tutto cristiani e questo elemento non è da poco: se pensate che l’Imperatore veniva venerato come Cristo in terra, la distanza con il re folle si assottiglia. Inoltre, essere bizantini significava soprattutto essere cristiani, tanto che non è mai esistito un vero e proprio teatro bizantino, anche se il dramma liturgico ha avuto un ruolo importante per la storia culturale e sociale. Ciò non significa che a Bisanzio non si “ridesse”, ma che prima di dedicarsi a qualche “otia”, bisognava passare tramite il filtro delle Sacre Scritture e capire se fosse appropriato o meno.

Riferimenti al Trono di Spade e al fanatismo religioso a parte, l’Impero Bizantino ha giocato un ruolo fondamentale nello scacchiere della filologia e della cultura occidentale: se oggi possiamo leggere testi provenienti dal mondo greco e romano è soprattutto grazie ai filologi bizantini che hanno – come si dice in filologia – “sciolto” i manoscritti e reso accessibile il contenuto ai posteri. La minuscola greca, tanto per dirne una, è opera loro. I neumi, cioè le antiche attestazioni musicali che segnavano quando bisognava cambiare tono, sono frutto delle menti bizantine.

Tutto questo sottolinea quanta contraddizione ci fosse in un mondo tanto istruito. A titolo esemplificativo, rispetto al resto dell’Occidente nello stesso periodo, i Bizantini avevano un tasso di alfabetizzazione decisamente più alto, se consideriamo che anche le donne venivano istruite. Certo, non potevano leggere nulla che non fosse legato al Salterio – il libro dei Salmi – perché quel mondo era profondamente misogino e le donne non erano realmente considerate, però ricevevano un’istruzione di base.

Tra le tante dinastie che si sono susseguite al trono, ce n’è una degna di nota: la dinastia dei Comneni.
I Comneni tennero le redini dell’impero tra l’11° e il 12° secolo e sotto un imperatore in particolare, Alessio I Comneno, il regno riuscì a riconquistare territori precedentemente perduti e a far fiorire la cultura. Gli storici, infatti, fanno riferimento a questo periodo come a una rinascita della cultura bizantina dopo i colpi inferti dalle crociate portate avanti dall’Occidente. È durante questo periodo che rifiorisce la letteratura romanzesca erotica – sì, sembra una contraddizione, ma ovviamente nei romanzi non c’erano descrizioni esplicite; più che altro erano racconti di due amanti che dovevano compiere mille peripezie prima di potersi sposare – e la satira, che però avrà successo più avanti.

Nella successione dinastica ci furono tanti giochi di potere. Tanto per dirne uno, la figlia di Alessio I, Anna Comnena, sposò Niceforo Briennio, un generale che si era distinto per le sue doti strategiche e intellettuali; tuttavia, suo nonno fu il responsabile di un colpo di stato ordito contro il precedente imperatore, che venne sedato abilmente dal giovane generale Alessio I, e, anziché essere giustiziato, fu fatto accecare. Anna era la figlia prediletta di Alessio, tanto che fu una delle poche donne bizantine istruite di cui ci siano arrivate opere scritte di loro pugno e sua erede. Tuttavia, questo non bastò per garantirle il trono, che le fu rubato dal fratello Giovanni.

Insomma, cristianesimo, identità greca e romana, misoginia, filologia e tanti colpi di scena: la storia dell’Impero Bizantino è avvincente come una puntata di Game of Thrones.

                                                                                                                                                    Alessandra Tiesi

Fonti e Testi consigliati

Enrico Maltese, Bisanzio tra storia e letteratura, Morcelliana.

Enrico Maltese, Dimensioni bizantine: donne, angeli e demoni nel Medioevo greco, Edizioni dell’Orso.

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