Il carcere dei destini incrociati

Il carcere è il “luogo in cui vengono rinchiuse, per ordine del magistrato o di altre autorità, le persone private della libertà personale.”

La libertà personale è la prima e la più importante tra le cosiddette libertà civili, prevista e tutelata già nella Magna Charta Libertatum del 1215 e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. L’articolo 13 della Costituzione italiana recita “la libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.” Inoltre, secondo il Ministero della Giustizia, la privazione della libertà personale tramite la reclusione in carcere è la pena più diffusa negli ordinamenti contemporanei per i reati di non lieve entità.

In carcere la vita è “perimetrata”, compressa, controllata. La libertà personale viene delimitata in uno spazio ben preciso ed è quindi di libertà fisica di cui parliamo. L’obiettivo delle carceri però deve essere quello di preservare tutte le altre libertà e mantenere uno spiraglio aperto verso la società civile. Secondo l’articolo 27 della Costituzione “la pena deve tendere alla rieducazione del condannato”. Ed è qui che il concetto di riabilitazione incontra il teatro e “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino. Ma in che modo?

“Tempo libero” è il progetto teatrale realizzato nella Casa di Reclusione Spoleto-Maiano dove gli attori teatrali non sono altro che i detenuti stessi. La compagnia teatrale #SIneNOmine, fondata da Giorgio Flamini, coinvolge i detenuti, insieme a persone esterne ed esperti, in spettacoli e attività, portando attraverso il teatro dentro il carcere un riscatto sociale che passa attraverso la cultura, capace di rompere le sbarre e di renderci tutti uguali. In scena, su un palco, non ci sono differenze, se non di ruoli, costumi, battute. Il teatro permette ai detenuti di sentirsi parte di una società da cui sono esclusi, permette l’espressione di sentimenti ed emozioni altrimenti schiacciate da una realtà grigia e soffocante. Nascendo con una funzione sociale e politica, pone al centro i concetti di “identità” e “identificazione”, diventando un percorso per la ricerca della propria identità attraverso l’identificazione da parte dello spettatore, ma anche da parte dell’attore attraverso la recitazione stessa.

Per la realizzazione del progetto “Tempo libero”, Flamini e i suoi collaboratori hanno deciso di partire da un classico di Italo Calvino, “Il castello dei destini incrociati”, breve romanzo cavalleresco che narra la storia di un cavaliere, il quale, uscito da un bosco incantato, si incontra con altri personaggi prima in un castello e poi in una taverna. Tutti questi personaggi però sono muti a causa di un incantesimo e cominciano a narrare le proprie avventure attraverso i tarocchi. A partire dalle stesse carte, si creano storie diverse, infinite possibilità di narrazione e interpretazione.

Le storie si possono costruire e “ricostruire”. Il teatro diventa rieducazione e riabilitazione. Progetti educativi e sociali, che non solo diminuiscono il tasso di recidiva, ma trasformano la pena da mera punizione ad insegnamento e consapevolezza. E più di ogni altra cosa permettono che, così come per i personaggi di Calvino, anche per chi sconta una pena le carte in tavola possano cambiare, creare una nuova storia, un nuovo futuro.

Lorenza Re

Fonte immagine in evidenza: https://www.puntozip.net/raiplay-da-oggi-in-esclusiva-tempo-libero-il-documentario-che-racconta-lattivita-teatrale-dei-detenuti-della-casa-di-reclusione-spoleto-maiano/

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