Da qualche anno a questa parte il viaggio spaziale è diventato centro focale di aziende aereospaziali gestite e finanziate da privati. Ce l’hanno dimostrato i più noti imprenditori degli ultimi anni – forse qualcuno ricorderà la vicenda del razzo New Shepard, che nel 2021 era decollato con a bordo il miliardario Jeff Bezos e William Shatner, noto per il suo ruolo in Star Treck, o dei visionari piani di Elon Musk, che più volte ha ribadito di voler addirittura creare una colonia su Marte– che peraltro non smettono di investire in aziende come Blue Origin, Virgin Galactic e Space Adventures.
Il prossimo viaggio, programmato dell’azienda statunitense SpaceX, è previsto proprio per aprile 2024. Non solo: la missione, denominata Polaris Dawn, si tratterebbe della prima «passeggiata spaziale» privata e spianerebbe il terreno per una pluralità di missioni future il cui focus è l’attività umana nello spazio.

Ma in che cosa consiste il viaggio? Fatta eccezione per il comandante Jared Isaacman – anche principale finanziatore del progetto, l’equipaggio sarà composto da altri tre astronauti privati: Sarah Gillis, Anna Menon e Scott Poteet. L’obiettivo è anche quello di testare la prima attività extraveicolare di natura commerciale, consentendo alla crew di prendere parte alla prima passeggiata spaziale. Per fare ciò SpaceX testerà EVA, una nuova tuta ideata per le attività extraveicolari: se il modello dovesse dimostrarsi ottimale, potrebbe infatti venire utilizzato per la costruzione di basi sulla Luna e su altri pianeti come Marte. Prospettive che sembrano oggi fantascientifiche, almeno fino a che non si realizza che la NASA prevede un futuro allunaggio nel 2027, con la missione Artemis 3.
Si prevede dunque un sostanziale incremento della presenza umana nello spazio, che con la propria attività affiancherà il massiccio numero di sonde, satelliti e telescopi già presenti in orbita da diversi decenni. Insomma, se le tute EVA si dimostrassero all’altezza delle attuali ambizioni, i metodi di ricerca aereospaziale potrebbero subire una svolta senza precedenti.
Polaris Dawn altro non è che la prima fase del più ampio programma privato Polaris, volto sì a condurre ricerche scientifiche, ma anche a testare la possibilità di creare un turismo spaziale concreto e fattibile. A dimostrare l’impegno di SpaceX per la ricerca sono i ben trentotto esperimenti che verranno condotti a bordo, tra cui quello che mirerebbe potenziare l’orbita del telescopio spaziale Hubble, aprendo così una eventuale collaborazione tra l’azienda SpaceX e la NASA. Quest’ultima è appunto solo una possibilità, ma si tratta comunque di un segnale chiaro: la ricerca nell’ambito aereospaziale è sempre più aperta ai contributi di privati, tanto che la NASA stessa ha creato un appalto per affidare all’agenzia migliore il compito di potenziale l’Hubble.
Tra le altre cose, SpaceX inoltre mira a spingere la navicella ad un’altitudine di almeno 1400 kilometri – per intenderci, un livello impareggiato dal 1972, con la missione Apollo 17 – e ad attraversare parte della fascia di radiazioni di Van Alle, in modo da testare più puntualmente gli effetti delle radiazioni sull’equipaggio di un volo spaziale.

Agli inizi di febbraio il principale finanziatore della missione Jared Isaacman, nonché comandante della missione stessa, aveva annunciato che il lancio sarebbe stato previsto per il mese di aprile. Su X aveva anche aggiunto, nel modo più cauto possibile, che la natura della missione avrebbe potuto richiedere ulteriori posticipazioni – originariamente Polaris Down era stata programmata per il quarto trimestre del 2022. E così è stato, infatti, considerato che fonti ufficiali hanno dichiarato un ulteriore slittamento «non prima dell’estate 2024» senza fornire una data precisa. Sono proprio le tute EVA ad aver causato la posticipazione della missione: essendo così diverse da quelle utilizzate sinora – si parla dei modelli cosiddetti IVA – nel corso del tempo hanno dovuto subire svariate modifiche in termini di vestibilità, ridondanza del supporto vitale e di riduzione dall’abbagliamento del Sole, così da offrire una più alta resistenza ai detriti spaziali. Un passaggio, insomma, estremamente delicato e complesso che però costituisce il fulcro della missione intera.
Fonte immagini: Polaris Dawn, John Kraus
Rebecca Isabel Siri
