Sono ormai diverse settimane che migliaia di studenti ateniesi, sia scendendo in piazza che occupando diversi atenei, manifestano contro la riforma dell’università. Si tratta di una delle misure più importanti del governo di centrodestra del primo ministro Mitsotakis, vincitore delle ultime elezioni nazionali. Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2024 il Parlamento greco è riuscito ad approvare la riforma, ufficializzando un provvedimento considerato fino a poco prima un infrangibile tabù.
Ma cosa comporta questa riforma, e perché gli studenti si oppongono?
In Grecia l’istruzione superiore privata esisteva già (grazie ad accordi di franchising con università estere), ma con la nuova legge verranno equiparati i diplomi di questi istituti ai diplomi delle università pubbliche. Inoltre, le università straniere saranno autorizzate ad aprire delle filiali nel paese beneficiando dello status di no-profit, pur facendo pagare le tasse universitarie.
Il governo difende la legge sostenendo che servirà a far rimanere in Grecia migliaia di studenti che ogni anno lasciano il paese per andare a studiare all’estero, in cerca di un’istruzione migliore. Un’altra motivazione supportata dai parlamentari è quella dell’aumento del livello di istruzione per i cittadini greci, grazie all’arrivo delle università private. Una maggiore qualità degli insegnamenti dovrebbe quindi attrarre i futuri studenti, convincendoli a restare in patria e ad aiutare la crescita della Grecia.

“Dobbiamo dire un sonoro sì a questa misura (…) come garanzia di una maggiore libertà e di un maggiore accesso alla conoscenza per tutti gli studenti greci”, ha dichiarato Mitsotakis prima del voto. Si trattano di affermazioni paradossali però, se confrontate con la realtà. I finanziamenti delle università pubbliche verranno ulteriormente ridotti, incancrenendo una situazione già critica da molto tempo. A seguito della crisi finanziaria del 2008 e della conseguente politica di austerity, la Grecia ha tagliato una grande parte dei finanziamenti pubblici, inclusi quelli per l’istruzione. Nel 2022, secondo l’Eurostat, il paese ha investito il 3,8% del PIL per l’istruzione; solo la Romania e l’Irlanda hanno speso meno in Europa.
Il progressivo disinvestimento nell’istruzione pubblica porterà a una conseguente svalutazione dei diplomi pubblici e a un accesso limitato all’università, sostengono i manifestanti. Chi avrà le possibilità economiche per poter pagare le rette potrà ottenere un titolo molto più facilmente, mentre il nuovo sistema escluderà la parte della cittadinanza che non potrà permettersi dei costi più elevati. I partiti dell’opposizione si sono schierati contro il disegno di legge, sostenendo che violi la Costituzione e che potrebbe creare un sistema a due livelli per gli studenti.
All‘articolo 16 della Costituzione, infatti, è specificato: “4) Tutti i Greci hanno diritto all’insegnamento gratuito, ad ogni livello, negli istituti scolastici dello Stato. Lo Stato aiuta gli studenti meritevoli e quelli che hanno bisogno di assistenza o di protezione particolare, in relazione alle loro capacità.”
E poi il passaggio che riguarda specificatamente l’istruzione privata, al paragrafo 8: “La fondazione di istituti di insegnamento universitario da parte di persone private è proibita.”
L’articolo è da sempre oggetto di aspri dibattiti, sia interni alle università che in politica. C’è chi sostiene che sia una pericolosa restrizione alla crescente domanda di istruzione dei giovani e chi invece rivendica la legittimità democratica dell’articolo. Sicuramente nelle prossime settimane si tornerà a discutere di questo problema, fondamentale per dare validità definitiva alla legge.

La privatizzazione del settore pubblico è un tema che riguarda tutti, perché viene ciclicamente proposto in molti altri paesi oltre alla Grecia. Le criticità sono sempre le stesse; in primis la svalutazione dei servizi dello stato, che dovrebbero fornire garanzie di qualità e uguaglianza ai cittadini. Basta pensare alla sanità in Italia: la perenne carenza di medici e infermieri e la difficoltà dei cittadini a prenotare degli esami approfonditi senza aspettare mesi o addirittura anni sono emergenze causate anche da un grosso disinvestimento nel pubblico.
Pensare di risolvere ogni problema affidando i servizi essenziali ai privati è però illusorio, oltre che ingannevole. Forse, se si investisse di più in ciò che si ha già a disposizione, si potrebbero correggere diversi problemi senza privilegiare pochi cittadini a discapito di molti altri.
La Grecia ha fatto una scelta; bisognerà vedere se sarà stata quella giusta.
Fonte immagine in evidenza: euronews.com
Fabrizio Mogni
