Pompei. Il nuovo progetto di riprogettazione archeo-urbanistica dal valore di 100 milioni di euro

Pompei sarà al centro di un progetto di riprogettazione archeo-urbanistica da 100 milioni di euro: a confermarlo è stato proprio il direttore del Parco archeologico Gabriel Zuchtriegel che, in occasione della conferenza stampa relativa agli ultimi scavi presso la casa di Leda, ha affermato che quello che si sta attraversando è un momento cruciale per il sito.
«Siamo ora in una fase nella quale dobbiamo navigare verso nuovi orizzonti: abbiamo messo alla base del nostro lavoro in questo senso un approccio di urbanistica, applicata a una città archeologica»

Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei

L’idea fondante è quella di passare da un approccio prettamente archeologico a uno «archeo-urbanistico» ove alla ricerca storica si affiancano i concetti più moderni di sociologia e urbanistica per restituire al pubblico un parco rinnovato e contemporaneo. L’obiettivo è proprio questo: trasformare i resti di Pompei in una vera e propria città contemporanea, un parco archeologico diffuso capace di inglobare al suo interno i servizi più disparati tra cui poli espositivi, depositi, trasporti e ristorazione, aree verdi, agricoltura archeologica, e spazi dedicati ai bambini.

Quello di cui Zuchtriegel si fa capofila è un progetto pionieristico che vede un ribaltamento nelle pratiche di gestione del patrimonio culturale: da semplice — e sacrosanta — attività di tutela ci si muove progressivamente verso un approccio di valorizzazione attiva e comunitaria, dove il reperto non è solo più oggetto di conoscenza ma parte integrante del territorio, un soggetto attivo e moderno che può ancora restituire molto alla propria comunità. Il nuovo parco, parte del cosiddetto Grande Progetto, dovrebbe inoltre inglobare anche le zone limitrofe a Pompei, come dice il direttore: «pensiamo alle due Pompei, quella antica e quella moderna, e anche a Scafati, Torre Annunziata, Boscoreale, Castellammare di Stabia, Terzigno, Lettere, Poggiomarino e a tutto il territorio, come un’unica realtà dal punto di vista archeologico e urbanistico. Come la città antica era parte di un paesaggio culturale, anche oggi non ci dovrebbero essere confini rigidi tra dentro e fuori».


In fase embrionale sono i lavori per creare una buffer zone comprendente undici comuni — iniziativa approvata dall’UNESCO nel 2023 — strumentale alla creazione di un parco diffuso sul territorio. Oltre ai 28 cantieri già attivi, infatti, si prospetta la messa a punto di altri 11 di restauro e messa in sicurezza per poter rigenerare il Parco archeologico: gli scavi attuali, che coprono un’area di circa 9000 metri quadrati, sono i più vasti a essere avviati da almeno una settantina d’anni.
L’idea, tanto innovativa quanto coraggiosa, implica una mole di lavoro non indifferente. A tal proposito sono stati stanziati 100 milioni di euro per la riprogettazione archeo-urbanistica: di questi, 75 milioni sono finanziamenti straordinari per la realizzazione del progetto.
Non è un caso che il sito di Pompei sia stato inserito, sotto spinta del ministro della Cultura Sangiuliano, nel bilancio italiano del 2024. Lo ricorda lo stesso Zuchtriegel, che aggiunge: «la nostra politica come è noto non è quella di scavare a ogni costo, tutto ciò che è scavato deve essere restaurato, tutelato e reso accessibile per i prossimi 100 anni e oltre. Il vero costo non è lo scavo ma la manutenzione e la tutela: in questo vogliamo diventare sempre migliori».

Si prospetta di procedere secondo il metodo dello scavo cosiddetto stratigrafico: durante i lavori si porrà pari attenzione alla tutela e al restauro del patrimonio già emerso.
Ne consegue dunque che il progetto non solo sia un modo per approfondire le attuali conoscenze circa il sito pompeiano e lo stile di vita dei suoi cittadini, ma che l’approccio utilizzato permetterà parimenti di valorizzare i reperti attuali in un’ottica di tutela culturale e promozione turistica.

Affresco rappresentante il mito di Frisco e Elle, emerso grazie agli ultimi scavi

Un’impresa che sì, si prospetta colossale, ma che potrebbe costituire un nuovo modello di gestione dei siti archeologici italiani. Gli scavi già avviati, del resto, hanno portato alla luce nuovi reperti, tra cui un affresco raffigurante il mito di Frisco e Elle nell’abitazione a Sud della già citata casa di Leda, che costituisce uno degli attuali cantieri. Secondo il direttore del parco l’affresco si trova «in ottimo stato di conservazione […] C’è l’ipotesi che sia stato realizzato della stessa bottega attiva nella casa di Leda, o forse una committenza unica.»

Crediti immagini: Classic cult, Il Giornale dell’Arte, beniculturali.it, Stabiachannel

Rebecca Isabel Siri

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