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La Seconda Guerra Mondiale fu uno dei capitoli più tragici della storia dell’umanità e il suo epilogo rappresentò una sconfitta senza precedenti, in quanto rese evidenti gli effetti negativi del progresso scientifico incontrollato e volto alla distruzione.
Nell’agosto del 1945, a distanza di tre giorni, furono sganciate le bombe atomiche “Little Boy” e “Fat man” su Hiroshima e Nagasaki, che rasero al suolo le città e causarono circa 250.000 vittime, alcune delle quali morirono a distanza di mesi per via delle radiazioni.
Le due esplosioni, secondo gli storici, segnarono l’inizio della Guerra Fredda, un periodo caratterizzato da una paranoia diffusa, legata al pericolo di una guerra nucleare, che di fatto non si verificò.
Oggi, trascorsi 79 anni dagli eventi di Hiroshima e Nagasaki, e 33 dal crollo dell’URSS (che segnò la fine della Guerra Fredda), dati i conflitti aperti e l’instabilità politica internazionale, ci troviamo di fronte al rischio che la storia si ripeta. Pertanto occorre assumere consapevolezza e riesaminare quanto accaduto, domandandosi quali sarebbero le conseguenze di una guerra nucleare, alla luce del progressivo sviluppo nella progettazione di armi atomiche che ha contraddistinto gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.
Ѐ possibile fornire una risposta a partire dallo studio condotto dagli scienziati del Center for Computation and Technology dell’Università della Louisiana, che hanno simulato virtualmente l’impatto di un ipotetico conflitto nucleare sull’ambiente, in particolare sul clima terrestre, sugli oceani e sugli esseri viventi.
In primo luogo dobbiamo considerare l’odierna esistenza di circa 12.512 testate atomiche in tutto il mondo, tenendo conto che si tratta di un dato che si basa su stime, dichiarazioni pubbliche e fughe di notizie, poiché il numero esatto è segreto di Stato, eccezion fatta per Russia e USA, che devono sottoporre periodicamente i propri arsenali nucleari a ispezioni pubbliche. I due paesi detengono il 90% delle testate mondiali, mentre gli altri Stati in possesso di armi atomiche, in particolare Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord (in ordine decrescente di testate) dispongono di un arsenale di minore portata.
Lo studio citato, ipotizzando un conflitto limitato ad Alleanza Atlantica e Russia, dichiara che le vittime dirette ammonterebbero ad una cifra compresa tra i 25 e i 50 milioni di persone e che le prime conseguenze a cui si andrebbe incontro sarebbero l’inabitabilità delle città, l’impraticabilità delle reti di trasporto e la distruzione di infrastrutture mediche, finanziarie ed energetiche, cioè dei servizi di base di cui usufruiamo quotidianamente.
Dal punto di vista climatico, si verificherebbe il fenomeno che prende il nome di “inverno nucleare”: le esplosioni determinerebbero l’accumulo di enormi quantità di fuliggine sospesa nell’atmosfera, che ostacolerebbe il passaggio di parte dei raggi solari diretti verso la Terra; ciò causerebbe un raffreddamento prolungato del pianeta e un drastico calo delle temperature. Le emissioni di fuliggine radioattiva, inoltre, ridurrebbero lo strato di ozono, con il conseguente aumento di radiazioni ultraviolette non filtrate che raggiungerebbero la Terra, nonostante il calo di luce. Nello specifico, il fumo prodotto dalle esplosioni riscalderebbe la stratosfera, causando l’accelerazione dei cicli di reazione catalitica, i quali rappresentano uno dei maggiori fattori di distruzione delle molecole di ozono.
Nell’eventualità di un ”inverno nucleare”, anche gli oceani subirebbero un enorme danno, poiché si registrerebbe, a distanza di quattro anni dalla guerra, un abbassamento di 6 °C a 100 metri di profondità, per via della mancata esposizione delle superfici marine ai raggi solari.
Il ghiaccio artico si estenderebbe del 50% rispetto ad oggi: si tratta di un fenomeno che i ricercatori hanno definito “Nuclear Little Ice Age”, che causerebbe un abbassamento delle temperature maggiore di quello verificatosi nel corso dell’ultima età glaciale non indotta dall’uomo.
In caso di mancato assorbimento della luce solare da parte della superficie del mare, il fitoplancton, cioè l’insieme degli organismi autotrofi alla base della catena biologica, non riuscirebbe a convertire le radiazioni solare in energia utile a svolgere i processi di fotosintesi, attraverso cui assorbe anidride carbonica e produce ossigeno e carbonio organico, indispensabile per il metabolismo di esseri umani e specie animali, in quanto fornisce energia e nutrienti.
Le conseguenze sarebbero negative innanzitutto per gli organismi marini, poiché si assisterebbe ad una drastica diminuzione delle popolazioni di pesce, molluschi e crostacei, e più in generale, la biomassa globale diminuirebbe del 20% nei primi due anni dalle esplosioni, in modo direttamente proporzionale alla scomparsa del fitoplancton.
Pur non soffermandoci direttamente sui danni che subirebbero gli esseri umani a seguito di un conflitto nucleare su larga scala, risultano facilmente deducibili le immediate (e non) ricadute del disastro ambientale che esso determinerebbe.
È anzi opportuno che, di fronte all’evidenza dei sopracitati eventi del passato e all’ipotesi di quelli futuri, accanto alla riflessione sull’inviolabilità della vita umana, si riconosca una responsabilità anche nei confronti degli altri viventi e della natura nel suo complesso.
É in questi termini che si possono reinterpretare le parole scritte dal filosofo britannico Bertrand Russell in una dichiarazione in favore del disarmo nucleare, presentata nel 1955 a Londra e promossa insieme al noto scienziato tedesco Albert Einstein: [..] Ci attende, se sapremo scegliere, un continuo progresso di felicità, conoscenza e saggezza. Dovremmo invece scegliere la morte, perché non riusciamo a rinunciare alle nostre liti? Facciamo un appello come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Se riuscirete a farlo si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; se non ci riuscirete, si spalancherà dinanzi a voi il rischio di un’estinzione totale. (“Il manifesto Russell-Einstein”, 1955)
Gaia Romano
Crediti immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/photos/bomba-atomica-nuvola-a-fungo-1011738/
