La geopolitica di Dune – una guida per capirci qualcosa

Il primo libro del ciclo di Dune ha visto, oltre a una miniserie del 2000, due adattamenti cinematografici. Uno di David Lynch, nel 1984 (piuttosto sfortunato, malgrado la colonna sonora dei Toto e gli effetti speciali di Carlo Rambaldi) e uno che tutti ormai conoscono, quello di Denis Villeneuve, tra il 2021 e il 2024. Grande riscontro del pubblico, ma sui social – e anche nella vita vera – fioccano legittime domande: cos’è il Landsraad? Che ruolo hanno le Grandi Case? Perché è importante la Gilda?

L’imperatore padishah Shaddam IV della Casa di Corrino, interpretato da Christopher Walken. Cortesia di Vanity Fair.
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Al vertice dell’impero c’è, ovviamente, l’imperatore padishah. Questo termine sarà sconosciuto ai più, ma era un importante attributo dei re di Persia e poi dei sultani ottomani; il suo significato è “re dei re” e delinea subito la struttura istituzionale di Dune: una monarchia assoluta di tipo feudale. Egli governa con l’ausilio del Landsraad (letteralmente “Consiglio delle terre”), la Dieta imperiale in cui siedono i rappresentanti delle Grandi Case, ossia le famiglie nobili che amministrano le varie parti dell’impero, assegnate loro proprio da Sua Maestà, che in caso di gravi reati può anche bandirle. Risulta chiaro come mai ci siano così tanti giochi politici nell’universo conosciuto, se poi a ciò si aggiunge che ogni Casa ha a disposizione delle armi atomiche è ovvio che serva un notevole grado di controllo. L’imperatore lo esercita tramite i suoi guerrieri Sardaukar, combattenti temibili fedeli a lui solo, che hanno la nomea di essere i migliori del cosmo. Naturalmente, non possono sconfiggere tutte le Case, ove mai si alleassero tra loro, ed ecco un ulteriore spiegazione di tutti gli intrighi che si vedono nel libro e nei film.

Stemmi ipotetici delle Grandi Case. Cortesia della Dune Wiki.
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Come si viaggia nello spazio? Bisogna passare obbligatoriamente dalla Gilda spaziale, che ha il monopolio della navigazione, assegnatogli direttamente dall’imperatore, benché si tratti di un privilegio obbligato: solo i navigatori della Gilda, infatti, sanno usare la spezia (che in realtà si chiama melange) prodotta su Arrakis. Si tratta di un’istituzione così importante che gli anni, in Dune, si contano “prima della fondazione” e “dopo la fondazione della Gilda” (before Guild e after Guild). La Gilda è posseduta al 100% dal CHOAM, la compagnia mercantile dell’impero, di cui ogni Casa possiede una percentuale. Visti gli interessi commerciali e finanziari di ogni singola Casa, quindi, non stupisce che il melange sia la sostanza più preziosa dell’universo. Va tenuto anche in considerazione che allunga la vita e che sa di cinnamomo, difatti il suo uso originario era alimentare.

E le Bene Gesserit, che sembrano le grandi burattinaie di questo cosmo così complesso? Be’, sono in effetti dietro parecchie scelte e azioni che si compiono nella storia. Sono mistiche, profonde studiose di biologia, genetica, filosofia e religione, con un solo scopo: incrociare le linee genetiche per dare alla luce il Kwisatz Haderach (colui che può essere in più posti contemporaneamente), vero e proprio Messia. Per farlo, non esitano a concedersi a ogni genere di manovra, dunque sono assai temute e rispettate, anche perché sono in grado di imporre a chiunque di fare ciò che vogliono, con la Voce, e di leggere la mente. Un notevole ago della bilancia, in un mondo così legato a strutture sociali tanto vecchie e arretrate. A tal proposito, molti hanno notato come non ci siano computer, nel mondo di Dune. Si può dire non servano, visto che a fare i calcoli sono i Mentat, calcolatori umani addestrati a contare a mente (avete presente Thufir, interpretato in Dune del 2021 da Stephen McKinley Handerson?).

Thufir Hawat, Mentat degli Atreides. Il labbro è macchiato di succo di Sapho, che amplia le facoltà mentali. Cortesia di Game Rant. https://static0.gamerantimages.com/wordpress/wp-content/uploads/2023/10/collage-maker-28-oct-2023-01-45-pm-6008.jpg

Insomma, quello che risulta da questa breve guida è che l’universo conosciuto è un mondo oscurantista, buio, che si regge su vecchie convenzioni e su sistemi che al giorno d’oggi si associano al medioevo, ma forse è proprio questo che concorre a creare il fascino dei racconti di Frank Herbert (oltre allo spiccato ecologismo, che non va mai fuori moda). L’ambientazione è nel futuro, sì, ma è un futuro lontano, bizzarro, poco attraente e quasi fantasy. È una storia unica, nel bene e nel male, che sicuramente continuerà ad affascinare anche negli anni a venire.

Vincenzo Ferreri Mastrocinque

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