Il fatto non sussiste: il 19 aprile il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Trapani ha prosciolto gli operatori umanitari indagati per il caso Iuventa, mettendo fine dopo sette anni a uno dei più importanti scenari di criminalizzazione del soccorso in mare; a febbraio la procura aveva presentato richiesta di non luogo a procedere.
Il 2 agosto 2017 la Iuventa, appartenente alla ONG tedesca Jugend Rettet (“La gioventù salva”), era stata scortata dalla guardia costiera fino a Lampedusa e lì perquisita e sequestrata, mentre l’equipaggio era stato interrogato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: nelle ore successive era emerso come questo fosse l’atto finale di una indagine che proseguiva da quasi un anno.
Erano i giorni del codice di condotta per la ONG, una misura proposta dall’Italia (il ministro dell’Interno era Marco Minniti) e approvata da diversi organismi europei nel quadro di una richiesta di aiuto per la gestione dei flussi migratori, fortemente criticata da alcune delle organizzazioni attive nel Mediterraneo — sia per motivi relativi ai propri ordinamenti interni, in particolare in riferimento al dover accettare agenti armati a bordo; sia per norme che avrebbero ostacolato la creazione di una rete di soccorsi e, in particolare, vietato di trasferire i naufraghi da una nave all’altra, rendendo più difficoltoso operare alle navi di dimensioni minori; sia per via dei principi alla base del documento, come la collaborazione con la Libia — tra le quali proprio Jugend Rettet, che si era rifiutata di firmarlo.
Le indagini, che hanno portato a un’udienza preliminare nel 2022 per ventuno persone appartenenti non solo al gruppo tedesco, ma anche a Medici Senza Frontiere e a Save the Children, erano iniziate dalle denunce di due dipendenti di una società di sicurezza privata impiegati su una nave operata da Save the Children, la Vos Hestia (e assunti per questo compito non dall’organizzazione, ma dalla società armatrice proprietaria della nave): a detta loro queste organizzazioni avrebbero avuto rapporti con i trafficanti e operato, come dichiarato nel 2017 da Cartosio, procuratore aggiunto di Trapani “non a fronte della sussistenza di un imminente pericolo di vita”, ma sostanzialmente come, per usare un’espressione che ha guadagnato popolarità proprio nel 2017, “taxi del mare”. Pochi mesi prima del sequestro della Iuventa, la polizia aveva anche infiltrato un agente sotto copertura a bordo della Vos Hestia, in una delle prime azioni di un’indagine che aveva in seguito previsto anche l’intercettazione di molti giornalisti (tra i quali Francesca Mannocchi, Nello Scavo e Sergio Scandura), nonostante nessuno fosse indagato, e che era per questo stata duramente criticata dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana.
Una delle accuse fondanti del processo, quella di aver restituito — lasciandole alla deriva invece di affondarle — alcune imbarcazioni ai trafficanti dopo averne portato a bordo i passeggeri, era stata dimostrata falsa già nel 2018 da Forensic Architecture, un gruppo di ricerca dell’università londinese Goldsmiths.
La Iuventa dopo il sequestro era stata trasferita a Trapani dove, sotto la custodia della capitaneria di porto, si è lentamente corrosa e ha subito incursioni e furti di attrezzatura. Nel dicembre del 2022 il giudice per le indagini preliminari ha decretato che le condizioni della nave dovessero essere riportate a quelle precedenti al sequestro: da allora è stata tirata fuori dall’acqua, ma l’incaricato dei lavori ha stimato che per riportarla in condizioni idonee alla navigazione siano necessari 500.000 euro.
Nonostante la sua importanza (è stato il primo processo italiano contro una ONG attiva nel Mediterraneo ad arrivare all’udienza preliminare) la risoluzione della vicenda di Jugend Rettet, come fatto notare dal giornalista Sergio Scandura su X (ex Twitter), ha trovato, a differenza del suo inizio, molta poca risonanza sui quotidiani nazionali: se il 3 agosto 2017 La Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera vi avevano dedicato la prima pagina, con titoli perentori che parlavano di “complici dei trafficanti” e “patti tra ONG e scafisti”, il 20 aprile 2024 su due di questi giornali lo spazio dedicato in copertina alla caduta delle accuse è stato di molto minore, e sul terzo, La Repubblica, totalmente assente.
Virginia Platini

Una brutta pagina. Si è chiusa finalmente. Il mare comunque ha le sue leggi e se non piacciono a taluni stavolta se ne faranno una ragione
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