Nina Gaia è l’autrice del libro Amore e rinascita di una donna transgender e in quest’intervista abbiamo sviscerato tutto ciò che c’è dietro la scrittura di un libro e delle diverse tematiche che emergono durante la lettura.
Com’è nato il libro?
“Il libro è nato in una maniera abbastanza spontanea: si sono create delle situazioni che mi hanno agevolata in questo, perché mi è sempre piaciuta l’idea di scrivere. Il libro si è presentato naturalmente, avevo iniziato a scrivere delle frasi – quelle presenti in esergo nei capitoli – poi pubblicate sul mio profilo Instagram “Love Chaos”, da cui è nato tutto, che hanno preso un po’ più di spazio e sono diventate un libro. Avevo bisogno di raccontare la mia storia; nel libro ci sono diversi aneddoti che riguardano quelli di una donna transgender, o meglio, il tipo di situazione che una donna transgender può incontrare nel momento in cui si mette su una “piazza” tipo Tinder, un’applicazione che, per quanto si sia evoluta, tende a mettere in contatto principalmente uomini e donne. Ciò che ha fatto scattare la scrittura è stato elaborare la mia separazione da questo ragazzo, che non è stata solo la separazione di un uomo da una donna, ma quella tra un uomo e una donna transgender, che a fatica ha trovato una persona che sembrava averla vista per quello che è. Non è così scontato che un uomo ci veda in maniera trasparente per quello che siamo, ci sono sempre una serie di pensieri non proprio limpidi dietro una realtà che è innocente. Questa necessità di raccontare il dolore e le ingiustizie ha fatto nascere il libro”
Il tuo libro è stato autopubblicato. Perché questa scelta?
“Premetto che sono una persona molto indipendente, mi piace l’idea di poter gestire tutto, mi piace l’idea di avere l’ultima parola su ogni cosa e l’autopubblicazione ti consente questo: puoi scegliere il titolo, la copertina, la quarta di copertina e così via. Mi ero rivolta a una consulente editoriale che lavora con più case editrici perché avevo pensato di passare tramite queste ultime, ma il mio libro risultava troppo corto; eppure era pronto e andava pubblicato a breve termine, altrimenti avrebbe necessitato di integrazioni successive. Il libro indipendente è bello perché ti dà tanta soddisfazione, sebbene sia un po’ frustrante perché hai fatto tanto lavoro da sola e poi il libro non lo trovi da nessuna parte.”
Sicuramente passare per una casa editrice ha anche i suoi svantaggi, considerando i cambiamenti testuali che possono venire apportati e non solo. Leggendo il libro mi sono accorta che hai utilizzato una scrittura diretta, come se lettori e lettrici fossero davanti a te. È voluto?
“Assolutamente sì. Questo libro l’ho scritto come se mi fossi voluta mettere a nudo e parlare ai lettori e alle lettrici in modo diretto, anche per empatizzare: ciò che descrivo nel libro, soprattutto per il tipo di sofferenza, riguarda tutte le persone che abbiano una certa sensibilità e una voglia di appartenere a un’altra persona. Spesso si sminuisce la sofferenza in ambito sentimentale, eppure è qualcosa che, a volte, riesce a smuovere il senso intero della nostra esistenza.”
Nel libro parli di percorsi spirituali: che cosa intendi?
“Tutto il libro ha un sottofondo di spiritualità, un amore più grande, che non è solo quello che può arrivare da un’altra persona, ma è una sorta di trascendenza: realizzare e sentire che in qualche modo non siamo solo questo corpo, questo cervello, questo insieme di storie che ci sono accadute e informazioni che ci sono state date, siamo anche quella scintilla divina, quel nucleo centrale a cui ci si può riferire in tanti modi e che osserva la vita. Crediamo di essere solo quello che accade, ma in realtà siamo anche questo sfondo silenzioso che sta osservando tutta la vita. Per me la spiritualità è una sorta di richiamo a qualcosa in noi che non è soggetto al tempo, ma che è eterno e quindi è senza tempo. Ha a che fare con il liberarsi da tutti i condizionamenti che ci hanno imposto: bisogna trovare una dimensione di autenticità e di libertà.”
In molti passaggi emerge un femminile. Che cos’è per te il femminile?
“Il libro è un po’ tutto al femminile: mi ero accorta che la mia pagina Instagram aveva un pubblico prettamente femminile e tutto ciò che nella mia testa ha a che fare con il contatto con se stessi, con l’entrare nelle proprie emozioni e con l’ascolto senza giudizio di sé lo riconduco a una qualità femminile, cioè quella parte in noi che accoglie, osserva e prende nota di ciò che c’è senza cambiarlo. Il maschile è già pronto al cambiamento, il femminile si ferma con quello che c’è e osserva. Ho voluto rivolgermi al femminile perché, indipendentemente dal genere di nascita o di elezione, questa caratteristica è presente in ognuno di noi. Credo nella mia visione: è qualcosa che può portare a un’evoluzione perché la tendenza in questo momento storico è di agire e non ascoltare; invece, il femminile è quella parte che vuole fermarsi e osservare e poi incontrare il maschile, ma da un’azione che sia più intima e più sentita.”
Queste categorie di femminile e di maschile sono legate alla spiritualità di prima? Pensi che siano anche un qualcosa di sociale?
Sicuramente hanno a che fare con questo mondo e il femminile è un po’ la mia speranza: è ciò che ci fa andare avanti. Non è un caso che dicano che le guerre le fanno gli uomini e non le donne; quindi c’è bisogno di empatia, basta vedere come sui social tutti siano subito pronti a giudicare senza capire che dall’altra parte c’è una persona con il suo vissuto e con le sua difficoltà. Quindi sì, non è solo una cosa spirituale ma anche sociale.”
Mi hai detto che queste parti vivono indistintamente in ognuno e ognuna di noi; pensi che si faccia fatica ad accettare entrambe? C’è una preponderanza dell’una o dell’altra? Questi concetti non sono il frutto della società stessa?
“Più che accettarle si fa fatica a trovare un equilibro. Paradossalmente io ho molta più energia maschile adesso che prima della transizione, perché prima è come se non fosse radicata, anche questo femminile era senza gambe; invece, il maschile è quella parte che ti fa capire che puoi sognare la vita che vuoi, puoi sviluppare le connessioni che vuoi con le tue frequenze spirituali, ma hai comunque bisogno di un piano e di azione. In ognuno di noi coesistono queste energie fondamentali con cui può andare avanti il mondo e, in base alla situazione, il lavoro spirituale è quello di attivare un’energia o l’altra.
C’è la tendenza a tenere gli uomini lontani dalla propria emotività e questo fa parte della nostra società, che però è deleteria nei rapporti. Purtroppo, viviamo in una società che tende a vedere l’emotività maschile come una mancanza di forza ed è necessario che ciò cambi se vogliamo in qualche modo andare avanti e avere una società in cui le persone possano essere se stesse.”
Ci riuniremo al maschile e al femminile?
Il libro, nel suo piccolo, si pone questo obiettivo insieme a quello di creare empatia verso le persone transgender, che spesso soffrono e si chiudono in se stesse o cercano di adeguarsi alla “normalità” e mettono in secondo piano la loro storia. In questo periodo storico non vedo grandi speranze di integrazione: basti pensare ai femminicidi, che sono il sintomo di un maschile che è profondamente in crisi.”
Quale sarà il futuro del libro?
“Vorrei che il libro continuasse; averlo fatto uscire indipendente è un banco di osservazione perché alla fine è un libro vivo che racconta un processo ancora in corso. Non è che ho scritto questo libro e sono rinata, anzi, l’uscita del libro ha smosso parecchie cose dentro di me. In questo senso, avere un libro già fuori, che è così in crescita, mi sta dando la possibilità di confrontarmi con chi lo sta leggendo e capire cosa è piaciuto e cosa no. Probabilmente ci saranno più parti legate alla transizione, ho scoperto che ci sono molte persone che non ne sanno molto e vorrebbero saperne di più. Sicuramente sarà un libro un po’ più intimista e che guarderà al passato e a questo percorso tutt’altro che banale.”
Alessandra Tiesi
