Calvino, tra caos e controllo

Calvino è uno scrittore diviso tra un continuo tentativo di tracciare schemi, reti, strutture per incasellare e ordinare la realtà e la molteplicità delle cose e tra una tensione vitale, una consapevolezza del caos del mondo e dell’impossibilità a ingabbiarlo.

“Se una notte d’inverno un viaggiatore” mette in atto questa tensione, soprattutto in relazione al rapporto tra autore e lettore, che si dà e si consuma nel romanzo, unico luogo d’incontro e di mezzo tra le due parti. Si dà anche nella struttura stessa del romanzo: c’è una cornice, che segue la storia del Lettore e della Lettrice, che stanno cercando di trovare il manoscritto di un libro che vogliono finire di leggere, ma di cui, per un errore di stampa, esiste solo l’inizio. All’interno di questa cornice ci sono tutti gli inizi di romanzo che Lettore e Lettrice trovano, leggono o ascoltano; unendo tutti i titoli dei vari inizi, si ottiene un ulteriore incipit. Calvino in questa maniera riesce a moltiplicare le possibilità, a intrecciare i vari piani della cornice e quindi del Lettore, della realtà e del lettore reale, delle storie incastonate. Gli incipit stessi, proprio in quanto incipit, sono il luogo delle possibilità, il momento in cui lo scrittore ha un intero mondo davanti e inizia a operare delle scelte, riducendo progressivamente le strade possibili e restringendo il campo. Negli inizi di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” questo restringimento non avviene, non del tutto: gli incipit rimangono incompiuti, incompleti, senza che la storia riesca a progredire abbastanza da determinare il restringimento delle possibilità. Da un certo punto di vista, il momento stesso in cui si inizia a scrivere comporta inevitabilmente una scelta, una sottrazione, anche se si tratta solo di incipit. Tuttavia, Calvino qui riesce a conservare, almeno in parte, l’energia e il ventaglio di possibilità degli inizi, incastonandoli all’interno di una cornice che, pur essendo una riflessione metaletteraria e metanarrativa, che vuole esibire il meccanismo della lettura e della scrittura, mantiene una sua narratività nelle vicende del Lettore e della Lettrice. In questo caso, la cornice è particolarmente importante;

“Con l’adozione, a partire dagli anni Settanta, dell’inedita formula della sequenza di racconti con cornice Calvino si adatta a operare entro uno spazio pregiudizialmente conchiuso, e tuttavia tale da consentirgli – anziché una descrizione estensiva, prona di fronte al soverchiante condizionamento di un dato inamovibile e compatto – di esperire una serie di tragitti. O se si preferisce, di ipotesi di evasione” (Barenghi, 2007: 63, 109)

Calvino delimita lo spazio, il tempo e le vicende all’interno di una cornice; ma questo limite, se così si vuole chiamare, si rivela uno strumento per esplorare vie nuove e, appunto, “ipotesi di evasione”. Questa struttura cerca di isolare una parte della realtà, ma è come se Calvino guardasse questa porzione apparentemente limitata di realtà al microscopio e al suo interno trovasse altre infinite possibilità e combinazioni. Silas Flannery, lo scrittore presente nell’ottavo capitolo di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” che non riesce a scrivere quello che veramente vuole scrivere, pensa che ci siano due strade per scrivere davvero di “ciò che è fuori di lui”:

“[…] o scrivere un libro che possa essere il libro unico, tale da esaurire il tutto nelle sue pagine; o scrivere tutti i libri, in modo da inseguire il tutto attraverso le sue immagini parziali” (Calvino, 2019:180)

Sembra che Calvino opti per la seconda possibilità: incastona nella struttura a cornice quanti più inizi possibili. Questa è un’operazione che svolge anche in altre sue opere, come “Le città invisibili”, in cui è presente una cornice, in questo caso rappresentante il dialogo tra Marco Polo, esploratore, e il Kublai Kan, l’imperatore di un impero vastissimo. Marco Polo viaggia in lungo e in largo e descrive al Kan le città che vede: queste descrizioni sono poi quelle che troviamo all’interno del libro, raggruppate in nuclei tematici differenti.

Ciò che davvero rende le opere di Calvino delle analisi del mondo centrate, è che, pur essendo delle analisi, pur utilizzando strutture, schemi, prigioni, reti e labirinti, non viene mai a mancare quella vitalità di fondo delle cose e del mondo; la complessità del reale, la potenza incontrollabile del caos e della vita, fanno vibrare le strutture in cui Calvino tenta di ingabbiarle, in modo che non risultino mai asettiche e fredde. La razionalità che Calvino tenta di applicare alla realtà per leggerla e comprenderla meglio, non riesce mai totalmente nel suo intento, ed è in questo fallimento annunciato e continuo che sta la bellezza e l’intensità della scrittura di Calvino, è nell’ostinazione del tentativo che si concentra tutta la limitatezza della condizione prima di scrittore, e poi di uomo, ma “[…] quello che conta è conservare la capacità di desiderare: il senso della mancanza come stimolo, la limitazione intesa come impulso produttivo.” (Barenghi, 2007:116)

Laura Marchese

Bibliografia

Calvino, I. [1979] 2019. Se una notte d’inverno un viaggiatore. Milano: Mondadori.

Barenghi, M. 2007. Italo Calvino, le linee e i margini. Bologna: Il Mulino.

Crediti immagine in evidenza: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/97/Italo-Calvino.jpg/640px-Italo-Calvino.jpg

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