Vittoria storica dell’FPÖ alle urne: come l’estrema destra di Kickl ha conquistato il cuore degli austriaci

Quando le urne si sono chiuse nella serata di domenica in Austria, i dubbi sul vincitore di queste elezioni erano davvero pochi. L’estrema destra austriaca, il Partito della Libertà (FPÖ), ha riportato una vittoria senza precedenti con un incredibile 29%, andando oltre le aspettative dei sondaggi e affermandosi per la prima volta come primo partito d’Austria. Seguono i popolari di ÖVP con il 26% e i socialisti di SPÖ con il 21%.

L’incredibile salto in avanti di FPÖ porta solo un nome: Herbert Kickl. Abile comunicatore e fautore di un discorso politico piuttosto radicalizzato, Kickl si è reso il portavoce di una frangia di elettori sempre più insoddisfatta, sottraendo voti ad una destra conservatrice in netto calo dei consensi, il Partito popolare austriaco (ÖVP) del cancelliere Nehammer.

Con una campagna elettorale improntata principalmente alla lotta all’immigrazione e un linguaggio che lascia trapelare qualche sentimento nostalgico, è certamente il partito di Kickl il protagonista indiscusso di queste elezioni. Ciononostante, la partita per la formazione del governo è ancora aperta: non è infatti scontato che il carismatico Kickl diventi il nuovo cancelliere austriaco.

Il Partito della Libertà d’Austria

FPÖ nasce nel 1956 come formazione politica pangermanista e nazionalista, raccogliendo, fra l’altro, ex-sostenitori del nazionalsocialismo. Negli anni ‘80, in linea con la comune tendenza di altri partiti di estrema destra (fra cui ad esempio il Front National), il partito si radicalizza e adotta posizioni anti-europeiste.

In passato, il partito è stato parte di due coalizioni di governo: nel 1999 e nel 2017, in entrambi i casi con i popolari di ÖVP. Nel ‘99, la presenza di FPÖ nell’esecutivo austriaco scatenò forti reazioni fra i governi dell’Ue, che optarono per delle sanzioni di tipo diplomatico con lo scopo (poi fallito) di delegittimare un governo apertamente euroscettico.

Il secondo governo ÖVP-FPÖ è invece crollato sotto il peso di un importante scandalo politico relativo ai presunti legami del partito con la politica russa, venuti a galla nel cosiddetto “affare Ibiza”; lo scandalo era nato dalla diffusione di un video che ritraeva l’allora leader dell’FPÖ Strache durante alcune trattative con la nipote di un oligarca russo vicino a Putin, con l’obiettivo di ottenere finanziamenti elettorali illeciti in cambio di appalti pubblici e di una maggiore influenza sui media austriaci.

Effettivamente, la linea di FPÖ si potrebbe definire non troppo velatamente vicina a quella di altri simpatizzanti del putinismo. Kickl stesso vede nel governo Orbán un modello e il suo programma politico punta più o meno indirettamente ad imprimere una svolta autoritaria al paese. Inoltre, il partito si è più volte opposto alle sanzioni alla Russia e presenta posizioni ambigue rispetto alla questione ucraina.

Kickl stringe la mano al premier ungherese Orbán. Crediti immagine: Ungarn Heute

Il tema forte della campagna elettorale è stato l’immigrazione, rispetto alla quale l’FPÖ propone l’improbabile concetto di Remigration, un piano di espulsione sistemica dei migranti volto a mantenere un’auspicata “omogeneità etnica” del Paese.

La chiave del successo del partito sembrerebbe risiedere nella retorica populista anti-sistema e anti-establishment: l’FPÖ si presenta come un’alternativa contraria all’élite politica (di cui effettivamente fa parte a pieno titolo) e gioca sulla crescente sfiducia dell’elettorato austriaco verso il sistema. Al contrario di altri partiti di estrema destra europei, l’FPÖ non ha puntato a normalizzare il proprio discorso, bensì a radicalizzarlo ulteriormente: il risultato è un’incredibile affluenza dell’80% alle urne. Un esempio che fa da monito ai partiti mainstream europei.

Kickl nuovo cancelliere?

Nonostante il suo grande successo, non è scontato che Kickl ricopra la figura del cancelliere nella prossima legislatura. Già in passato, la condizione necessaria per una coalizione con i popolari è stata che il primo ministro fosse un membro dell’ÖVP. Questa volta, tuttavia, Kickl non sembra disposto a scendere a compromessi, soprattutto dati i risultati elettorali.

In ogni caso, nessun partito ha i numeri per governare da solo. Si sono aperti in questi giorni i negoziati per la futura coalizione governativa, e la partita si presenta più rischiosa che mai. Il dilemma che affligge i popolari è il seguente: entrare in coalizione con un partito radicale ed euroscettico, ma con il quale l’ÖVP ha un certo livello di affinità, o costruire una coalizione in chiave anti-FPÖ con la sinistra e il centro, che presentano posizioni quasi inconciliabili?


Nel frattempo, i viennesi protestano contro la vittoria dell’FPÖ. In effetti, Vienna ha registrato consensi molto bassi verso il partito.

Il problema è profondo e non ha una reale soluzione: una coalizione senza FPÖ rischierebbe di delegittimare ancora di più il governo, portando l’estrema destra addirittura al 40% alle prossime elezioni. D’altra parte, se l’FPÖ dovesse accedere al governo, le posizioni dell’esecutivo austriaco si sposterebbero decisamente a destra. Un’Austria guidata da Kickl entrerebbe facilmente a far parte del blocco anti-europeo che si va delineando nel Centro Europa, affiancando l’Ungheria e la Slovacchia, con pesanti implicazioni in materia di politica estera e immigrazione.

Sara Stella

Per approfondire:

https://www.derstandard.at/story/3000000237888/das-ergebnis-die-moeglichen-koalitionen-die-nationalratswahl-2024-im-ueberblick (una mappa dei risultati del voto)

https://www.derstandard.at/story/3000000238910/soll-die-fpoe-vom-regieren-ausgeschlossen-werden

https://www.derstandard.at/story/3000000234646/kickls-traum-und-ungarns-wirklichkeit

https://www.politico.eu/article/austria-far-right-freedom-party-win-national-election-early-projections-herbet-kickl/

https://www.ilpost.it/2024/09/30/austria-vittoria-estrema-destra/

https://www.ilpost.it/2019/05/18/video-strache-austria/ (sull’Affare Ibiza)

https://www.affarinternazionali.it/in-austria-vincono-gli-estremisti-ma-a-decidere-gli-equilibri-saranno-i-popolari/

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