Megalopolis: l’inspiegabile sogno di un maestro del cinema

Il disastro che molti avevano prospettato, dopo la prima visione a Cannes, si è rivelato essere (purtroppo) corretto. L’ultima opera di Coppola, che lui stesso ha denominato il suo film – testamento, è un miscuglio troppo annacquato affinché le sue idee possano davvero emergere.

La trama – un architetto che vuole ricostruire New York come un’utopia dopo un disastro devastante, avversato però dal sindaco che si oppone al progetto – è estremamente riduttiva e non permette di comprendere la totalità delle mille sfumature che il regista ha voluto includere nel racconto. Ambientato in una New York che è una stratificazione di epoche diverse (convivono come niente fosse usi e costumi dell’antica Roma, la città com’è oggi, ma senza la tecnologia che ci circonda quotidianamente e che caratterizza la nostra modernità, e una parte più futuristica e utopica, impersonata dall’architetto Cesar Catilina), il film non trova la giusta direzione e lo si nota fin dall’inizio.

Accettare la fine di una carriera è sempre doloroso, comprendere che è giunto il momento di fermarsi, che non c’è più nulla da fare se non guardare indietro e riflettere su quanto è stato compiuto.. Vengono in mente due storie a loro modo simili, quella di Jack Conrad (Brad Pitt) in Babylon, quando realizza che il suo momento (il cinema muto) è ormai passato, e quella di Mick Boyle (Harvey Keitel) in Youth, anziano regista a cui viene rifiutata la produzione del suo ultimo film. Entrambi hanno capito, troppo tardi, che per loro non c’era futuro. Ed entrambi hanno capito che non sarebbero riusciti a sopportarlo.

Per Coppola quel momento era arrivato, ma non ha voluto fermarsi, voleva completare la sua vita dedicata alla settima arte con un’ultima opera conclusiva del suo percorso, delle sue idee sul cinema e sulla vita. Un lascito per le generazioni future. Autofinanziandosi interamente il progetto, ha potuto realizzare il suo sogno (agognato fin dalla fine delle riprese di Apocalypse Now), ma in questo modo ha anche avuto totale libertà creativa in ogni aspetto del film, senza alcun freno da parte di esterni che avrebbero potuto consigliare soluzioni diverse e (forse) migliorare il risultato finale.

Crediti: Filmstories.com https://filmstories.co.uk/news/megalopolis-a-new-trailer-without-ai-quotes-released/

Il problema di fondo è che Megalopolis non si è adattato al cambiamento; il mondo dalla fine degli anni 70’ è ben diverso da quello in cui viviamo oggi, e per il cinema vale la stessa cosa (in quanto in continuo mutamento contemporaneo alla società). La sceneggiatura risulta debole, grottesca, rende evidente la fragilità della messa in scena. Nella recitazione viene alternato uno stile classico, uno teatrale e uno da soap opera, creando confusione e dialoghi ridicoli. Il messaggio di speranza verso un futuro migliore, libero da ingiustizie e soprusi, viene offuscato dall’anarchia incontrollata del film. Le intenzioni sicuramente benevole di Coppola sono state schiacciate e rimescolate in un composto che rende le sue idee inutilizzabili.

Crediti: StgOscars.org https://newsletter-stg.oscars.org/news/post/the-godfather-robert-duvall-francis-ford-coppola-interview

Con questo film assistiamo al tramonto della carriera di un maestro, motivo per il quale non dobbiamo dimenticare l’impatto dirompente che ha avuto nel cinema e nell’immaginario collettivo di tutti noi (consapevoli o meno). Da Il padrino, a La Conversazione, fino ad arrivare a Apocalypse Now, ha prodotto dei capolavori senza tempo, impegnandosi sempre fino in fondo in prima persona nei suoi progetti, oltre ogni limite artistico. È diventato capostipite della New Hollywood, che ha fatto dell’originalità, l’innovazione e la spericolatezza il proprio marchio di fabbrica. Un autore che ha ispirato e ispirerà futuri registi e il cui solo nome proietta un immaginario di storie straordinarie: Francis Ford Coppola, ti siamo debitori.

In fin dei conti lo sappiamo; come sempre, per te, il tuo ultimo fallimento sarà al pari dei tuoi più grandi successi.

Fabrizio Mogni

Fonte immagine in evidenza: https://it.pinterest.com/pin/206110120440471617/

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Paola Stella Paola Stella ha detto:

    🎀 Una recensione preventiva sulla quale non si puo’ essere d’accordo ~ Al contrario la trovo delegittimante ~ F.F. Coppola e’ un regista che non merita questa recensione affossante ~ Ha scritto e diretto films memorabili ~Questo film lo ha anche coprodotto ~ E’ un uomo che crede in quello che fa, e la sua visione e’ profonda e profetica ~ Forse la societa’ del nuovo mondo, quella dei Potentati che montano, non lo merita ~ Ed e’ tradito da coloro che scrivono recensioni trancianti su un artista.
    Buon proseguimento.

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