Oltre ogni confine: la moda per tuttə

La moda, da sempre specchio dei cambiamenti sociali e culturali, ormai da alcuni anni sta attraversando una trasformazione epocale. La distinzione tra abbigliamento maschile e femminile, un tempo rigida e indiscutibile, si sta sempre più affievolendo, lasciando spazio a una nuova concezione dello stile che verte sulla moda unisex.

La moda unisex, o genderless, si pone l’obbiettivo di superare le etichette di genere proponendo capi di abbigliamento e accessori disegnati per essere indossati da chiunque. Se prima i guardaroba erano nettamente distinti, con l’avvento del XXI secolo molti stilisti hanno iniziato a interrogarsi su queste rigide categorizzazioni, comprendendo che la moda dovesse uscire da queste gabbie in cui era stata confinata.

La parola d’ordine deve essere solo una: “libertà”. I capi unisex spesso si caratterizzano per linee semplici, tagli ampi e versatili, ma anche estrosi ed eccentrici, offrendo infinite possibilità di interpretazione personale. Questa moda, dando piena libertà di espressione artistica, incoraggia all’espressione di sé senza alcun vincolo.

Tra i pionieri di questa rivoluzione campeggiano nomi di spicco della moda contemporanea, stilisti che hanno visto nella moda genderless non solo una scelta estetica, ma anche una dichiarazione politica. Tra loro emerge Yohji Yamamoto, designer giapponese noto per le sue creazioni oversize e minimaliste, che da sempre ha sfidato i concetti tradizionali di mascolinità e femminilità.

Un altro gigante della moda che ha abbracciato l’unisex è Rick Owens, celebre per il suo stile dark e androgino. Owens ha spesso presentato collezioni in cui indistintamente modelli maschili e femminili indossavano capi quasi identici, abbattendo le barriere della divisione.

Tra i più giovani spicca Telfar Clemens, fondatore del brand Telfar, che ha letteralmente conquistato il mondo della moda con le sue borse “shopping bag”, universalmente amate e indossate da persone di ogni genere. Il motto del suo brand, “Not for you, for everyone” (“Non per te, per tutti”), riassume perfettamente lo spirito di questa tendenza.

Non sono solo i singoli stilisti a promuovere la moda unisex: anche alcune delle case di moda più influenti del mondo hanno iniziato a proporre collezioni genderless. Ad esempio, Gucci, sotto la direzione di Alessandro Michele, ha abbracciato completamente questa filosofia. Le sue collezioni mescolano elementi maschili e femminili, giocando con le silhouette e i tessuti per creare un’estetica fluida. Michele ha utilizzato la passerella come palcoscenico per sfidare gli standard di bellezza tradizionali, dimostrando che la moda può essere uno strumento di liberazione, non solo di distinzione.

Un’altra casa di moda che ha adottato l’approccio unisex è Balenciaga, sotto la guida di Demna Gvasalia. Le collezioni di Balenciaga sono note per i loro volumi esagerati, i tagli ampi e i capi che non si possono facilmente classificare come maschili o femminili. Questa filosofia di design ha contribuito a rendere il brand una forza trainante nell’industria della moda moderna.

Anche Celine, con la visione di Hedi Slimane, ha introdotto capi gender-neutral nelle sue collezioni, con un focus su linee pulite e design semplici. In un contesto più streetwear, anche marchi come Adidas e Nike stanno sperimentando con linee che seguono questa scia, rendendo questa tendenza accessibile a una fascia ancora più ampia di pubblico.

Il futuro della moda è unisex?

Con sempre più marchi e stilisti che si avvicinano all’abbigliamento gender-neutral, sembra che la moda unisex sia destinata a crescere ancora, anche se rimangono alcune sfide da affrontare. Nonostante queste difficoltà, è chiaro che la moda sta cambiando in modo profondo e duraturo. La domanda che ci dobbiamo porre non è se la moda unisex avrà successo, ma quanto velocemente riuscirà a trasformare il modo in cui vediamo l’abbigliamento e, in ultima analisi, noi stessi.

Chiara D’Amico

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di luisa sax luisa sax ha detto:

    penso davvero che il futuro della moda sia genderless, almeno io, da molti decenni vesto sostanzialmente capi unisex con giacconi e pantaloni, maglioni e scarponcini, con qualche momento di maggiore femminilità al mare e in vacanza, ma già in ambiente di montagna da sempre c’è una tendenza alla uniformità di divisa, i famosi i pantaloni alla zuava di velluto a coste anni 60 con camicia a quadrettoni era sostanzialmente abbigliamento unisex, poi i punk e i paninari, molte mode negli 80 diventano quasi unisex, i bomber e i chiodi e gli anfibi erano ugualmente desiderati da maschi e femmine, forse le donne sono diventate più androgine di quanto gli uomini si siano femminilizzati, ma qualcosa è successo anche a loro

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