Direttore di un’azienda di fracking, convinto negazionista della crisi climatica e membro di una società di reattori nucleari: è questo, in breve, il curriculum di Chris Wright, il nuovo ministro dell’Energia del governo Trump. Ma scopriamo meglio cosa si cela dietro questo curioso personaggio
Le esperienze e gli studi
Wright ha conseguito la laurea al MIT in ingegneria elettronica e, poco dopo, ha fondato una delle sue prime società, la Pinnacle Technologies, che si è occupata di rilanciare la produzione di gas attraverso il fracking. È anche fondatore della società Liberty Energy, azienda che fornisce servizi di francking (un processo di estrazione del petrolio che prevede la perforazione delle rocce) alle aziende che estraggono petrolio; questa tecnica estrettiva è stata largamente criticata dagli ambientalisti, non solo perché porta allo sprigionamento di gas serra, estremamente inquinanti per l’aria, ma anche perché favorisce l’insorgere di piccoli terremoti e l’inquinamento delle falde acquifere.
La Liberty non è un’azienda qualunque, ma una delle principali aziende dedite all’estrazione di idrocarburi, per cui 1 pozzo su 5 negli Stati Uniti è di proprietà della Liberty. Wright siede anche nel consiglio d’amministrazione della Oklo, società per la produzione di energia nucleare per l’alimentazione delle industrie attive nel settore dell’intelligenza artificiale. Inoltre, Wright è entrato a far parte del Consiglio nazionale per l’Energia e, secondo molti, la sua presenza ha incentivato l’inizio del processo di fracking anche nell’Artico.
Il tutto perfettamente in linea con lo slogan politico che l’ha portato accanto a Donald Trump: “Drill, baby, drill” (“Trivella, baby, trivella”). La sua esperienza nel settore governativo-amministrativo è minima, il che è uno dei motivi per cui la sua elezione come ministro ha fatto riflettere molti; Trump, tuttavia, parlando della sua nomina, si è espresso così:
“Chris è stato uno dei pionieri che hanno contribuito a lanciare la rivoluzione americana del fracking, che ha alimentato l’indipendenza energetica americana e trasformato i mercati energetici globali e della geopolitica. Come Ministro dell’Energia Chris sarà un leader chiave, guidando l’innovazione e riducendo la burocrazia, inaugurando una nuova età dell’oro di prosperità americana e pace globale.”
È questa l’opinione del tycoon, che ha classificato tutti i timori per la crisi climatica come “pensieri stile sovietico”. E’ bene ricordare, in questo frangente, anche le ingenti somme che Wright ha donato per la campagna elettorale del neopresidente: parliamo di ben 229 mila dollari, una cifra che rende Wright uno dei maggiori finanziatori di Trump.
I sostenitori di Wright
Tra i sostenitori di maggiore spicco dell’imprenditore abbiamo Harold Hamm, magnate del petrolio e del gas nonché presidente esecutivo della Continental Resources, oltre che supporter della campagna di Trump. Oltre ad Hamm vi è anche Mike Sommers, presidente della American Petroleum Institute, che ha dichiarato di provare una profonda ammirazione nei confronti del ministro e di confidare nelle sue capacità nell’ottica di rendere le energie americane accessibili in tutto il mondo
L’irrilevanza della crisi climatica
Il tema del clima è di estremo rilievo nella posizione occupata da Wright: il Ministero dell’Energia, infatti, si occupa di tutte quelle misure che riguardano la transizione ecologica e la lotta contro il cambiamento climatico e Wright si è sempre opposto alla transazione verso le fonti rinnovabili, perché“il mondo funziona con petrolio e gas e ne abbiamo bisogno”, come lui stesso ha affermato durante un’intervista l’anno scorso. Quando gli è stato chiesto di esprimersi in merito agli evidenti aumenti delle temperature in tutto il mondo, ha risposto così:
“È vero che negli Stati uniti fa più caldo, ma non assistiamo ad un aumento delle morti per eccesso di calore perché disponiamo dell’aria condizionata.”
Sono questi i motivi che destano più preoccupazione nelle associazioni ambientaliste, proprio perché con questa presa di potere l’uso dei combustibili fossili potrebbe essere prolungato, se non normalizzato: ciò che più si teme, infatti, è che la pausa dalle esportazioni di gas naturale, durata un anno con il governo Biden, riprenda proprio a causa di Wright.
“Non esiste alcuna crisi climatica e non siamo nel mezzo di alcuna transizione ecologica”. Non possiamo nemmeno dire che abbia tutti i torti: secondo l’Agenzia internazionale dell’Energia, i consumi di carbone e idrocarburi hanno raggiunto i massimi storici nel 2024.
Serena Spirlì

🎀 Ormai non possiamo aspettarci, ne’ negli USA e ne’ in Italia, un filo di verita’ ~ Esiste il Mercato, e la relativa Propaganda, esiste l’attivita’ delle Lobbies, ed edistono i finanziamenti per i candidati da parte dei Potenti, di Destra e di Sinistra ~ L’unica certezza circa la vittoria di Trump e’ che quest’ultimo, presumibilmente, non produrra’ piu’ danni di quelli, enormi, prodotti da Biden.
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