Impossibile non conoscere Henri de Toulouse-Lautrec, figura cardine del Postimpressionismo, e l’impronta indelebile delle sue opere che raccontano l’intima energia della Parigi bohémienne.
Tra i suoi capolavori più noti spicca Al Moulin Rouge, una tela tanto celebrata quanto enigmatica. Esibita presso l’Art Institute of Chicago, negli ultimi decenni l’opera è stata oggetto di un’accurata riscoperta critica e tecnica, rivelando dettagli sorprendenti sul processo creativo e sulle manipolazioni postume.

Al Moulin Rouge è universalmente riconosciuta come un emblema della vibrante vita notturna di Montmartre. Tuttavia, come sottolinea Reinhold Heller in uno studio del 1986, l’opera rischia di essere fraintesa proprio a causa della sua notorietà. La sua materialità e la sua composizione spesso passano in secondo piano, oscurate dalla leggenda personale di Toulouse-Lautrec, definitocome un “folle geniale” e come un rappresentante di un’arte della decadenza. Ma è davvero così?
Originariamente, il quadro fu concepito come un racconto collettivo dei protagonisti di Montmartre. Tuttavia, alcune analisi conservative hanno rivelato che il dipinto subì alterazioni significative, tra cui il taglio e la ricomposizione della tela.
Questi interventi, probabilmente effettuati da Maurice Joyant, esecutore testamentario dell’artista, e da successivi restauratori, hanno influito sulla percezione generale dell’opera.
Un’eredità ricontestualizzata
L’opera, prima spesso datata al 1892, è ora attribuita al 1895 grazie a nuove evidenze stilistiche e tecniche. Questa riconsiderazione storica colloca il dipinto in un momento di trasformazione per Lautrec, segnato da un’attenzione più profonda alla decadenza del suo ambiente e alla dissoluzione di un’epoca.
Uno degli elementi più controversi è la presenza di May Milton, una ballerina inglese il cui volto, dalla carnagione verde e innaturale, domina il margine destro del dipinto. Questa figura, inizialmente rimossa dalla composizione e poi reintegrata, ha generato nel tempo interpretazioni discordanti.
Il taglio e la modifica di Al Moulin Rouge avvennero dopo la morte di Toulouse-Lautrec nel 1901, probabilmente per decisione di Maurice Joyant, amico, gallerista ed esecutore testamentario dell’artista. Le motivazioni del taglio appaiono sia personali che commerciali: dal primo punto di vista, Joyant era probabilmente spinto dalla volontà di cancellare la figura di May Milton, i cui tratti inquietanti non si conformavano all’immagine di Lautrec che Joyant stesso intendeva promuovere, mentre eliminare un elemento così “disturbante”, dal secondo punto di vista, avrebbe reso l’opera più vendibile e accettabile per i collezionisti e il pubblico del tempo, particolarmente sensibile alle accuse di decadenza mosse contro l’artista e il suo ambiente.
Le evidenze del taglio sono emerse grazie a indagini conservative condotte dall’Art Institute di Chicago. Analisi radiografiche e dello strato pittorico hanno rivelato che la tela era stata originariamente concepita come un unico pezzo. Il volto di May Milton, presente sul segmento separato, era stato poi reintegrato attraverso un riassemblaggio. Tracce di piegature e misallineamenti nella tela, come la discontinuità nella linea prospettica del pavimento, confermano che il dipinto fu tagliato, conservato separatamente e successivamente ricomposto. La firma originale di Lautrec, mancante nella versione ridotta, fu sostituita dal sigillo rosso applicato da Joyant, ulteriore prova dell’intervento postumo.

Al Moulin Rouge si trasforma così in un’opera che testimonia la complessità dell’arte di Toulouse-Lautrec, dove la volontà dell’artista di rappresentare la decadenza parigina si scontra con il bisogno di trasformare l’arte in un prodotto. Considerazione più moderna che mai, in un mondo dove il design commerciale è quasi sempre l’unico modo in cui gli artisti moderni riescono a guadagnare.
Celebrare quest’opera, dunque, diventa la chiave per comprendere appieno un Toulouse-Lautrec spesso appiattito dalla narrazione del “simpatico nanerottolo”, arrivando a comprenderne lo spessore artistico e intrinsecamente umano.
Fonti: wikimedia, patrons.org
Rebecca Isabel Siri
Fonte immagine in evidenza:https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Lautrec_at_the_moulin_rouge_1892.jpg
