Viene a mancare a 93 anni l’icona della moda toscana, che assieme al marito Ottavio Missoni aveva portato al culmine del suo splendore il Made in Italy. Ma come è nato il marchio che ha rivoluzionato il mondo della moda?
Una vita nel tessile
Nata a Jelmini il 20 novembre 1931 a Golasecca, in provincia di Varese, è cresciuta in una famiglia di fabbricanti tessili e nel 1953 avvia la sua prima attività di moda a Gallarate. Poco dopo essersi laureata in lingue, Rosita si reca a Londra per perfezionare la lingua inglese e qui, proprio durante le Olimpiadi, conosce Ottavio, arrivato quarto ai 400 metri di atletica leggera.
Dopo aver conosciuto Rosita, cresce anche in lui la passione per la moda e i tessili e, poco dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Londra, fonda con un amico una piccola azienda tessile che produceva tute, adottate in seguito dalla Nazionale Italiana.
Dopo essersi sposati, allestiscono un piccolo laboratorio di maglieria nel seminterrato della loro casa e nel 1958 presentano la loro prima collezione di moda rinominata “Milano-Simpathy” alla Rinascente di Milano, che espone i loro modelli con colori vivaci ed eccentrici, mai visti prima nel mondo della maglieria.
Si rivelò cruciale però l’incontro, nel 1969, con l’allora direttrice di Vogue Diana Vreeland, che aprì le porte dell’alta moda ai coniugi toscani, permettendo loro di aprire la loro prima boutique a New York.
Da allora si affermano nel mondo della moda e delle sfilate, vincendo numerosi premi e venendo riconosciuti in tutto il mondo per il loro estro. Nel 2013 la passione per il mondo della moda viene trasmessa anche alla figlia Angela, oggi presidente della Maison.
Cosa rende unico il marchio Missoni?
Il marchio eccelle proprio per gli abbinamenti cromatici unici, vivaci ed eccentrici, realizzati nei motivi a zig zag che rendevano gli abiti subito riconoscibili. Quello che caratterizza Missoni è l’utilizzo del cosiddetto “put-together” ossia la sovrapposizione casuale di stili, come i motivi scozzesi, il tweed, l’elasticizzato, il bianco e nero, i motivi derivanti dal folclore e tessuti di spessore diverso abbinati insieme.
Le sfilate che hanno fatto la storia
Una collezione che fu di particolare impatto nella storia della Maison fu quella autunno inverno del 1966, che rappresentò una spaccatura con il tradizionale mondo della maglia. Dopo la sfilata, il direttore del Teatro Gerolamo di Milano scrisse:
“Splendide ragazze armate di pennarelli colorati, tracciavano segni e disegni su un fondale che fungeva anche da ‘trasparente’ dietro il quale le mannequins ripetevano, in un turbinio di cambiamenti di luci, i gesti fatti in proscenio e cambiavano quasi a vista le toilettes che sarebbero ricomparse in dimensione autentica davanti al trasparente. Una specie di magia fatta di ombre cinesi che prendevano forma e la riprendevano in questo carosello di sorprese”
Quella sfilata però non fu sicuramente scandalosa come quella realizzata nel 1967 a Palazzo Pitti, a Firenze: poco prima che le modelle iniziassero a sfilare, Rosita si accorse che non avevano l’intimo dello stesso colore della sottilissima blusa, e decise allora di mandarle in passerella senza reggiseno. Questa scelta fu aspramente criticata (anche se, nello stesso periodo, Yves Saint-Laurent lanciava la moda del nudo nelle sue sfilate a Parigi) e Missoni non venne invitata per l’edizione dell’anno successivo.
Home Collection
Con l’arrivo di Angela Missoni nell’industria di famiglia, Rosita iniziò a lasciare lentamente il mondo della moda, fino a quando decise di voler rinnovare la Home Collection di Missoni (già iniziata dai suoi fratelli) e rendere, dal 1997, il brand un vero e proprio stile di vita.
Così come nell’abbigliamento, la Home collection di Missoni è caratterizzata da colori vivaci, tessuti pregiati come lino e seta e motivi floreali e geometrici, che per la stilista sono sempre stati immortali, come lei stessa disse in un’intervista:
“Una sedia, come prima cosa, deve sicuramente essere comoda, ma l’intero corpo deve potersi sentire il benvenuto all’interno di una casa, toccando e sentendo i tessuti”
Con la sua scomparsa il mondo della moda perde sicuramente una pioniera, colei che ha dato crescente validità al “Made in Italy”, ma il suo lavoro continuerà a splendere e a colorare le passerelle di tutto il mondo.
Serena Spirlì
