“Sbagliare” è un lusso per pochi: Pandoro gate e altri scandali a confronto

Dopo anni e anni di fama e successo professionale, il celeberrimo scandalo del pandoro ha comportato una battuta d’arresto per Chiara Ferragni, che ha vissuto un crollo reputazionale devastante per aver lasciato intendere che l’acquisto del prodotto Balocco avrebbe contribuito a una donazione benefica, nonostante il denaro fosse già stato devoluto dall’azienda. Complice l’arrivo del Festival di Sanremo, che da sempre calamita l’attenzione mediatica e generale, Fabrizio Corona si è dedicato alla narrazione dei retroscena privati degli ex Ferragnez, suscitando un certo clamore verso le esibizioni di Fedez, in particolare per la tanto attesa cover di Bella stronza. La valutazione delle azioni di Chiara Ferragni spetta al sistema giudiziario; tuttavia, sembra che l’imprenditrice digitale non possa sfuggire a una incessante gogna mediatica e, ultimamente, al paradossale accanimento di un pregiudicato con manie di protagonismo. Fabrizio Corona nel corso degli anni ha collezionato una serie di “scandali”: condanne per estorsione, riciclaggio di denaro e violazione della legge sulle fotografie rubate a personaggi pubblici, però viene accolto con una certa simpatia da una porzione non indifferente dell’opinione pubblica.

Il pubblico non dimentica e non perdona – per quanto concerne il caso del pandoro – ma la memoria inizia a vacillare quando si tratta di politica. Frequentemente assistiamo a decisioni e scandali che, a scapito della loro gravità, non scalfiscono il potere e il prestigio di chi li compie. Uno degli esempi più lampanti è il recente aumento degli stipendi dei parlamentari, deciso in un periodo in cui milioni di italiani fanno fatica ad arrivare a fine mese. Con l’inflazione alle stelle, i salari bloccati da anni e il costo della vita che continua a crescere, l’idea che chi governa il Paese si conceda aumenti senza alcuna trasparenza o senso di responsabilità appare come un vero e proprio furto legalizzato. Nonostante l’indignazione pubblica, questo genere di decisioni non ha mai portato a dimissioni, crisi di carriera o distruzione d’immagine, come invece accade nel caso di figure esposte al pubblico. Al massimo, i politici coinvolti subiscono qualche giorno di critiche nei talk show e sui social, per poi continuare a governare indisturbati. 
Esiste una sorta di “immunità morale” per i politici, specialmente se uomini, che consente loro di attraversare tempeste mediatiche senza perdere davvero credibilità o influenza. Se guardiamo agli ultimi decenni, la storia politica italiana è costellata di scandali che, nella maggior parte dei casi, non hanno realmente compromesso la carriera dei protagonisti. Dalle tangenti ai fondi pubblici sprecati, dalle leggi ad personam alle condanne per corruzione, il panorama è desolante.

Prendiamo in considerazione l’esempio di Silvio Berlusconi, coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari: corruzione, frode fiscale, finanziamenti illeciti, senza dimenticare il caso Ruby, che lo ha visto protagonista di uno scandalo sessuale. Nonostante le accuse e le condanne, ha continuato a ricoprire ruoli di potere fino alla fine della sua vita, rimanendo un punto di riferimento per una parte dell’elettorato e ricevendo addirittura funerali di Stato.
Osservando la politica estera, un ulteriore caso eclatante riguarda Donald Trump, protagonista dello scandalo legato ai pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels, oltre caso di violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali. Trump è un esempio perfetto di come il potere maschile possa essere incredibilmente resiliente: può mentire, manipolare, commettere crimini ed essere comunque rieletto presidente degli Stati Uniti.

La differenza di trattamento è evidente: se a “sbagliare” è una donna di successo, viene immediatamente screditata, mentre i politici (prevalentemente uomini) godono di una sorta di indulgenza automatica: si perdonano loro errori gravissimi e si concede il beneficio del dubbio anche di fronte a scandali e accuse documentate. Questa doppia morale non è casuale, ma affonda le radici in un sistema culturale ben definito in cui per alcuni un passo falso è sufficiente a cancellare tutto ciò che ha costruito, mentre ad altri è concesso “sbagliare” infinite volte e continuare ad avanzare.

Marina Palumbieri

Fonti: la Stampa, Ansa, La Repubblica

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