Venerdì 21 marzo si è tenuto un incontro presso il FuoriLuogo, centro culturale di Asti, con Gianfranco Lauretano, critico letterario, autore e traduttore cesenate.
L’evento è stato moderato da 4 ragazzi di Cuba Libri, associazione culturale astigiana.
In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, celebrata proprio il giorno dell’incontro, il dialogo si è presentato come un interessante confronto sviluppatosi fra la curiosità dei moderatori e le idee dell’autore.
Lauretano, per rispondere quale sia lo stato di salute della poesia, ci riporta le statistiche attuali del nostro Paese, nel quale ci sono due milioni di persone ad aver pubblicato almeno un libro di poesia. Il numero si alza ulteriormente tenendo in conto anche chi non mai pubblicato: le persone che scrivono poesia sono quindi potenzialmente più di musicisti, attori…
“Non vivi di poesia nemmeno se ti chiami Montale.”
Eppure ormai anche la poesia è parte di un mercato, riconosce lo scrittore: si parla di copie vendute, di incontri… È forse proprio questa presenza di tante persone che scrivono poesia a tenerla in vita.
Secondo lo scrittore, la poesia e la lettura uniscono, non sono attività da compiere in solitario, come invece sostengono altri: scrivere e leggere in gruppo sono un importante fattore di coesione da salvaguardare.
L’intervento prosegue con un’altra moderatrice di Cuba Libri, la quale propone un’osservazione sul ritmo frenetico che impregna la nostra quotidianità: scorrere un video dopo l’altro sui social riflette l’abitudine a fare tutto subito e velocemente. Viene dunque chiesto a Lauretano in che modo la poesia possa aiutarci a vedere il mondo con maggiore consapevolezza, distaccandoci dalla velocità imposta dalla società.
L’autore affronta la questione partendo da un pensiero di Pasolini: chi ha il potere ha lo scopo di creare l’umano come vuole lui. Oggi, secondo lui, la suddetta costruzione dell’umano passa attraverso la velocità, la frenesia e l’abitudine, frutti delle imposizioni della società. È qui che la poesia interviene, diventando il mezzo ideale per farci aprire gli occhi, rallentare e riflettere.
Il dialogo prosegue e viene domandato a Lauretano quanto la poesia sia effettivamente un mestiere, piuttosto che una manifestazione spontanea, un bisogno di (quasi) tutti gli esseri umani. L’autore risponde che per lui la poesia ricopre entrambi i ruoli: quando scriviamo poesia sorge in noi il bisogno di esternare sentimenti, analogamente, quando leggiamo poesia di qualcun altro ci suscita altre emozioni. Proprio dall’attrazione che scaturisce dai sentimenti provati nasce la disciplina.
Una disciplina è composta di strumenti e storia. È necessario conoscere i poeti nostri antenati ed entrare in rapporto con lo strumento, la parola, che, essendo comune a tutti, è complessa da usare in maniera unica, originale e innovativa.
“La poesia ti fa toccare il mistero, la grandezza che siamo noi, ma anche il mondo attraverso i sentimenti…e quello è di tutti.”
Un’altra moderatrice si concentra sul legame tra musica e poesia: la sonorità e il ritmo hanno apparentemente molto in comune. Lauretano si focalizza sulla differenza tra poesia e prosa, con la prima che si presenta come più lirica, più sentimentale, e prende in considerazione l’esempio dei Promessi Sposi: l’addio ai monti di Lucia, nonostante la sua poeticità, non è propriamente poesia:
“Allora la differenza tra la poesia e la prosa è che la poesia va a capo […] e quella a capo è anche la partitura musicale”.
Lo scrittore fa notare che al giorno d’oggi si pensa che scrivere dei pensieri un po’ sentimentali sia poesia, ma se in questi non c’è ritmo, non c’è musica.
L’ultimo intervistatore, collegandosi al mestiere di docente di Lauretano, propone una riflessione sull’insegnamento della poesia a scuola: nel tempo rimane costante lo studio della teoria, mentre la pratica è trascurata, anche nei temi, e continua ad essere prediletta la prosa.
Quali possono essere quindi i vantaggi e gli svantaggi nel far scrivere poesie a scuola? Per lo scrittore il ruolo dell’insegnante di italiano è rendere i ragazzi consapevoli delle parole. I ragazzi spesso hanno il timore di dire cose banali e di fare errori sintattici, mentre la poesia libera da queste convenzioni: le parole sono scelte per il suono e il ritmo.
Lampante è il suo esempio su Dante e sulle parole da lui lasciate a fine verso, proprio grazie alle quali, sottolinea lo scrittore, possiamo percepire lo stato d’animo del poeta, come nel caso dei primissimi versi dell’Inferno: Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la dritta via era smarrita. È in questo che risiede la chiave, secondo Lauretano: scrivere e andare a capo e alternare voce e silenzio permettono di comprendere realmente cos’è la poesia e di inoltrarsi in essa.
“Bisogna incontrare alcune esperienze di poesia, alcune esperienze di letteratura, alcune esperienze scientifiche, alcune esperienze di matematica. Perché questa idea del tutto non esiste. Ciò che deve rimanere è che tu faccia un’esperienza che desideri continuare a fare per tutta la vita.”
Giulia Frontino
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