Durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024, svoltasi lungo la Senna, si è deciso di ricordare dieci figure femminili che hanno segnato in vari modi la Storia francese – e non solo. Tra queste personalità, celebrate con altrettante statue dorate a loro dedicate e inquadrate in un frame con sovrimpresso il termine sororité (sorellanza), è annoverata anche Olympe de Gouges, attivista politica e protofemminista che si è spesa in difesa delle donne e dei loro diritti durante e dopo la Rivoluzione francese.

Marie Gouze, vero nome di Olympe de Gouges, nasce a Montauban, cittadina nel sud della Francia, il 7 maggio del 1748. Figlia illegittima di Anne Olympe Mouisset e del marchese Jean-Jacques Lefranc de Pompignan, a sedici anni è costretta a sposare un uomo che non ama, da cui avrà un figlio, Pierre Aubry. Data l’età avanzata del marito, poco dopo la nascita del figlio Marie Gouze rimane vedova in giovanissima età: questa condizione le garantisce protezione sociale e una libertà disponibile a poche donne dell’epoca. In linea con i suoi ideali antimatrimoniali, decide di non sposarsi mai più.
La giovane donna si trasferisce poi a Parigi, al tempo in pieno fermento. Pur essendo autodidatta e priva di un’educazione letteraria canonica, riesce ad accedere ai salotti culturali della città dei lumi grazie alla sua spigliatezza e alla sua vivacità. In seguito all’incontro con pensatori, scrittori e politici, raggiunge quell’erudizione raffinata di cui era stata privata nell’infanzia e sceglie di perseguire i suoi veri interessi: il teatro e la militanza politica. Elemento che determina il suo passaggio definitivo a questa nuova vita parigina è la sua scelta di modificare il suo nome da Marie Gouze a Olympe de Gouges, che diventa anche il suo nom de plume.
Riconoscendo sé stessa in quanto femme de lettres, De Gouges dedica la sua vita alla drammaturgia e alla composizione di scritti politici militanti, con lo scopo di denunciare i privilegi dell’Antico Regime. Attingendo a piene mani dalle proprie vicende personali, l’autrice francese spesso inserisce nelle sue opere riferimenti autobiografici espliciti, utilizzati per denunciare le ingiustizie che ella stessa ha subito: in tal senso, la si potrebbe definire un’antesignana del motto “il personale è politico” che avrebbe caratterizzato il cosiddetto femminismo della seconda ondata (anni Settanta del Novecento). In particolare, le principali direttrici lungo le quali de Gouges articola la sua lotta attraverso la penna sono le seguenti: la questione di classe, con una critica verso gli squilibri di potere dovuti alle differenze economiche all’interno della società dell’epoca; la questione della razza, con le sue tesi fortemente antischiaviste contrarie alle politiche coloniali francesi; per ultima, l’introduzione della questione di genere, sconosciuta ai colleghi uomini, che costituisce la sua principale innovazione.
L’opera più celebre dell’autrice francese, che le ha permesso di raggiungere la fama postuma di cui gode tuttora e in cui è lampante la sua specifica attenzione al ruolo ricoperto dalle donne nella società a lei contemporanea, è la già citata Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Dedicato a Maria Antonietta, questo scritto post-rivoluzionario viene pubblicato nel 1791 per denunciare la falsa pretesa di universalismo celata dietro la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, una delle maggiori conquiste della Rivoluzione borghese, in cui si rivendica di elencare i diritti fondamentali dei cittadini e di tutti gli esseri umani. Nell’apertura della sua Dichiarazione, tuttavia, de Gouges si chiede: “Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di quel diritto”. Con questo incipit iconico la pensatrice di Montauban svela come le donne, nonostante abbiano partecipato attivamente alla Rivoluzione francese del 1789, anche imbracciando le armi, siano tuttavia state escluse dal riconoscimento dei diritti per cui si erano battute. Nella postfazione, inoltre, de Gouges incalza le donne stesse domandando: “O donne! Donne, quando cesserete di essere cieche? Quali sono i vantaggi che avete raccolto nella Rivoluzione?”. Dietro questo rimaneggiamento della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino vi è dunque, per riprendere le parole di Valentina Altopiedi, “il duplice scopo di includere le donne e denunciare il falso universalismo rivoluzionario”, al fine di permettere anche alle donne stesse di guadagnare uno spazio pubblico che consentisse loro di portare avanti le proprie rivendicazioni e di veder riconosciuto il proprio contributo alla lotta.
Grazie ai suoi scritti politici e al suo teatro, dunque, Olympe de Gouges mette in scena figure femminili che abbattono in prima persona, con le proprie azioni e i propri comportamenti, i pregiudizi e preconcetti che innervavano la società dell’Antico Regime, guadagnandosi, in epoca più tarda, il titolo di autrice “protofemminista”, e venendo condannata alla ghigliottina per le sue idee dissidenti il 3 novembre 1793.
Benedetta Boffa
Fonti:
- Per una lettura delle opere teatrali di Olympe de Gouges si consiglia: https://olympedegouges.eu/chronological-works/
- V. Altopiedi, La rivoluzione incompiuta di Olympe de Gouges. I diritti della donna dai lumi alla ghigliottina, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2023
- O. de Gouges, Dèclaration des droits de la femme e de la citoyenne (1791), tr. it. di S. Grosoli, Verona, Oligo editore, 2023
