Cannes: 3 motivi per ri-scoprire “Tenshi no tamago”

Anche quest’anno la cittadina francese di Cannes ha ospitato, dal 13 al 24 di maggio, l’omonimo festival cinematografico, giunto alla sua 78esima edizione.

Nel corso degli anni, la selezione ufficiale del concorso si è arricchita di svariate selezioni parallele (si vedano la Settimana internazionale della critica, la Quinzaine de Cinéastes, ecc…). Tra queste, una delle più interessanti è quella del Cinéma de la Plage: istituita nel 2001, la rassegna (rivolta non agli “esperti” come la selezione tradizionale, bensì al grande pubblico) propone e ripropone film di ogni sorta. Le proiezioni di questa selezione hanno tradizionalmente luogo all’aperto, sulla spiaggia (da cui il nome).

Martedì 20, proprio nel contesto della selezione Cinéma de la Plage, è stato proiettato Tenshi no tamago, lungometraggio animato del 1985 diretto dal giapponese Mamoru Oshii (regista anche di Ghost in the shell). Sebbene non abbia avuto molta eco mediatica, si è trattato di un evento di notevole rilevanza: è infatti la prima volta che Angel’s Egg (questo il titolo anglofono), restaurato in 4K per i quarant’anni esatti dalla sua uscita, viene ufficialmente proiettato al di fuori del Giappone.

Il sito della rassegna così lo definisce: «40° anniversario di un leggendario film d’animazione. Prima collaborazione tra il maestro Mamoru Oshii e l’illustratore Yoshitaka Amano, che ha dato vita a un’opera allo stesso tempo strana e onirica. Un attesissimo capolavoro tra gli anime.»1

Ecco quindi tre ragioni per cui dovreste assolutamente recuperare Tenshi no tamago.

1) È un prodotto unico nel suo genere

L’opera costituisce un unicum assoluto all’interno del panorama dell’animazione nipponica. Va innanzitutto specificato che Tenshi no tamago rientra in quella particolare categoria audiovisiva degli OAV (original anime video), ossia prodotti animati pensati fin da subito per la distribuzione domestica in home video (all’epoca, in VHS), e non per le sale. Curiosamente, fu proprio un’altra opera dello stesso Oshii a essere per prima etichettata ufficialmente come tale: Dallos, del 1983.

Il lungometraggio è di fatto privo di dialoghi (appena quattro minuti) e la trama è ridotta al minimo. Il vero fulcro del film risiede invece nell’aspetto visivo, che gioca su un’estetica molto cupa, al contempo gotica e onirica, curata nientemeno che da Yoshitaka Amano (tra le altre cose character designer dei primi sei Final Fantasy), nella colonna sonora di Yoshihiro Kanno e nei simbolismi di matrice biblico-cristiana che si riveleranno tanto cari a Oshii. Il non-luogo in cui i protagonisti si muovono sembrerebbe essere il risultato di una versione alternativa del diluvio universale, in cui la colomba non ha fatto ritorno: si tratterebbe di un’allegoria della precarietà della fede e della disillusione esistenziale che fa seguito alla sua perdita, esattamente come successo al regista poco prima di iniziare a lavorare al film.

2) È un tassello fondamentale della filmografia oshiiana

I riferimenti biblici non saranno mai abbandonati da Oshii. Anche in virtù di ciò, il critico Richard Suchenski identificò in Tenshi no tamago una necessaria chiave di lettura, una “Stele di Rosetta”, per poter interpretare l’intera filmografia del regista.2 In questo lungometraggio appaiono infatti per la prima volta, oltre alle numerosissime allegorie cristiane, molte cifre stilistiche caratteristiche del regista nipponico, come l’alterazione del ritmo e della velocità dell’azione e giochi di luce.3

3) È perfettamente godibile in sé

Pur nel suo spirito intrinsecamente criptico ed ermetico, Tenshi no tamago rimane accessibile a (quasi) chiunque, essendo un prodotto completamente stand-alone (cosa assai rara per gli anime giapponesi, che spesso, almeno per i franchise maggiori, si perdono tra serie, lungometraggi e spin-off, molti dei quali necessari per comprendere l’opera nel suo complesso: esemplare il caso di Gundam), e dunque perfettamente godibile a sé: non è necessario aver visto niente prima, né serve recuperare altro dopo la visione. In più, la difficoltà è quantomeno attenuata dalla durata ridotta: poco più di un’ora.

L’anno scorso l’azienda francese Gebeka International prima e poi quella statunitense GKIDS hanno annunciato l’acquisizione dei diritti di Tenshi no tamago per una distribuzione occidentale: questo fa sperare in una definitiva apertura dell’Occidente non solo più all’animazione nipponica mainstream, spesso fin troppo stereotipata, ma anche a quella di nicchia, sperimentale, in cui questa piccola perla occupa un posto d’eccezione.

Giovanni Musso

FONTI:

Fonte immagine in evidenza: https://it.pinterest.com/pin/3025924743785177/

  1. https://www.festival-cannes.com/en/press/press-releases/cinema-de-la-plage-2025/ ↩︎
  2. https://web.archive.org/web/20180313162932/http://sensesofcinema.com/2004/great-directors/oshii/ ↩︎
  3. https://web.archive.org/web/20180313162932/http://sensesofcinema.com/2004/great-directors/oshii/ ↩︎

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di The Butcher The Butcher ha detto:

    Oshii è un genio visionario e L’uovo dell’angelo è un film straordinario sia nel lato tecnico (quei capelli sono animati in maniera strabiliante) sia per le atmosfere e i significativi legati all’uovo.

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