Sono passati esattamente trentasei anni da quando dei comuni studenti universitari riescono a far tremare i dirigenti cinesi attraverso una protesta che minaccia il sovvertimento dell’ordine stabilito. Con quell’atto di ribellione, l’Occidente si accorge della Cina e si schiera dalla parte degli studenti; per la Cina, invece, è un vero e proprio shock, che ha portato alla ricostruzione del paese per come lo conosciamo oggi. Di seguito i momenti salienti che hanno infuocato Pechino tra l’aprile e il maggio del 1989, ripercorrendo alcune date cardine.
I funerali di Hu Yaobang
Il 22 aprile 1989 decine di migliaia di studenti si riuniscono in piazza Tiananmen per assistere ai funerali del dirigente Hu Yaobang: ex Segretario generale del Partito Comunista Cinese, è stato artefice delle riforme liberali che hanno rinnovato la Cina, tra cui la libertà d’opinione, la possibilità degli studenti di andare in Erasmus e anche un inizio di pluralismo politico. Il funerale di Hu Yaobang, quindi, non è che una miccia, una possibilità di incontro tra gli studenti, trasformatasi poi in protesta.
Il 4 maggio
Il 4 maggio 1989 piazza Tiananmen è di nuovo inondata da un ingente numero di universitari, i quali si ritrovano per opporsi alla corruzione delle classi dirigenti. La data di inizio delle proteste non è casuale: nel 1919, in effetti, proprio il 4 maggio, si manifestò in Cina per la prima volta. In questa occasione, tremila tra studenti e intellettuali protestarono perché non accettavano che il governo cinese cedesse al Giappone i territori occupati dalla Germania.
Settant’anni dopo viene ripresa questa data simbolica da parte di trecento mila studenti, che si organizzano per cercare un dialogo con il Partito. Non si tratta di una vera e propria rivendicazione di democrazia, quanto di una richiesta di trasparenza del governo nei confronti del popolo: lo slogan della protesta, infatti, è “abbasso il funzionario corrotto”. I dirigenti cinesi, tuttavia, rifiutano di concedere questa maggiore limpidezza governativa.
Sabato 13 maggio
Da questo momento la piazza è presidiata giorno e notte dagli universitari, i quali, per convincere i dirigenti a prendere sul serio la loro protesta, iniziano uno sciopero della fame sotto tende improvvisate, circondati da medici e infermieri.
In un momento storico come quello del 1989, i media hanno sempre più potere e accorciano qualsiasi distanza. Per questo, controllare le notizie diventa difficile anche per la censura cinese, soprattutto in una situazione di importanti rivolgimenti. Sono molti, in effetti, i corrispondenti che arrivano dagli Stati Uniti per filmare la lotta perpetrata dagli studenti, dando, così, sempre più peso al loro movimento di rivolta.
Chi tra studenti e governanti avrebbe vinto quella tacita prova di forza?
Giovedì 18 maggio
Al quinto giorno di sciopero della fame, gli studenti occupano la metà nord della piazza, mentre il quartier generale si trova proprio al centro, ai piedi del Monumento agli Eroi del Popolo. Presso il Palazzo della memoria, invece, il ministro Li Peng riceve per la prima volta gli studenti, rappresentati da Wang Dan, che continua lo sciopero della fame da giorni e non si toglie il pigiama nemmeno davanti al Primo Ministro. Il loro incontro, però, peggiora lo stato delle cose vigente, senza riuscire a trovare una soluzione: quando termina, infatti, entrambi affermano di aver espresso la loro opinione, rimanendo però fissi sulle rispettive posizioni.
Sabato 20 maggio
In questa giornata è dichiarato lo stato d’assedio nei quartieri periferici della capitale: vengono inviati numerosi convogli per cacciare gli studenti da Tiananmen. I soldati, tuttavia, appaiono titubanti di fronte a quell’operazione: sono molti i video che ritraggono i carri armati indietreggiare davanti ai protestanti pacifici, i quali si siedono davanti ai carri armati stessi, impedendone il passaggio.
Giovedì 23 maggio
É il momento in cui gli abitanti di Pechino scoprono qualcosa di oltraggioso: il ritratto di Mao, presente sul frontone della porta Tiananmen, è stato deturpato a colpi di vernice. Questo ritratto ha una particolare valenza simbolica per quella piazza, considerata emblema per eccellenza del maoismo, in quanto è la stessa in cui Mao Zedong fu nominato Segretario di Stato. L’intento degli studenti è, dunque, quello di desacralizzare un luogo che simboleggia il potere in tutta la Cina.
Sabato 3 giugno
Nella notte del 3 giugno, gli universitari scoprono che l’esercito si sta dirigendo verso la piazza con l’ordine di sparare a chi opporrà resistenza. Gli scontri, però, sono già iniziati: i carri armati sono stati bloccati dalla popolazione nelle vie che conducono verso la piazza, con guerriglie sanguinosissime lungo il viale Chang Han.
Domenica 4 giugno, il Tank Man
La piazza è stata, ormai, completamente sgomberata – come se nulla fosse accaduto – e dei manifestanti non c’è più traccia. I militari occupano la zona e impediscono l’accesso a chiunque.
Risalgono a quella mattina le famose immagini delle colonne di carri armati che lasciano la piazza, e dell’uomo, con una camicia bianca, che impedisce il transito a uno di essi: quella fotografia incarna la resistenza della Cina alla repressione. Le autorità cinesi se ne approprieranno, però, per mostrare la presunta condotta esemplare dell’esercito per aver risparmiato un gruppo di manifestanti.
Nonostante la Cina tutt’oggi applichi una sorta di damnatio memoriae nei confronti di questo capitolo della sua storia, si tratta di un passato rivoltoso il cui ricordo deve continuare negli anni, come, d’altronde, accade nella città di Hong Kong, dove le commemorazioni per i morti di Tiananmen continuano, nonostante il dissenso cinese.
Serena Spirlì

