Ragazzi, mondo e responsabilità: “Berlin” di Fabio Geda e Marco Magnone

Nel campo narrativo-letterario, gli anni Dieci del 2000 hanno visto il successo del filone post-apocalittico, con storie ormai divenute parte della cultura popolare, come le saghe di Hunger Games, Maze Runner, Divergent, The Last of Us (saga videoludica, ora anche serie televisiva) e Attack on Titan (manga e serie animata).

Su questa scia s’inserisce Berlin, saga per ragazzi firmata Fabio Geda — noto per Nel mare ci sono i coccodrilli (Baldini & Castoldi, 2010) — e Marco Magnone, professore presso la Scuola Holden. I sei romanzi sono ambientati nella Berlino del 1978, ancora spaccata in due dal Muro e radicalmente trasformata da un evento catastrofico: l’avvento di un virus letale che colpisce chiunque abbia superato i diciotto anni.

L’Alexanderplatz in rovina
Crediti immagine: fotografia presente nel secondo libro della saga Berlin. L’alba di Alexanderplatz.

Due anni dopo la catastrofe, i ragazzi protagonisti della saga vivono divisi in cinque grandi comunità stabilitesi nei diversi quartieri della città, da cui traggono il loro nome. Vediamo ora in dettaglio i cinque gruppi.

Innanzitutto, troviamo i ragazzi di Gropiusstadt, quartiere abitativo della parte inferiore di Berlino. Si tratta di una comunità moderata — con un capo e una serie di ruoli stabiliti — all’interno della quale la fiducia reciproca crea un ambiente equilibrato e piacevole. Il loro motto è “solidarietà e collaborazione”.

Crediti immagine: gropiusstadt-berlin.de, https://www.gropiusstadt-berlin.de/medien/panorama

Le ragazze dell’Havel — fiume che scorre nella Germania nordorientale e che attraversa Berlino — compongono la seconda comunità. Sono un gruppo totalmente femminile che vive pacificamente e intrattiene rapporti stretti con i Gropiusstadt; occupa il castello di Pfaueninsel, esistente nella realtà, situato su un’isola in mezzo all’Havel e circondato, se non quasi nascosto, dalla vegetazione.

I ragazzi dello Zoo, collocato nella zona centro-occidentale della città, rappresentano il terzo gruppo. Si tratta di una comunità solitaria, composta sostanzialmente da bambini e con sede nello zoo ormai svuotato, in cui vige una convivenza pacifica ma anarchica, senza regolamenti o figure di riferimento specifiche.

Il quarto gruppo è invece composto dai ragazzi del Reichstag, sede del Parlamento tedesco. Sembrano un gruppo simile al primo per composizione e struttura, ma si dimostrano essere decisamente più attaccabrighe e sfrontati, atteggiamenti che divengono evidenti nelle interazioni con individui esterni.

Crediti immagine: fotocommunity.de. https://www.fotocommunity.de/photo/der-reichstag-in-berlin-reiner-gilka-boetzow/27974153

I protagonisti del quinto gruppo sono poi i ragazzi di Tegel, aeroporto oggi dismesso, non tanto distante dallo zoo e dal Reichstag. Sono una comunità tendente all’anarchia con leader aggressivi, violenti ed egoisti, i quali aizzano i membri a compiere atti deplorevoli, seguendo la forte e deviata volontà di essere “i più temuti”.

Crediti immagine: spiegel.de

La scelta di nominare ciascun gruppo con il toponimo del quartiere occupato trasforma Berlino in una mappa emotiva e narrativa, dove ogni zona racconta un diverso modo di affrontare il trauma collettivo e la ricostruzione sociale.

In questo scenario, la narrativa si fa strumento di riflessione su come le comunità nascano, si evolvano e si definiscano a partire da obiettivi condivisi e dalla natura dei legami tra i loro membri. Non è un caso che le comunità più stabili e pacifiche siano anche quelle che hanno saputo costruire un senso profondo di appartenenza e protezione reciproca.

Uno degli elementi più riusciti della saga è l’uso sapiente del flashback. Attraverso continui rimandi al passato dei protagonisti, Geda e Magnone tracciano i percorsi individuali che hanno portato ciascuno a essere ciò che è nel presente. Vite spezzate, famiglie disfunzionali, affetti mai ricevuti o perduti troppo presto si intrecciano con il processo di costruzione di un’identità che gli adolescenti protagonisti devono portare avanti nonostante tutto nel nuovo mondo post-virus.

Fabio Geda utilizza tutta la sua esperienza di educatore nei centri sociali: il lettore viene così guidato attraverso le motivazioni più profonde retrostanti alle azioni dei personaggi. I romanzi non giudicano, anzi osservano, mostrando che ogni percorso di crescita è influenzato dal bagaglio di esperienze che ciascuno porta con sé.  I ragazzi cresciuti in ambienti affettivamente ricchi mostrano maggior empatia e capacità di dialogo, mentre coloro che hanno conosciuto solo l’assenza o la violenza tendono a replicare quei modelli.

In un’intervista del 16 luglio 2014 (silviasanchini.wordpress.com), parlando di Se la vita che salvi è la tua, Geda diceva: «In realtà è una storia molto diversa dalle precedenti. Prima al centro dei miei romanzi c’erano sempre gli adolescenti, oggi non sono più un educatore ed è più difficile parlare di loro ma per fortuna la mia curiosità è sufficiente a elaborare storie nuove. Nonostante le differenze con i precedenti romanzi, “Se la vita che salvi è la tua” tratta però di alcuni temi ricorrenti nelle mie opere: il tema dell’identità e delle relazioni, il tema del viaggio (o, meglio, della fuga) e il tema dell’educazione intesa come sguardo al futuro.”»

Nonostante i temi centrali siano gli stessi, la pubblicazione di Berlin è in realtà successiva: la saga esce nelle librerie tra il 2015 e il 2018 e sembrerebbe proprio che la «curiosità» dell’autore si sia dimostrata sufficiente a scrivere ancora di ragazzi e dei loro problemi, perfino in un contesto intricato come quello post-apocalittico.

Emanuele Pilan

Fonti:

Intervista: https://silviasanchini.wordpress.com/2014/07/16/un-mare-di-scrittura-intervista-a-fabio-geda/

L’ultima immagine dell’articolo: Il primo libro di Berlin. I fuochi di Tegel. https://www.spiegel.de/wirtschaft/unternehmen/tegel-berliner-flughafen-tegel-schlaegt-die-letzte-stunde-a-a26d6730-59f8-460b-9b05-e3d64929229d

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Silvia Sanchini Silvia Sanchini ha detto:

    Grazie davvero per la citazione!

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