“The Last of Us” – Stagione 2: indorare la pillola

Nel giugno 2020 usciva sul mercato uno dei videogiochi più attesi di sempre, ossia il secondo capitolo di The Last of Us, serie di punta di Naughty Dog, universalmente riconosciuta come un’opera che è stata in grado di rivoluzionare il medium videoludico, rivestendolo di una serietà e dignità artistica come non si era mai visto.

Nel secondo gioco, gli autori si adoperarono con scelte narrative molto coraggiose, quasi controintuitive rispetto a quello che lo spettatore medio si sarebbe aspettato. Funzionò: l’opera lasciò di stucco la maggior parte dei fan, ricevendo tuttavia anche un’enorme ondata di sdegno e vero e proprio odio online, come raccontò il nostro ex redattore Luca Negro in un articolo.

Col passare del tempo, il dibattito si affievolì e The Last of Us Parte II rimase un capolavoro almeno tanto quanto lo era stato il predecessore. Naughty Dog era riuscita a superarsi. Certo, sul piano puramente ludico si contava qualche ora di troppo, e, sebbene ben fatto e godibile, il sistema di combattimento non presentava innovazioni significative. Tuttavia, dal punto di vista narrativo, non si poteva che riconoscere un livello altissimo.

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Nel gennaio 2023, usciva l’adattamento seriale del primo videogioco della saga. Le aspettative erano ovviamente alle stelle, e lo fu anche la qualità della serie, a partire dall’estetica, la quale riuscì con successo a riprodurre l’atmosfera, ormai divenuta iconica, del gioco — tanto che oggi qualunque produzione, seriale, cinematografica o videoludica, che voglia trattare di apocalisse zombie, non può esimersi da un confronto inevitabile che il pubblico si ritroverà a fare.

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Le modifiche furono parecchie, ma gli adattamenti e le aggiunte approfondivano la controparte videoludica senza intaccarne mai lo spirito centrale, il messaggio fondamentale di cui la storia tutta si faceva portatrice.
Purtroppo, non si può dire lo stesso della seconda stagione, giunta su HBO lo scorso aprile.

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Nuovamente, gli inserimenti inediti risultano calzanti, portando addirittura alcuni fan a desiderare che certe scene fossero presenti nei giochi. Tuttavia, alcune modifiche importanti nella scrittura di Ellie, la protagonista, deviano clamorosamente dal materiale originale.

L’intento è chiaro: addolcire situazioni, far apparire come giustificabili, incidentali, perfino i gesti più brutali — anche se questo principio sembra essere seguito solo parzialmente, in una scelta di scrittura che lascia perplessi, soprattutto nel contesto di una revenge story di tale crudezza.

Le copertine a confronto: videogioco e serie tv | Crediti immagini: imdb.com https://www.imdb.com/it/title/tt6298000/mediaviewer/rm805744897/ goldposter https://www.goldposter.com/14565686/full/

Laddove il videogioco esplorava profondamente tutta la crudeltà che può sgorgare da un animo umano ferito, la serie sembra dimenticarsi dell’ossessione malata per la vendetta che traina la protagonista dalla prima all’ultima uccisione.

Ellie, nell’adattamento televisivo, non è più un’assassina feroce, spinta solo dall’odio viscerale che sente dentro di sé ma, anzi, viene ridipinta come una vittima degli eventi, una ragazzina in balia di un mondo per lei ancora troppo grande. La sua abilità combattiva fuori dal normale, la sua astuzia e la sua determinazione sono tutti elementi che vengono inspiegabilmente rimossi e assegnati piuttosto ad altri personaggi.

Particolarmente doloroso è poi il taglio da teen drama che viene cucito sopra alle vicende. Momenti di tensione, atmosfere fortemente ansiogene e angoscianti vengono smorzate in favore di una leggerezza che non appartiene all’opera originale. Essa si presentava sin da subito con un tono che non veniva mai abbandonato fino al finale, memorabile nella sua intensità emotiva e simbolica.

Chi conosce The Last of Us Parte II sa bene quale sarà il compito della terza stagione (e poi della quarta, anch’essa sostanzialmente confermata): mostrare l’altra faccia della medaglia, insidiando nella mente degli spettatori il peso dell’ambiguità morale, delle eterne sfumature di grigio che dipingono i comportamenti umani, stimolando un inevitabile confronto con sé stessi e con i propri valori. Tuttavia, le mancanze della seconda stagione non potranno che riflettersi sulla successiva, vista la struttura a flashback che la storia presentava in forma videoludica, e che sarà nuovamente lo scheletro su cui gli sceneggiatori andranno a lavorare.

Un miglioramento è di certo possibile, ma i videogiocatori ormai l’hanno capito: la serie ha preso una direzione dalla quale difficilmente sarà possibile tornare indietro. Se si ripeterà lo stesso schema in futuro, opera originale e adattamento televisivo saranno due storie molto diverse.

Crediti immagine: Youtube https://youtu.be/k-6azcMUWTc

In conclusione, si segnala l’eccessiva esposizione dei dialoghi, i quali sembrano adeguarsi con fin troppa precisione alle nuove linee guida di Netflix, le quali, prevedendo il doomscrolling degli spettatori anche durante la visione, chiedono di rendere vocalmente espliciti gli snodi principali di ogni trama, perfino in quelle in cui il mistero, o il silenzio, sarebbero stati strumenti assai validi (nplusonemag.com).
Lo scopo è sempre lo stesso: indorare la pillola, così che più persone riescano a ingoiarla. Laddove, però, non ce n’era alcun bisogno.

Emanuele Pilan

Fonti:

https://www.reddit.com/r/thelastofus/comments/1k42fln/comment/mo6v7k2/
https://www.eurogamer.net/the-last-of-us-tv-showrunner-confirms-four-season-plan-says-no-way-to-wrap-things-up-in-three
https://www.nplusonemag.com/issue-49/essays/casual-viewing/

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