“Persona non grata”: l’incidente di Bengasi e le ambiguità con la Libia

Secondo quanto affermato dal Commissario UE per la migrazione Magnus Brunner, l’Unione europea deve rimanere pronta a negoziare con Khalifa Haftar, generale libico che da anni controlla la parte est del Paese e con il quale, qualche settimana fa, si è verificato un grave incidente diplomatico a Bengasi.

I timori europei sarebbero legati alla crescente influenza russa sul territorio e al timore che il presidente Vladimir Putin possa strumentalizzare i flussi migratori che partono dalle coste libiche per destabilizzare l’UE, una tattica già adottata in passato da Mosca e Minsk con le rotte migratorie che attraversano i Paesi dell’Est Europa.

Una visita diplomatica in Libia era stata prevista su sollecitazione dell’Italia e della Grecia, in stato di allarme per l’aumento del numero dei richiedenti asilo in arrivo dal Paese. Poiché parte dei traffici illegali di esseri umani sono controllati da milizie legate ad Haftar, per alcuni Paesi europei (inclusa l’Italia) i negoziati con il generale sono considerati uno step inevitabile.

Tuttavia, la visita europea ha avuto risultati a dir poco disastrosi dal punto di vista politico e la delegazione è stata cacciata da Bengasi con la formula di “persona non grata”. Un precedente non da poco per i piani europei (e italiani) sulla regione.

L’incidente di Bengasi

La visita europea in Libia dell’8 luglio si prospettava parecchio delicata, avendo in programma incontri bilaterali con entrambi i governi che da anni si contendono il controllo del Paese: al mattino, era previsto l’incontro a Tripoli con il primo ministro Dbeibah, a capo del Governo di Unità Nazionale riconosciuto sia dalle Nazioni Unite che dall’Unione europea. Nel pomeriggio, invece, era in agenda l’incontro con il generale Haftar, secondo una prassi adottata da anni dai governi europei per negoziare con la Cirenaica, che prevede rapporti istituzionali con il solo generale, escludendo dunque incontri formali con i ministri del non riconosciuto Governo di Stabilità Nazionale, che de facto controlla l’est del Paese. Ciò consente ai governi di tenere i contatti con quella parte della Libia, senza entrare in contrasto con il governo di Tripoli.

Tuttavia, all’atterraggio a Bengasi, ad attendere il Commissario UE e i ministri non vi era solo Haftar, ma anche gli altri membri del governo non riconosciuto. Incontrarli ufficialmente, per la delegazione, non sarebbe stata solamente una violazione del mandato della Commissione (che imponeva, appunto, di incontrare unicamente Haftar), ma avrebbe costituito di fatto una legittimazione del governo di Bengasi, che da anni cerca di guadagnare maggiore riconoscimento internazionale.

Ciò ha causato un certo imbarazzo nella delegazione e il rifiuto di incontrare i ministri ha fatto precipitare la già delicata situazione. Il premier Hammad ha dunque espulso i politici europei con la formula di persona non grata, impiegata quando un diplomatico è considerato una persona non più gradita sul territorio del paese ospitante, implicando la perdita di immunità e privilegi diplomatici.

Mentre l’incidente ha ricevuto una grande eco sui media internazionali, il Ministro degli Interni Piantedosi (parte della delegazione insieme al ministro greco e maltese e al Commissario Brunner), ha sminuito la gravità della situazione. Intervistato al Tg1, ha affermato: “Si è trattato di un incontro annullato all’ultimo momento per un risentimento da parte libica su qualche eccesso di zelo da parte di qualche funzionario della delegazione europea”. Le affermazioni del ministro celano un certo imbarazzo del governo italiano, che si era fatto promotore del rinnovato interesse europeo verso la Libia, oltre a una certa preoccupazione per le relazioni con il Paese, di vitale importanza nei piani del governo.

L’Italia in Libia: una relazione sempre più ambigua

Gli interessi italiani in Libia sono molteplici e intrecciati, passando dal settore energetico alle preoccupazioni legate ai flussi migratori. L’Italia fa grande affidamento sul petrolio e sul gas libico e ne costituisce un grande importatore; l’Eni opera sul territorio del Paese con diversi stabilimenti, molti dei quali sono presenti in Cirenaica, la parte di territorio libico controllata da Haftar.

Inoltre, negli ultimi anni la gestione dei flussi migratori è diventata un importante fattore di consenso per i governi italiani, le cui politiche di contenimento si basano proprio su accordi con paesi cruciali come la Libia. Ciò ha determinato, ad esempio, la firma del tristemente noto memorandum fra Italia e Libia del 2017, fortemente criticato a livello internazionale per le modalità con cui vengono gestiti i flussi migratori e le eclatanti violazioni dei diritti umani di cui si macchia giornalmente la cosiddetta Guardia costiera libica — non una guardia costiera nel senso tradizionale, ma milizie locali direttamente colluse con trafficanti di migranti e i cui crimini sono documentati nei rapporti di ong e organizzazioni internazionali.

Nonostante l’Italia riconosca ufficialmente solo il Governo di unità nazionale, essa coltiva da anni crescenti rapporti con Haftar. Tale strategia è frutto di una serie di valutazioni, fra cui il crescente numero di migranti che parte dalle coste orientali della Libia (uno strumento strategico nelle mani di Haftar), la consistente quantità di giacimenti petroliferi controllata da Bengasi, nonché il crescente coinvolgimento di altri attori internazionali nella regione, quali la Turchia (che avanza pretese sulle acque antistanti la Libia), la già menzionata Russia, gli Emirati, l’Egitto.

L’Italia tenta da anni di porsi come un mediatore privilegiato per la Libia, perseguendo l’unificazione del Paese e la sua stabilizzazione. Tuttavia, l’ambiguità strategica italiana ed europea dimostra tutte le sue falle in casi diplomatici come quello avvenuto a Bengasi — senza dimenticare i numerosi imbarazzi internazionali arrecati dalle “cortesie” che il nostro bel Paese offre al governo libico in cambio di appoggio per le proprie politiche migratorie ed energetiche, da ultimo il famoso caso Almasri.

Sara Stella

Fonti

https://www.politico.eu/article/eu-librya-russia-khalifa-haftar-vladimir-putin-magnus-brunner-politics/

https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/03/22/news/in-libia-anche-haftar-ci-ricatta-coi-migranti-ma-ditelo-a-bassa-voce-5087653/

https://www.ilpost.it/2025/02/12/italia-libia-protezione/

https://www.ilpost.it/2025/07/09/missione-libia-delegazione-europea-piantedosi-espulso/

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Qualcuno è seriamente convinto che bombardicchiare di qua e in là renda simpatici e bene accolti.

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