“Senza musica la vita sarebbe un errore”
Questa frase di Friedrich Nietzsche è stata scelta per presentare il progetto artistico di canzoni cantate dal vivo durante una chiamata telefonica: “Canzoni al telefono”. Il format è stato ideato dal torinese Didie Caria, cantautore e musicista, che ha partecipato a X Factor 8, dove ha saputo distinguersi per l’eleganza della sua voce. Successivamente ha, inoltre, collaborato con diversi artisti, tra cui Bobby McFerrin e Maria Gadù. Dopo il talent, Caria ha potuto realizzare un album grazie a una campagna di crowdfunding e il regalo per uno dei suoi tanti sostenitori è stato proprio una canzone al telefono. Grazie a questo dono, anni dopo, è nato, appunto, “Canzoni al telefono”. Durante il lockdown – più precisamente a novembre del 2020 – l’artista torinese ha ideato il progetto, accolto subito in modo positivo. Caria non si aspettava il successo ricevuto e, con stupore, in un’intervista, riporta: “In un mese e mezzo mi sono arrivate duecento richieste, nel periodo natalizio consegnavo 18 canzoni al giorno”.
L’obiettivo è quello di arrivare, grazie alla musica, a toccare ciò che le parole da sole non riescono a raggiungere. Auguri di compleanno, dediche a genitori o amici, dichiarazioni d’amore: è possibile trasmettere pensieri e messaggi tra i più disparati, che, poi, in pochi semplici passaggi, i cantanti recapiteranno al fortunato destinatario. Sono 250 i cantanti che hanno aderito al progetto – tutti presenti come “scelte” all’interno del sito – e gran parte di loro sono artisti emergenti che hanno trovato in “Canzoni al telefono” un modo particolare e originale per far sentire la propria voce. Caria, in effetti, supportato dal socio Paolo Di Gioia (batterista degli Eugenio in Via Di Gioia), ha reclutato artisti da tutta l’Italia, offrendo così a diversi giovani cantanti un trampolino di lancio per riuscire ad intraprendere una carriera artistica.
“Il più bel dono che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita… un’emozione che scalda cuore e anima”: sono queste le parole che ha scelto con cura Sonia Moli per recensire il progetto, dopo aver ricevuto una canzone come regalo. L’obiettivo degli artisti è quello di creare una connessione intima tra l’artista e il destinatario, trasmettendo delle emozioni uniche. È stato scelto appositamente il telefono come strumento e, per lo stesso motivo, vengono negate le videochiamate: la persona chiamata spesso si commuove, riesce a reagire al regalo in un modo tale che non sarebbe possibile faccia a faccia; la videochiamata disturberebbe un momento delicato. Un altro dettaglio che ha portato a questa scelta è, senza dubbio, riuscire a regalare a chi ascolta un modo per fermarsi e per godersi il qui e ora. Gli artisti riescono sempre nel loro intento e lo conferma anche la recensione di Daniele: “È stato come se il tempo si sospendesse per un attimo. Mi sono dovuto sedere per ascoltare.”
“Siamo la voce di un messaggio d’amore tra due persone, siamo concerto nell’orecchio di chi riceve la canzone.”
Ad oggi il gruppo di artisti è arrivato a recapitare ben 12.410 canzoni regalate. Il repertorio degli artisti comprende canzoni di ogni genere (soul, indie, jazz, pop, R&B, folk, blues etc.) e in diverse lingue come, per esempio, l’inglese, ma anche il tedesco o il portoghese.
Canzoni al telefono ha collaborato, inoltre, con Casa UGI (Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini) e con l’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino per un progetto musicale, riuscendo a portare la musica tra i corridoi degli ospedali, al fine di regalare sorrisi e momenti di sollievo ai bambini dei reparti pediatrici: la musica è stata capace di “curare” tanti piccoli pazienti.
Chi ha dato alla luce questa iniziativa vede la musica come una missione, “un cavallo di Troia nella società” odierna, che riesce a raggiungere chiunque, anche – e soprattutto – chi si trova in una situazione di marginalità o di fragilità. Grazie ad uno strumento come lo smartphone si riescono a raggiungere in modo veloce gli adolescenti ritirati nelle loro camerette, le celle delle carceri così come le stanze degli ospedali.
Agnese De Gaetano
