Il Superman di Gunn e la rude contraddizione di un potere salvifico

Dopo anni di profonda stagnazione creativa in casa DC Studios, a Luglio è giunto nelle sale il nuovo lungometraggio su Superman, scritto e diretto dalle mani esperte di James Gunn. Il regista e sceneggiatore ha reso possibile il tanto atteso quanto necessario reboot dell’universo cinematografico.

(Tutte le immagini di questo articolo provengono dal medesimo trailer pubblicato da Warner Bros Italia su Youtube al seguente link)

Se la precedente trasposizione pluri-filmica di Snyder, tramite la recitazione di Henry Cavill, aveva puntato anche sulla durezza del personaggio e sulla devastazione che può portare il suo lato violento e adirato, la nuova versione di David Corenswet si concentra sulla profonda umanità di Superman, dotato di poteri in grado di cambiare davvero la vita delle persone in positivo.

Vediamo allora un supereroe dal cuore puro, che ogni giorno ascolta il frammento del messaggio d’amore lasciatogli dai suoi genitori biologici al tempo della distruzione del suo pianeta natale; un eroe che pone la giustizia, la rettitudine, la speranza — e soprattutto, la vita stessasopra ogni altra cosa.
Nel corso del film, Superman non tralascia nulla: non solo protegge persone e animali, ma tenta persino di salvare una mastodontica bestia aliena che sta devastando la città di Metropolis (e, quando questo non si dimostra possibile, le dà una morte senza dolore).

Secondo James Gunn, come da sceneggiatura, il vero “punk rock” — ossia la vera ribellione — è essere pieni di speranza e positività nonostante tutta la spietatezza che il mondo può mostrare. Il dialogo conclusivo fra Clark Klent — forte della sua umanità — e Lex Luthor — figlio di un’invidia cocente e tormentosa — incarna perfettamente questa idea. Luthor, pur tentando di dominare Superman con ogni mezzo possibile (perfino i più crudeli), si sente insignificante al confronto con il potere immenso dell’eroe.

Il film inizia in medias res: nell’intervista tra Lois e Clark si viene a sapere che Superman, con i suoi poteri, ha fermato un conflitto fra due nazioni; egli si è schierato, infatti, a favore della popolazione invasa — al contrario del governo statunitense, sostenitore degli usurpatori. Nel corso della pellicola questa stessa situazione si ripete. Il regista avanza qui una critica assai poco velata alla vicenda fra Israele e Palestina, mostrando una popolazione che, per via di intrighi politici, sta per venire spazzata via senza pietà.

In quella circostanza, sono i bambini, i più ingenui e innocenti di tutti, a invocare il loro salvatore a gran voce, reggendosi a una bandiera logora che porta il simbolo dell’eroe. Le loro grida contagiano tutto il popolo, che intona, anche quando i soldati si avvicinano con i fucili spianati e l’ordine di uccidere, un’unica chiamata, un’ultima preghiera figlia di una profonda speranza. Tutti sperano che il loro salvatore possa tornare per compiere lo stesso miracolo, in virtù dei suoi superpoteri e del suo animo benevolo.

Non è forse ironico che i sentimenti più nobili e gli ideali più elevati trovino realizzazione solo attraverso una forza autenticamente sovrumana? La stessa forza che, nella forma della tecnologia, gli individui di ogni società inseguono da millenni. Essa si nutre delle nostre paure più profonde — in particolare del timore della vulnerabilità, come nel caso di Lex Luthor — e finisce perciò per stimolare la creazione di strumenti di morte sempre più efficienti (anche se, va detto, è anche capace di generare innovazioni utili a migliorare concretamente la qualità della vita).

Il film stesso mostra come pace e concordia non possano essere imposte senza la presenza di un potere superiore che sovrasti tutti gli altri coinvolti per imporre il proprio desiderio. La lezione che la visione lascia allo spettatore è allora semplice: per fermare una guerra ci va un potere (quantomeno potenzialmente bellico) sufficientemente superiore a quello delle parti in gioco.

Homo hominis lupus: è la forza più grande a dominare sulle altre. E anche se la forza è quella di Superman, il più puro di tutti, comunque di forza si tratta; un mero strumento la cui natura dipende unicamente dall’utilizzo che ne viene fatto.

La pellicola, mentre costruisce una narrazione incentrata sulla speranza e sulla bontà, all’atto pratico mostra la realtà inestirpabile del mondo: chi si serve dello strumento più “forte” riuscirà a imporre le proprie volontà e a “farla franca”. D’altronde, è ciò che fanno i miliardari coinvolti in iniziative riguardanti la vita pubblica, i quali influenzano il mondo con la loro forza più grande — la disponibilità monetaria — per spingere l’umanità verso le strade che loro ritengono migliori, esattamente come faremmo tutti, esattamente come fa Clark Kent (e lo stesso spietato Lex Luthor).

In apertura il personaggio di Lois Lane nei panni di giornalista appare quasi antagonistico nel ridimensionare e analizzare pragmaticamente le azioni di un risentito Superman. Segue il dialogo riportato dal trailer italiano (e dunque accorciato rispetto alla sua versione integrale):

L. Superman.
S. Miss Lane.
L. Di recente lei è stato criticato aspramente per quello che alcuni—
S. Non so se aspramente—
L. Si, direi di si.
Il ministro della difesa oggi esaminerà le sue azioni.
S. [risata soffocata]
L. La fa ridere?
S. Le mie azioni? Ho fermato una guerra.
L. Forse.
S. Non forse, l’ho fatto.
L. In realtà è entrato illegalmente in un paese—
S. […] Andrà avanti così?
L. Non sono io quella intervistata, Superman
[…] Si è consultato col presidente?
S. [sbuffa] no.
L. Lei si è comportato come se rappresentasse gli Stati Uniti—
S. Io non stavo rappresentando nessun altro tranne me!
L. —E questo provocherà molti altri problemi nel mondo—
S. Facevo del bene!
L. —Io m’interrogherei in quella situazione, e valuterei le conseguenze—
S. Sarebbe morta tanta gente!

Tuttavia, nonostante l’indiscutibile solidità dei principi morali di Clark, si comprendono anche le ragioni dell’atteggiamento realista di lei, da persona ordinaria, coi piedi per terra, che vive nel mondo reale, fatto di dinamiche geopolitiche, pressioni, equilibri fragilissimi.

Tutti abbiamo tifato per il successo del buon cuore di Clark, ma c’è un motivo se Superman può esistere solo nei confini di un’inquadratura. Il suo idealismo e l’immensa dedizione che egli rappresenta si prestano meglio all’astrattezza di un dipinto che allo sporco suolo del mondo reale (più simile, sempre in termini supereroistici, a quello mostrato nella serie The Boys di produzione Amazon). Sono, dunque, più ideali da ammirare e rincorrere che strade realmente percorribili: il cinema serve anche per immergersi in mondi diversi dal proprio e, proprio per questo, in casi del genere si parla di “escapismo”.

Emanuele Pilan

Fonti:

Trailer ufficiale Italiano (Warner Bros Italia): https://youtu.be/H8n9GndufaQ

Immagine: https://cinema.everyeye.it

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