Mengoni a Torino: musica, perdita e impegno per la Palestina

Con due serate straordinarie, Marco Mengoni conquista Torino. L’8 e il 9 ottobre, Marco Mengoni ha aperto il suo nuovo tour con due concerti sold-out all’Inalpi Arena, confermando di essere uno degli artisti italiani più amati e seguiti degli ultimi anni. Il suo ritorno – già anticipato dal tour estivo negli stadi italiani – segna non solo l’avvio di una tournée internazionale, con date anche in Europa, ma anche un momento personale e artistico di grande crescita.

Vincitore del Festival di Sanremo nel 2013 con L’essenziale e nuovamente nel 2023 con Due vite, Mengoni oggi è un artista maturo e conscio del suo potere mediatico. Sul palco non usa la voce “soltanto” per cantare: interagisce col pubblico, mostrando tanto le proprie insicurezze e fragilità, quanto le proprie idee sul difficile periodo storico che stiamo vivendo. Per lui, il palco non è solo spettacolo, ma spazio di incontro, riflessione e verità.

Tutte le foto presenti in questo articolo sono state scattate durante il concerto del 9 ottobre dalla redattrice.

Un tour difficile, per se stesso…

Nonostante il grande successo, per Mengoni non è stato affatto facile rimettersi in viaggio, organizzare un’intera tournée e affrontare la data “zero” con la giusta energia.

Innanzitutto, la sua vita è stata profondamente segnata dalla perdita della madre Nadia, scomparsa nel settembre dell’anno scorso dopo una lunga malattia. Il dolore lo ha spinto a chiudersi in sè stesso e rifugiarsi nell’affetto dei familiari per diverso tempo; solo recentemente ne ha parlato pubblicamente, in una toccante intervista rilasciata a Vanity Fair:

I mesi passano, ma è come se fosse successo sempre ieri. Non ne avevo ancora parlato fino a oggi, ho cercato di non farlo o di lasciare il compito alla musica. È veramente troppo presto [per andare avanti dopo la sua morte]. Ogni volta che ci penso è come entrare in una stanza con un buco gigante, so che col tempo ci costruirò anche un recinto e magari cresceranno dei fiori, però quella sensazione resterà sempre. Era la persona che non dovevo perdere mai nella vita, a prescindere dal suo essere madre. […] Mia madre è legata intrinsecamente alla musica: non a caso per un po’ mi sono allontanato dal mio mestiere o, almeno, dal mio mestiere in pubblico.

Tornare sul palco, riabbracciando la musica e i fan in questo modo, è un grande segno di crescita personale per Mengoni. Nelle date torinesi appare finalmente a suo agio nel proprio ruolo, dialogando molto spontaneamente col pubblico: a una ragazza che gli grida «Marco, sei tanta roba!» risponde ridendo «Grazie, ma dovresti vedermi appena sveglio la mattina…»; legge i cartelloni delle prime file, uno di questi recita «Siamo maestre d’asilo, cantiamo una canzone insieme?» e lui improvvisa Il coccodrillo come fa; si scatta un selfie con il cellulare di una fan che, con un cartello, gli mostra una vecchia foto insieme a lui e la scritta «Replichiamo?». In un altro momento sceglie di non seguire la scaletta delle canzoni, omaggiando Giorgia con una cover del ritornello di Come saprei, per celebrarne i 30 anni dall’uscita.

Insomma, il pubblico non apprezza solo Mengoni, lo straordinario cantante. Apprezza anche e soprattutto “Marco”: una persona autentica, simpatica e alla mano. Non a caso si prende un lungo momento per ringraziare tutti, con parole sentite e sincere:

Volevo dire una cosa banalissima e molto semplice – però alla fine io sono semplice, cioè, nel senso… si capisce meglio – volevo dire grazie a ognuno di voi, che avete preso un treno, un aereo, un mezzo di locomozione per arrivare fin qui. In questa ripartenza dei palazzetti, quante volte mi sono misurato – come tanti di voi immagino – con l’aspettativa e sicuramente anche un po’ con la paura. Non faccio uscire un disco da un bel po’ di tempo: avere ancora la vostra fiducia e che sia così sostanziosa non era per niente scontato. Grazie, grazie veramente ad ognuno di voi, a tutte le persone che sono qui dentro: grazie

…e per il rapporto col resto del mondo

Mengoni si conferma un artista profondamente attento a ciò che accade nel mondo. Nella già citata intervista a Vanity Fair, non si è limitato a parlare del proprio dolore personale, ma ha anche preso posizione su temi politici e sociali: si è schierato apertamente contro Viktor Orbán per la messa a bando del Pride e ha dichiarato che l’Italia, dal punto di vista politico, non lo rappresenta affatto.

Proprio per la sua attenzione sociale e politica, i concerti non possono essere dei semplici momenti di intrattenimento:

Come artista io non smetto di prendere posizione, di piantare un seme di riflessione: da sempre il palco per me è un momento per condividere un messaggio, non pretendo di convincere nessuno ma mi piace che il pubblico esca dai miei concerti con spunti e domande.

Anche le date torinesi confermano questa visione dell’arte come responsabilità civile. Il tema del genocidio palestinese, per Mengoni, non può essere ignorato in un momento storico come quello attuale: durante il concerto, confessa persino che spesso gli risulta difficile pensare alla musica, sapendo che, nello stesso istante, nel mondo si consumano atrocità inaccettabili. Ecco perché sceglie di esporsi, dichiarando apertamente la propria posizione e quella di tutti i suoi collaboratori. Sul finale dello show, una semplice diapositiva su sfondo nero accompagna le note di uno dei suoi brani più intensi, Esseri umani, lasciando al pubblico un messaggio chiaro:

Le persone che hanno lavorato a questo spettacolo sono contro il genocidio e ogni forma di violenza perpetrata in ogni parte del mondo. Tutti abbiamo deciso da che parte stare, e tu?

Un ritorno necessario

I concerti torinesi non sono stati solo l’apertura di un tour: sono stati la prova che si può trasformare il dolore in presenza, la rabbia in azione, il silenzio in canto. Mengoni comunica tutto se stesso con la sua musica, con il suo corpo, con la sua voce e fa traboccare d’energia tutta l’Inalpi Arena.

Quello che, però, colpisce davvero – oltre al suo talento ormai consolidato – è il suo invito a non restare indifferenti: in un’epoca in cui si tende a separare la persona dall’artista, Mengoni sceglie di mostrarsi intero. E forse è proprio questa interezza, fragile ma autentica, la chiave del suo successo: farci sentire, ogni volta, che dietro quelle canzoni c’è un essere umano. Come noi.

Alessia Vinci

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