SPECIALE MAFIA: criticità in Commissione Antimafia

Venerdì 10 ottobre si è tenuta al Campus Luigi Einaudi la conferenza sulla mafiaLe radici del male, i frutti della speranza”, organizzata da Elsa Torino. A moderare era presente Fabrizio Schiavo, dal 2018 coordinatore nazionale del Movimento Agende Rosse. Ospiti relatori erano il dott. Antonino Di Matteo (del cui intervento si è parlato in due precedenti articoli), il giornalista Stefano Baudino, il dott. Luigi De Magistris, l’ingegnere Salvatore Borsellino.

La rubrica dedicata al tema della mafia, di cui questo è il terzo articolo, desidera restituire il contenuto della conferenza e condividere le preziose testimonianze di questi importanti ospiti. Oggi si riportano le parole di Stefano Baudino, giornalista, saggista e vincitore del Premio Internazionale Joe Petrosino e del Premio Angelo Vassallo.

Commissione Antimafia

La Commissione antimafia è una commissione d’inchiesta composta da senatori e deputati (esponenti del Parlamento) istituita per la prima volta nel dicembre del 1962 e rinnovata ciclicamente all’inizio di ogni legislatura. I temi di questa rubrica, dedicata alla mafia, riguardano in pieno l’operato della commissione parlamentare.

Ma cosa sta accadendo in Commissione Antimafia? Il giornalista Baudino apre il suo intervento con una critica molto dura: «Quello che sta accadendo in Commissione Antimafia è qualcosa di talmente vergognoso e dirompente che, come tutte le cose tali, non sta raccontando praticamente nessuno».

La composizione critica della Commissione

Nel maggio del 2023 una lunga lista di familiari di vittime di mafia e di terrorismo, tra cui Salvatore Borsellino, ha firmato una lettera contro la allora probabilissima elezione di Chiara Colosimo a capo della Commissione Antimafia. La quasi certa elezione della Colosimo, che poi avvenne, veniva contestata perché lei qualche anno prima, quando era consigliera regionale del Lazio (oggi onorevole di Fratelli d’Italia) si era fatta fotografare con Luigi Ciavardini, noto alle cronache per essere stato uno degli stragisti dell’attentato alla stazione di Bologna. Si tratta di una foto emblematica, tanto che i due protagonisti avevano le mani intrecciate. Baudino chiarisce: «I familiari delle vittime non chiedevano che, come è democraticamente legittimo fare, Fratelli d’Italia non proponesse un proprio candidato, ma che l’amica di uno stragista non presiedesse un organismo deputato anche a esaminare gli ormai assodati rapporti tra l’eversione nera, la massoneria, la criminalità organizzata e gli apparati dello Stato». L’appello pubblico dei familiari delle vittime finisce per cadere nel dimenticatoio, Meloni non risponde.

Nel giugno del 2023 una delegazione del Partito radicale si reca a Palazzo San Macuto, sede della Commissione Antimafia, per esprimere solidarietà alla Colosimo per gli spietati attacchi ricevuti. A far parte di questa delegazione c’è Mario Mori, ex capo del ROS dei carabinieri, finito sotto processo per svariati episodi come il favoreggiamento a Provenzano, il favoreggiamento per ritardata perquisizione del covo di Riina, il processo per la trattativa Stato-mafia.  

Alla fine di questo incontro si presenta ai microfoni Maurizio Turco, esponente dei radicali, che spiega le ragioni di questo incontro: «Siamo andati da Chiara Colosimo a esprimerle solidarietà rispetto alle critiche assurde sulla sua elezione. Confidiamo in un cambio di gestione politica della Commissione Antimafia che tenga conto di alcuni membri che sono in palese conflitto di interessi rispetto ai loro compiti precedenti». Secondo questa visione, in conflitto di interessi ci sarebbe Roberto Scarpinato, ex magistrato impegnato in processi contro la mafia. Il che è assurdo, insiste Baudino.

Conflitti di interessi poco chiari

Dopo questo incontro, la centrodestra presenta un disegno di legge (DDL), per sbattere fuori l’ex magistrato Scarpinato, con tanti vizi di incostituzionalità. Baudino esplica: «La relazione dello stesso DDL ammette che la norma ha origine per risolvere una questione nata all’interno di questa legislatura, quindi in palese violazione del principio di generalità della legge», che è uno dei principi base del diritto accanto al principio di astrattezza. La proposta non definisce in modo chiaro e tassativo quali situazioni concrete costituiscono conflitto di interessi. Si parla genericamente di conflitto di interessi per cariche ricoperte o attività svolte anche in passato che, sostiene Baudino, «vuol dire tutto e niente». In questo modo si lascia grande discrezionalità alla maggioranza politica che controlla la Commissione senza che vi sia, tra l’altro, un giudice terzo. Il giornalista chiarisce: «Lo decide la Commissione stessa chi buttare fuori».

Compresa la criticità della composizione della Commissione Antimafia, si parlerà del suo operato, altrettanto discutibile, nel prossimo capitolo della rubrica!

Nicole Zunino

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