Difesa europea tra militarizzazione e scioperi

“Vogliamo un altro futuro”, “Meno armi più welfare”, “La tua visita è stata rinviata, c’era da comprare un carro armato”. Così recitavano alcuni degli striscioni creati dai manifestanti in occasione dello sciopero generale del 12 dicembre indetto dalla CGIL contro la Legge di Bilancio 2026. Quest’ultima, presentata dal Governo Italiano alla Commissione Europea il 15 ottobre scorso, viene giudicata ingiusta dal Sindacato, che, di contro, rivendica salari più alti, il pensionamento anticipato, l’introduzione di una riforma fiscale equa e progressiva e, non in ultimo luogo, il no al riarmo.

La Legge di Bilancio, secondo MIL€X – Osservatorio sulle spese militari italiane, prevede per il 2026 una spesa militare totale di quasi 35 miliardi di euro. Tra difesa del Paese, acquisizione di armamenti, investimenti per basi militari e spese in ambito UE e tanto altro, si arriva a una crescita del 2,8% rispetto al 2025. In conformità con il trend positivo degli ultimi anni, il ministero della Difesa disporrà di 1,1 miliardi di euro in più.

Sebbene le spese in materia di difesa siano dirette anche ad attività che non hanno un’applicazione militare, è evidente il crescente intento di finanziare l’industria bellica, in linea con l’obiettivo di portare le spese militari al 3,5% entro il 2035 (attualmente si aggira intorno all’1,5%). Inoltre, di fronte alle pressioni della NATO per raggiungere la soglia del 5%, tale spesa è destinata ad aumentare sempre di più.

Secondo la CGIL, parte dell’opposizione, questi finanziamenti eccessivi difendono gli interessi economici dei grandi colossi dell’industria militare e tolgono fondi ad altri settori, come la sanità e l’istruzione. E sembra che anche molti cittadini la pensino così, vista l’adesione di circa 500 mila partecipanti alla manifestazione di venerdì scorso.

L’Europa si riarma

Gli investimenti italiani in materia di difesa sono perfettamente in linea con le richieste provenienti dall’Unione Europea. Sotto la spinta delle tensioni internazionali e delle pressioni della NATO, l’UE sta ridefinendo le proprie politiche di difesa, puntando su un rafforzamento militare senza precedenti. A marzo di quest’anno, la Commissione Europea ha annunciato il piano “ReArm Europe”, che prevede un aumento significativo della spesa per la difesa fino a 800 miliardi di euro.

L’iniziativa ha sollevato un forte dibattito sulla reale necessità di questi finanziamenti. I Paesi più esposti al pericolo della Russia, come Polonia, Stati Baltici e Germania, si sono dimostrati favorevoli. Altri, tra cui Italia e Spagna, mostrano posizioni più dubbie, caratterizzate da dibattiti interni. I più critici accusano l’UE di divulgare sentimenti guerrafondai e di voler combattere un nemico fantasma. Il riarmo viene interpretato come un’ideologia di guerra, che farà a pezzi l’economia e toglierà importanti finanziamenti al welfare.  

La controversia ha spinto la Commissione a cambiare il nome del piano in “Readiness 2030”, come se modificarne il nome ne alterasse la sostanza. La data fa riferimento al periodo entro il quale la Russia potrebbe avere la capacità necessarie per sferrare un attacco verso un membro dell’UE o della NATO.

Più recentemente, il 16 ottobre, la Commissione e l’Alto Rappresentante UE hanno presentato ai Paesi membri il “Preserving Peace – Defence Readiness Roadmap 2030“, un piano globale per rafforzare le capacità di difesa europee. Il progetto delinea obiettivi e traguardi chiari per essere “pronti” entro il 2030, sostenendo il proprio supporto per l’Ucraina.

Come si collocano gli altri Paesi europei?

Nell’ultimo anno, nei Paesi europei si è assistito a un incremento di quello che si potrebbe definire un “clima di guerra”. Le affermazioni del presidente francese Macron sulla necessità per l’Europa di prepararsi alla guerra, gli opuscoli diffusi da diversi governi con indicazioni su possibili scenari di conflitto, la proposta di inviare di truppe franco-britanniche in Ucraina e il famoso kit di sopravvivenza francese per le prime 72 ore di crisi sono dei chiari sintomi.

In particolare, ha fatto discutere la Germania che, con i nuovi finanziamenti alla difesa, si avvia a diventare la principale potenza militare in Europa. Entro il 2029, infatti, la Germania di Merz prevede di spendere 153 miliardi di euro all’anno per la difesa, un record storico dalla riunificazione della nazione, che corrisponderebbe al 3.5 del Pil nazionale.

Quello che ha destato più preoccupazione, però, è stata la riforma sulla leva militare, votata dal Bundestag il 5 dicembre. A partire dal 2026, sarà obbligatorio per gli uomini sopra i 18 anni effettuare una visita medica militare e compilare un questionario sulla loro idoneità e volontà di prestare servizio militare. Se l’esercito non riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi di reclutamento per il servizio volontario, alcuni dei cittadini registrati potrebbero essere convocati. Per le donne, invece, la registrazione è volontaria. L’approvazione della riforma ha provocato una serie di proteste in tutta la Germania, a cui hanno preso parte soprattutto giovani studenti, che si sentono lontani da queste politiche belliciste.

Secondo alcune interpretazioni, queste politiche rischiano di scatenare il cosiddetto dilemma della sicurezza: la militarizzazione di uno Stato viene percepita come minacciosa dagli altri Stati, che, a loro volta, rafforzano le proprie difese. Si innesca così una reciproca percezione di pericolo (anche quando questo pericolo di base non c’è) e una spirale di insicurezza che può portare alla guerra. All’interno dell’UE, sembra essere assodato che prima o poi la Russia di Putin proverà ad attaccare un Paese membro. Ma possiamo davvero esserne certi?

E, in caso positivo, vale la pena chiedersi chi dovrebbe combattere questa ipotetica guerra contro la Russia. Le nuove generazioni sono cresciute con il mito di un’Europa che, dopo essere crollata in frantumi a seguito di due sanguinose guerre mondiali, è riuscita a rimettere insieme i propri pezzi a suon di “mai più”. L’Unione Europea di Robert Schuman e Jean Monnet è nata da ideali di pace e cooperazione.

Oggi, invece, i leader politici europei sembrano inseguire obiettivi strategici e geopolitici in totale disconnessione con i principi e i bisogni reali dei cittadini. I più giovani si sentono lontani anni luce da concetti come la leva militare e la normalizzazione dell’idea di guerra, percepiti come anacronistici, perché evocano un passato che si credeva superato e sono incompatibili con le proprie aspettative di futuro.

Non rimane che aspettarsi tante altre piazze piene.

Francesca Zanasi

Fonti

Knapp Ferdinand, Nöstlinger Nette, “German military service reform triggers major youth protests”, Politico.eu, 5 dicembre 2025, ultima consultazione: 13 dicembre 2025, link: https://www.politico.eu/article/germany-youths-protest-military-service-reform/  

Liboreiro Jorge, “Brussels confirms ‘Rearm Europe’ rebrand after backlash from Italy and Spain”, Euronews, 21 marzo 2025, link: https://www.euronews.com/my-europe/2025/03/21/brussels-confirms-rearm-europe-rebrand-after-backlash-from-italy-and-spain

Lunday Chris, Barigazzi Jacopo, Kayali Laura, McLeary Paul e Cienski Jan, “Germany’s rearmament upends Europe’s power balance”, Politico.eu, 12 novembre 2025, ultima consultazione: 13 dicembre 2025, link: https://www.politico.eu/article/germany-rearmament-upends-europes-power-balance-military/

Pons Luca, “Quanti soldi ci sono per comprare armi nella Manovra 2026 del governo Meloni”, Fanpage.it, 30 ottobre 2025, ultima consultazione: 13 dicembre 2025, link: https://www.fanpage.it/politica/quanti-soldi-ci-sono-per-comprare-armi-nella-manovra-2026-del-governo-meloni/

Ufficio Stampa CGIL, “Sciopero: Cgil, adesione al 68%, mezzo milione in piazza”, CGIL Ufficio Stampa, 12 dicembre 2025, ultima consultazione: 13 dicembre 2025, link: https://www.cgil.it/ufficio-stampa/sciopero-cgil-adesione-al-68-mezzo-milione-in-piazza-b4uw10vy

Vignarca Francesco, “Spesa militare previsionale ‘pura’ in crescita di un miliardo nel 2026 per l’Italia”, MIL€X, 28 ottobre 2025, ultima consultazione: 13 dicembre 2025, link: https://www.milex.org/2025/10/28/spesa-militare-previsionale-pura-in-crescita-di-un-miliardo-nel-2026-per-litalia/

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