Sono quelli che comandano che decidono se uno deve diventare un eroe.
da Intervista con Pietro Micca di Umberto Eco
Con queste parole si chiude l’intervista impossibile di Umberto Eco, in cui Pietro Micca racconta — con la sua voce immaginaria — le circostanze che lo portarono alla morte durante l’assedio di Torino del 1706. Ma come si arrivò a quell’episodio? E perché Micca è passato alla storia come un eroe, “suo malgrado”?
La guerra di successione spagnola e l’assedio di Torino

Crediti immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Micca
Nel 1700, in seguito alla morte senza eredi del re di Spagna Carlo II, ultimo della dinastia Asburgo, si aprì una contesa tra le grandi potenze europee per la successione al trono. Il testamento designava come erede Filippo d’Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV. La prospettiva di un’unione tra Francia e Spagna sotto un’unica corona allarmò tuttavia gli altri regni d’Europa. Inghilterra, Austria, Olanda e altri stati minori formarono così una coalizione per contrastare l’espansionismo francese.
Ne scaturì un conflitto lungo e sanguinoso — la Guerra di Successione Spagnola — che si combatté su più fronti, in Europa e nelle colonie. Il conflitto ridisegnò gli equilibri politici del continente, segnando il declino della potenza spagnola e l’ascesa di nuove forze, come la Gran Bretagna e l’Austria asburgica.
Tra gli episodi più rilevanti del conflitto, spicca l’assedio di Torino del 1706. In quegli anni, il Ducato di Savoia rappresentava il naturale passaggio tra Francia e Spagna, mentre il territorio milanese era ancora sotto il dominio spagnolo. Per motivi strategici, Luigi XIV cercò di imporre al duca Vittorio Amedeo II un’alleanza con le forze franco-ispaniche. Ciononostante, il duca scelse di schierarsi con gli Asburgo, poiché il suo obiettivo era quello di uscire dalla guerra avendo conquistato piena indipendenza dello Stato sabaudo.
L’assedio alla città di Torino iniziò nel maggio del 1706. Le truppe francesi, forti di 40.000 uomini, tentarono invano di conquistare la capitale sabauda. La città resistette eroicamente sotto la guida del duca Vittorio Amedeo II e grazie al contributo decisivo del principe Eugenio di Savoia, che il 7 settembre sconfisse gli assedianti. La vittoria ebbe risonanza a livello internazionale e segnò l’inizio dell’ascesa del Piemonte sulla scena europea.
Torino e il segreto della sua Cittadella
La resistenza di Torino non fu solo questione di coraggio, ma anche di ingegno e organizzazione. Cominciamo dal considerare la poderosa Cittadella fortificata, provvista nella piazza d’armi di un grande pozzo — chiamato Cisternone — che garantì alla città una riserva d’acqua per tutto il periodo dell’assedio. Aggiungiamo il flusso di provviste fresche che riuscirono ad arrivare dalle cascine situate nella vicina Vanchiglia per quasi tutta la durata dell’assedio. Senza dimenticare il fondamentale ruolo dei cittadini, tutti “arruolati” in qualche modo nella difesa della città.

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Ultimo ma non per importanza, il vero asso nella manica era costituito da un ingegnoso sistema di gallerie di contromina, disposte su due livelli e profonde fino a quattordici metri. Queste strutture avevano due funzioni, entrambe fondamentali per difendere la città: intercettare i pericolosi attacchi sotterranei da parte del nemico e neutralizzarne i cannoni, con mine che portavano a compimento il piano della campagna militare grazie alle loro esplosioni sotterranee.
Una compagnia di soldati-minatori presidiava il sottosuolo, ascoltava i rumori degli scavi nemici e collocava cariche esplosive per sabotare le opere d’assedio. Era una guerra invisibile, fatta di silenzi, detonazioni e coraggio.
Pietro Micca, un eroe “suo malgrado”
Tra gli obiettivi principali dei francesi figurava l’individuazione di un accesso alle gallerie, al fine di penetrare nella Cittadella. Ma i piemontesi erano pronti a far saltare i cunicoli pur di impedirlo! Proprio in questo contesto si colloca il celebre gesto di Pietro Micca.
Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706, un gruppo di soldati francesi riuscì a introdursi in una delle gallerie con l’intento di provocare esplosioni per renderle impraticabili. Pietro Micca, umile soldato biellese della compagnia dei minatori, era di guardia proprio in quel tratto. Sapeva bene che le gallerie erano la più grande risorsa difensiva della città di Torino. Intuendo il pericolo imminente, tentò di far esplodere la gradinata che collegava la galleria superiore a quella inferiore. Provò con un barilotto da 20 chili di polvere da sparo ma la miccia, forse bagnata, non funzionò. Il tempo stringeva dunque decise di accenderne una seconda, molto più corta.
Secondo la tradizione, per mettere in salvo il compagno che era con lui, Pietro Micca gli avrebbe detto: «Vai, che sei più lungo di una giornata senza pane!» Subito dopo accese la miccia e si lanciò giù per la scala nel tentativo di fuggire, ma non riuscì a mettersi in salvo in tempo e fu travolto dall’esplosione. Il suo corpo fu ritrovato dilaniato, a quaranta passi dalla scalinata. Il suo sacrificio arrestò l’avanzata francese e, forse, salvò la Cittadella.
L’intervista impossibile di Umberto Eco
Umberto Eco, nella sua intervista impossibile, dà voce a Pietro Micca per raccontare il suo gesto non come un atto di eroismo retorico, ma come espressione del senso del dovere. Micca non cercava la morte perché, come ogni essere umano, avrebbe volentieri evitato di morire. Ma agì, consapevole del rischio, per impedire l’ingresso del nemico.
Nella Nota che precede il testo, Eco riflette sul concetto di eroismo, criticando la retorica del sacrificio volontaristico. Il vero eroe, secondo lui, non è chi cerca la morte per gloria, ma chi muore — malvolentieri — cercando semplicemente di fare bene il proprio mestiere. Spesso, conclude con amarezza Eco, l’eroe muore per colpa di altri, gli stessi che poi ne celebrano il sacrificio con corone e monumenti.
Il Museo Pietro Micca
Oggi, in via Guido Amoretti, sorge il Museo Pietro Micca, proprio in uno dei punti in cui l’artiglieria francese era posizionata per colpire la Cittadella. Il museo è collegato al sistema originale delle gallerie di contromina che ne costituiscono il cuore pulsante. Il percorso di visita guidato si snoda in modo suggestivo tra cunicoli tortuosi, illuminati dalle “lanterne dei minatori” incastonate nella pietra.
Una targa ricorda uno dei luoghi più emozionanti, proprio la scala dove Pietro Micca compì il suo gesto eroico. La scala di pietra è stata riscoperta solo nel 1958 e conserva ancora le tracce dell’esplosione. Una semplice croce di legno e una corona di fiori rossi segnano, invece, il punto in cui fu rinvenuto il corpo senza vita di Pietro Micca. In cima alla scala, un’altra corona rende omaggio ai soldati francesi, anch’essi caduti eroicamente in quella calda notte d’agosto del 1706.
Ancora oggi, percorrendo le gallerie sotterranee della Cittadella, si avverte l’eco di quel gesto che ha segnato la storia. Più che una semplice visita, quella al Museo Pietro Micca è un’immersione nella memoria della città che celebra l’eroismo silenzioso, che non cerca riconoscimenti ma continua a lasciare tracce.
Barbara Ferrari
Fonti
Eco Umberto, Intervista con Pietro Micca dalla raccolta Il secondo Diario Minimo, Milano, Bompiani, 1992.
Museo Pietro Micca, I luoghi, ultima consultazione: 1° novembre 2025, link: https://www.museopietromicca.it/tour-di-visita/
Rai, Le interviste impossibili (programma radiofonico Rai, 1973-1975), Umberto Eco intervista Pietro Micca, registrazione: 10 aprile 1975, ultima consultazione: 1° novembre 2025, link: https://www.youtube.com/watch?v=y9NuL63-iLU
Wikipedia, Assedio di Torino, ultima consultazione: 1° novembre 2025, link: https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Torino
Wikipedia, Guerra di successione spagnola, ultima consultazione: 1° novembre 2025, link: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_successione_spagnola
Wikipedia, Pietro Micca, ultima consultazione: 1° novembre 2025, link: https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Micca

