Arras, venerdì 13 ottobre 2023, un ventenne jihadista ceceno entra nel suo vecchio liceo e uccide un professore. Bruxelles, 16 ottobre 2023, un uomo tunisino spara su tre persone uccidendone due di origine svedese. In entrambi gli attacchi, gli attentatori hanno urlato “Allah Akbar”, espressione che la cultura occidentale riconduce al terrorismo di matrice islamica perché spesso pronunciata durante gli attentati. Sono numerosi gli allarmi bomba in Europa. Prima a Parigi, con l’evacuazione del Louvre e di Versailles, poi il falso allarme nel ghetto di Roma. L’area Schengen è in crisi e per l’aggravarsi della situazione in Medio Oriente e l’aumento dei flussi migratori, l’Italia sospende il trattato per la libera circolazione in Europa per ragioni di sicurezza nazionale. Gli eventi recenti sembrano aver riportato indietro nel tempo la memoria a quando i mass media non facevano altro che parlare di ISIS e radicalismo islamico1.
Ma che cos’è il terrorismo di matrice islamica e perché è importante sottolineare che non è assimilabile all’Islam?
Origine di una religione: l’Islam
L’Islam è una delle principali religioni monoteiste del mondo. Il Profeta Maometto nel 610 rivelò di aver ricevuto l’illuminazione dall’arcangelo Gabriele sulla vera parola di Dio. La rivelazione venne raccolta nel testo sacro del Corano, pilastro della nascente religione islamica. Maometto nacque a Mecca, una zona eterogenea dove politeisti, cristiani, ebrei e monoteisti convivevano senza una vera e propria comunità religiosa. Quando il Profeta presentò l’idea di un unico Dio e la sottomissione ad Allah, l’élite di Mecca non fu favorevole e questo spinse Maometto a trasferirsi a Medina, dove fece nuovi proseliti. È in questo luogo che il Profeta, grazie alle sue predicazioni, fu capace di costituire il primo nucleo della comunità islamica, detta umma. La religione arabo-islamica cominciò a diffondersi in Medio Oriente raggiungendo Egitto, Iran e Siria. Dopo la morte di Maometto, nel 632, ci fu un dibattito su chi dovesse succedergli: alcuni credevano che i successori dovessero essere suoi parenti, mentre altri pensavano che dovessero essere scelti tra i suoi collaboratori. Inizialmente venne scelto il califfo (guida politica-spirituale) fra i collaboratori del Profeta, ma nel 656 divenne califfo il genero di Maometto, Alì. Fu questo evento a portare alla divisione fra sunniti e sciiti.
I sunniti, che oggi rappresentano circa l’85% dei musulmani, appoggiarono Abu Bakr (amico e collaboratore di Maometto). Il termine fa riferimento agli atti del Profeta e ai suoi insegnamenti (sunna).
Gli sciiti sono coloro che appoggiarono Alì; infatti, il termine deriva dall’arabo Shi’atu Ali, che viene tradotto come “sostenitori di Alì”. I leader religiosi sono gli ayatollah, un riflesso di Dio sulla Terra.
La divisione nell’Islam si consolidò quando Hussein, figlio di Ali, fu ucciso a Kerbala (Iraq) nel 680 dalle truppe del califfo sunnita. I governanti sunniti mantennero il controllo politico, mentre gli sciiti cercarono guida dagli imam, discendenti diretti di Ali. Nel tempo, le credenze religiose dei due gruppi iniziarono a differenziarsi.
Colonialismo europeo e Stato Islamico
Dopo la Prima Guerra Mondiale, i confini dei paesi cambiarono in Europa e nel Medio Oriente. Questo accadde perché molte antiche istituzioni imperiali crollarono a causa della guerra e delle lotte dei popoli per l’indipendenza. I nuovi confini furono stabiliti in modo spesso arbitrario. Nell’Europa orientale, per esempio, ci furono grandi cambiamenti nei confini a causa del crollo degli imperi austro-ungarico e russo. In Medio Oriente, l’Impero Ottomano scomparve, e questo portò a una nuova divisione della regione. I paesi europei, come Francia e Gran Bretagna, presero il controllo di queste regioni e di nuovi stati come Iraq, Israele, Giordania, Libano, Siria, Kuwait e Arabia Saudita. Questa divisione non sempre ha tenuto conto delle differenze religiose ed etniche delle persone che abitavano le aree, portando spesso a tensioni e conflitti. Gli interessi principali di questi paesi europei erano il controllo delle vie di comunicazione, il commercio e, soprattutto, l’accesso alle risorse petrolifere. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto duraturo sulla politica e sulla stabilità di queste regioni provocando conseguenze che durano tutt’oggi.
È difficile ricostruire il momento esatto in cui i movimenti jihadisti si sono creati perché si tratta, piuttosto, di una radicalizzazione lenta, di diversi gruppi, verso posizioni conservatrici che aspirano alla fondazione di uno Stato Islamico rivendicando il titolo califfale. L’obiettivo sin dagli anni Venti e Trenta del Novecento dei radicali islamisti è stato quello di riunificare in chiave religiosa la comunità di fedeli, liberando le terre dell’Islam dai governi nazionalisti occidentali e filoccidentali. Andrea Manciulli, studioso di storia militare, identifica due epicentri del jihadismo verso l’Occidente: la guerra di indipendenza algerina e la liberazione dell’Afghanistan dopo l’invasione sovietica. Durante il conflitto per indipendenza dell’Algeria nel 1962, emerse una parte jihadista che mirava a creare uno stato islamico e a colpire obiettivi occidentali. Questo ha portato all’istituzionalizzazione di molte organizzazioni terroristiche in Nord Africa. Un altro punto di svolta cruciale fu la guerra in Afghanistan, quando i mujahidin combatterono contro l’invasione sovietica insieme ad altri paesi filoccidentali. Dopo il successo in Afghanistan, ci fu una scissione tra questi combattenti e una parte che si rivolse contro l’Occidente per creare uno stato islamico insieme ai talebani, da cui nacque Al Qaeda, che significa “base di addestramento”. Questo movimento si diffuse successivamente in tutto l’Occidente, sfruttando spazi geopolitici vuoti, stati falliti e guerre civili in luoghi come Siria, Iraq, Somalia e Libia. Altri eventi, come la rivoluzione iraniana e le dinamiche post-Guerra Fredda, hanno anche influenzato la creazione e la consolidazione del radicalismo islamico. Questo radicalismo non è solo di natura geopolitica ma anche socioculturale, spesso radicandosi nelle periferie occidentali, dove esistono forti fratture identitarie. Inoltre, l’uso del Web ha permesso a individui simpatizzanti di radicalizzarsi, contribuendo al terrorismo legato al jihadismo.
Decodificare il terrore per combattere l’islamofobia
Il conflitto fra Hamas e Israele ha sollevato tensioni e preoccupazioni all’interno delle comunità arabe e musulmane in Europa. La situazione è evidenziata in un articolo del Financial Times, che sottolinea la paura della stigmatizzazione e gli attacchi islamofobi che queste comunità stanno subendo alla luce della situazione globale attuale. Per combattere il razzismo islamofobo è essenziale promuovere la comprensione interculturale e l’educazione, incoraggiare il dialogo tra diverse comunità e sensibilizzare all’importanza della diversità e dell’inclusione. Le istituzioni governative, le organizzazioni della società civile e i mezzi d’informazione possono svolgere un ruolo chiave per comprendere la realtà complessa che ci circonda.
Alexandra Onofreiasa.
Fonti:
https://europaatlantica.it/osservatorio-strategico/2022/02/3579/
https://it.wikipedia.org/wiki/Jih%C4%81dismo
Articolo Financial Times: Israel-Hamas war hits close to home for Europe’s Muslims.
- Fonte: Ministero dell’Interno. Per una riflessione sui termini estremismo, fondamentalismo e radicalismo: https://bit.ly/3S5HQPb ↩︎
