Rotten Tomatoes: Popolarità e Controversie nella Recensione Cinematografica

Il popolare sito Rotten Tomatoes, utilizzato da milioni di appassionati cinefili, sta subendo da ormai qualche anno pesanti critiche, sia da parte di registi e addetti ai lavori che dai critici stessi: viene infatti accusato di aver decretato la fine della critica cinematografica nel senso più professionale del termine. Ma iniziamo con ordine e cerchiamo di capire come Rotten Tomatoes sia nato e come sia riuscito a imporsi nel vasto panorama cinematografico attuale.

Le origini/oggi

Fondato nel 1998 da un gruppo di studenti universitari della University of Southern California, viene chiamato letteralmente “pomodori marci” per via del modo in cui il pubblico contestava le performance in teatro lanciando pomodori contro gli attori. All’inizio prevedeva una manutenzione completamente manuale, mentre oggi la maggior parte del funzionamento del sito è automatizzata e un team di circa trenta persone si occupa di verificare le valutazioni dei film.

La differenza principale sta però proprio qui; nel 1998 infatti il numero di critici cinematografici era notevolmente più basso di oggi, semplicemente per un motivo di visibilità e spazi disponibili. Se volevi diventare un critico, dovevi studiare e poi cercare di entrare a far parte di una redazione giornalistica. I posti erano quindi decisamente limitati; oggi invece ci sono moltissime possibilità in più e i percorsi non sono così standardizzati come una volta. Le piattaforme sono molteplici, a partire dai blog online fino a Youtube e Tik Tok, i media per esprimere la propria opinione sono alla portata di tutti. E qui arriviamo a un punto cruciale del dibattito intorno a Rotten Tomatoes: se la possibilità di esprimere un’opinione su un film non richiede necessariamente di essere esperti in materia e la recensione viene equiparata allo stesso livello di quella di un critico del Guardian, del New York Times o di altre testate tendenzialmente autorevoli, come può essere affidabile il sistema su cui si basa il sito?

Crediti: Studiobinder https://www.studiobinder.com/blog/rotten-tomatoes-ratings-system/

L’attendibilità del tomatometer

Rotten Tomatoes crea una percentuale in base al successo (di critica e di pubblico separatamente) che un film ha. Se le valutazioni positive sono molte la percentuale sarà alta (fresh), mentre se quelle negative sono la maggior parte allora sarà bassa (rotten appunto). Il problema è che un film con 100 recensioni sufficienti sarà un certified fresh, mentre uno con 50 recensioni più che sufficienti e 50 lievemente insufficienti no, perché il sistema di calcolo di basa sulla percentuale di recensioni che sono positive e non sulla media, dunque non si basa sulla qualità, ma sulla quantità. Nel 2018 il sito inoltre sarebbe stato protagonista di una truffa orchestrata da un’agenzia pubblicitaria, la Bunker 15, per promuovere il film Ophelia. In seguito a delle proiezioni con la stampa, il film aveva ottenuto una percentuale abbastanza bassa, del 46%, e, secondo il sito Vulture, l’agenzia avrebbe pagato diversi recensori per farli scrivere positivamente della pellicola, in modo da alzare il tomatometer e convincere più persone ad andare al cinema a vederlo. L’obiettivo è stato raggiunto: dopo il lavoro di Bunker 15, la percentuale era salita al 62%, e il film era stato certificato come fresh.

Crediti: Reddit https://www.reddit.com/r/movies/comments/qyxnhj/how_rotten_tomatoes_scores_can_be_terribly/?rdt=44250

Il potere e i limiti di Rotten Tomatoes

Rotten Tomatoes rimane uno dei siti più importanti come guida per il pubblico delle sale cinematografiche, nonostante i produttori lo odino, e anche i registi si siano fatti sentire, uno tra tutti Martin Scorsese. Il sistema ha imposto il proprio metodo cambiando radicalmente il modo con cui il pubblico si approccia alla critica, rendendolo troppo semplice e intuitivo per essere realmente rappresentativo di un’opinione comune e diffusa. Anche se in questo modo ha finito per avere più potere di quanto nessun altro sito di critica ne abbia mai avuto, il tomatometer è difettoso e rischia di appiattire il ruolo della critica in generale. Sempre più spesso una recensione si riduce all’enunciazione dei pro e dei contro di un film, limitando la sua vera funzione, ovvero articolare un discorso per riflettere sulle idee che trasmette la pellicola, mettendo da parte la sua mera valutazione (bello/brutto). Riprendere in mano il ruolo della critica dovrebbe essere nell’interesse di tutti, soprattutto per gli appassionati di cinema, o i film finiremo per ricordarli solo in base a fredde, analitiche percentuali (o peggio pomodori marci).

Fabrizio Mogni

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