La Caduta della Casa degli Usher: il gioiello di Mike Flanagan

La Caduta della Casa degli Usher è l’ultima serie Netflix di Mike Flanagan, già regista e ideatore delle serie antologiche The Hauting Of Hill House e The Haunting Of Bly Manor. Flanagan è noto per le sue atmosfere cupe e gotiche, con trame a dir poco disturbanti e allo stesso tempo grottesche.

La Caduta della Casa degli Usher è una rielaborazione di più opere di Edgar Allan Poe e la trama, in sintesi, è la seguente: Roderick Usher, capostipite della famiglia e dell’impero della “Fortunato Pharmaceuticals” vede i suoi sei figli morire uno dopo l’altro a distanza di pochi giorni. La serie inizia proprio con i funerali degli ultimi tre figli, in una chiesa vuota e senza anima “viva”, se non quella degli ultimi Usher rimasti. Ma a portare avanti la trama è Roderick, che, uno dopo l’altro, vede comparire i fantasmi dei figli defunti e diventa il tramite per raccontarne le morti.

La serie è costellata di riferimenti letterari, come tutte le serie firmate Flanagan. Ogni episodio ha un nome di un racconto o di una poesia di Poe dalla Maschera della Morte Rossa al Gatto Nero e Il Cuore Rivelatore; e non solo, anche i personaggi hanno nomi molto cari al re del gotico: Lenore, Arthur Gordon Pym, Prospero, Annabel, Tamerlane e così via. Insomma, un riferimento letterario dopo l’altro, viene costruito il cuore pulsante della serie, che ruota attorno all’impero costruito da Roderick e alle conseguenze di certe azioni. Il “corvo” – che qui diventa ciò che fa inceppare il meccanismo e non permette al cuore di battere regolarmente – è Verna, interpretata da Carla Gugino, che altro non è che l’anagramma di “raven”, cioè corvo. È lei che appare poco prima delle morti dei figli e che, in qualche modo, concede una scelta: ammettere di essere arrivati a quel punto per ambizione e potere o non farlo e pagarne le conseguenze.

Ogni episodio può essere interpretato su un piano logico o su un piano irrazionale: si possono leggere tutte le morti come una serie di conseguenze logiche o come una serie di conseguenze soprannaturali. Se prendiamo la morte del primo figlio – che no, non vi spoilero –, dopo aver digerito la scena molto cruda e violenta, si rimane attoniti e non si riesce realmente a capire cosa sia successo. Appena Roderick aggiunge qualche dettaglio in più, ci si rende conto che se si è arrivati a quel momento è per una serie di scelte che si potevano evitare, ma che non si è fatto perché l’arroganza – altro elemento che causa gran parte di queste morti – ha preso il sopravvento. E non solo: il file rouge che lega tutto è proprio l’industria che ha creato Usher senior, perché i luoghi in cui i figli perdono la vita, sono direttamente collegati alla Fortunato Pharmaceuticals. Infatti, sono i luoghi a essere i protagonisti della serie, esattamente come i racconti di Poe, dove la casa, anzi, molto spesso la “tenuta” è viva, come se respirasse anche lei. Era evidente in The Hauting of Bly Manor, dove la casa e tutto ciò che la circondava era la coprotagonista per eccellenza. Ed era, in qualche modo, evidente anche in Midnight Mass, dove l’isola era un unico essere con un centro pulsante, la chiesa, ma isolato dal resto del mondo. E qui le case degli Usher rappresentano ciò che hanno seminato: nell’episodio intitolato Il gatto nero, Napoleon sente nei muri della casa il gatto e, in un impeto di pazzia, li distrugge come l’abuso di droga ha distrutto lui.

Nel racconto originale di Poe che dà il titolo alla serie, la casa presenta fin da subito una crepa che molto evidente, che spezza in due la casa alla fine del racconto; qui la crepa è la famiglia Usher stessa, che con le sue ambizioni di eternità e controllo ha finito per crollare.

Insomma, La Casa degli Usher è una serie ricca di colpi di scena e di chicche letterarie che si possono scoprire se si guarda all’alto, come il corvo.

Alessandra Tiesi

Fonte Immagine: https://shorturl.at/epqST

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