
Il 3 dicembre 2023, il Vulcano Marapi erutta alle ore 14:54 (ora locale), causando una colonna eruttiva di circa 3 chilometri. Le autorità avrebbero, così, emesso un’allerta di livello 3, impedendo l’avvicinamento della popolazione a meno di tre chilometri di distanza. Si parla già, purtroppo, di una decina di vittime.
Il Monte Marapi è lo stratovulcano più attivo dei 130 vulcani attivi dell’arcipelago indonesiano, situato nell’Isola di Sumatra; è alto 2891 metri e dal 1548, conta ben 68 eruzioni. Il significato del suo nome è, infatti, emblematico, in quanto si traduce letteralmente in “montagna di fuoco”.
Secondo le prime comunicazioni, l’eruzione del Marapi avrebbe avuto una durata di quattro minuti e 41 secondi circa; la colonna di fumo e cenere, alta circa 3 mila metri, avrebbe fatto ricadere detriti su tutti i villaggi situati nella zona est del monte.
L’attività vulcanica, registrata dall’Istituto di Vulcanologia Indonesiano, sarebbe iniziata nei primi mesi dell’anno, più precisamente tra il 7 gennaio e il 20 febbraio 2023. La colonna eruttiva si aggirava tra i 75 e i 1000 metri. L’attività vulcanica si sarebbe, quindi, interrotta fino a oggi, il Monte sarebbe stato caratterizzato solo da una persistente sismicità, rimasta più o meno stabile ormai dal 2011.
Ciò che è importante sottolineare, dell’eruzione di questo 3 dicembre, è il fatto che pare non sia stato registrato nessun aumento del tremore sismico, che solitamente anticipa un’attività vulcanica di questo genere. Questo sarebbe sintomo di quanto l’esplosione sia stata violenta e il processo eruttivo molto rapido.

L’immagine soprastante fa parte del comunicato rilasciato dall’Istituto di Vulcanologia Indonesiano nella quale vengono evidenziate in rosa le zone più a rischio, le zone gialle sono, invece, i probabili percorsi coinvolti dalle colate laviche.
Le autorità avrebbero ordinato l’evacuazione dei residenti nei territori entro i 5 chilometri dal cratere; inoltre, la popolazione è stata invitata a munirsi di strumenti di prevenzione quali maschere, occhiali protettivi e simili, distribuite dalle autorità, in particolare l’appello è andato agli abitanti di Bukittinggi, essendo uno dei centri abitati più vicini alla zona di pericolo.
Dalle prime notizie giunte dai giornali locali, sappiamo che al momento dell’esplosione un gruppo di 75 escursionisti stava visitando l’area. Di questi, in un primo momento, ne sono stati individuati undici corpi, ma già dall’ultimo bilancio il numero delle vittime è salito a 22 mentre altri 49 di questi sarebbero stati soccorsi ed evacuati per essere poi trasportati negli ospedali più vicini, tutti gravemente ustionati. Un team di più di 160 persone, tra polizia e soldati sono stati inviati proprio per tentare di salvare il maggiore numero possibile di questi 75 escursionisti e altri possibili scalatori. La squadra ha lavorato incessantemente anche durante la notte per trasportare il maggior numero di persone fino alle pendici del vulcano dove, ad attenderli, c’erano numerose ambulanze e personale di primo soccorso. La ricerca dei restanti scalatori è stata poi interrotta lunedì a seguito di una nuova eruzione.
Le eruzioni del Marapi sono, purtroppo, notoriamente poco prevedibili a causa della velocità alla quale avvengono e alla vicinanza dello strato vulcanico attivo alla superficie.
L’Indonesia è, inoltre, uno dei Paesi attraversato dalla così detta Cintura di Fuoco, quella zona creatasi a causa della subduzione delle placche oceaniche con quelle continentali che, sovrapponendosi le une sulle altre, vanno a formare questi territori caratterizzati da un’altissima sismicità e presenza vulcanica.
Proprio per questo motivo Paesi come il Giappone, la Polinesia, la Nuova Zelanda e la stessa Indonesia hanno messo a punto protocolli e misure precauzionali, proprio per rispondere a questi eventi atmosferici. Purtroppo questi, di fronte alla violenza incontrollata della natura, risultano spesso non sufficienti.
Alice Musto

