Scorrendo i vari contenuti di Instagram mi è capitato sotto gli occhi un approfondimento del giornale Domani1 sulla percentuale di autrici donne studiate nelle scuole e, senza neanche troppa sorpresa, ho scoperto che i dati sono bassi: a scuola ci sono pochissime autrici nei libri di letteratura, eppure il contributo delle donne è stato essenziale tanto quanto quello degli uomini. Nel post si parlava di una rappresentanza femminile tra il 2,74% e l’8,83%: questo vuol dire poco più di qualche paragrafo (in casi rari, capitolo) dedicato alle autrici.
Il post2 fa riflettere su un punto fondamentale: come si può parlare di uguaglianza se si reitera un modello androcentrico?
Molti circumnavigano la domanda facendo riferimento al mancato aggiornamento delle linee guida del Ministero dell’Istruzione. Ma questo, che di per sé può anche essere vero, non evidenzia il problema principale, cioè la cultura patriarcale che vuole continuare a fomentare l’idea dell’inferiorità della donna in tutti gli ambiti. Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé scriveva che gli uomini hanno costruito il mito della inferiorità della donna perché avevano bisogno di riflettersi in uno specchio (le donne stesse) e sentirsi più alti. Ma quando quello specchio si rompe, perché le donne acquisiscono consapevolezza di sé, cade in pezzi anche la figura riflessa e allora — perdonatemi il salto senza troppe precisazioni — si finisce per avere un canone letterario in cui si ignorano le donne. E succede con tutte le letterature, ma in particolare con quella italiana.
Guardando a vari dati, la percentuale di corsi universitari italiani dedicati a letterate è molto bassa, soprattutto se paragonata a quelle di analoghi corsi in territorio europeo e statunitense: nell’anno accademico 2016-2017 nel Regno Unito su venti dipartimenti di italianistica soltanto uno non includeva alcuna scrittrice, in Italia tra il 2018 e il 2019 il rapporto era di circa 91 autori contro 9 autrici! Questi dati fanno ancora più impressione se pensiamo che dal Novecento a oggi non è cambiato quasi niente. E non si tratterebbe di studiare “soltanto” le autrici, si tratterebbe di includere anche teoria letteraria e critica femminista. Ma non è finita qui: sembrerebbe che nei programmi di studio universitari e scolastici italiani (tenendo anche conto della manualistica in generale), se ci sono autrici queste difficilmente siano italiane, come se si preferisse dare più spazio alle autrici straniere e meno a quelle connazionali3.
Ritornando alla domanda di partenza, non riscontrare nessun’autrice (o pochissime) nel percorso scolastico vuole dire crescere pensando che le scrittrici abbiano un ruolo minore rispetto agli scrittori, come se non fossero allo stesso livello. Eppure, autrici come Anna Banti, Goliarda Sapienza e Isotta Nogarola valgono tanto quanto Gadda, Manzoni e Machiavelli. Anzi, avere anche il confronto con la parte “femminile” renderebbe più completo il panorama letterario e darebbe molti più punti di vista. A questo andrebbero aggiunti anche autori e autrici non bianchi e migranti o che parlano di queste tematiche nei loro libri. Un esempio su tutti: studiare Igiaba Scego a scuola vorrebbe dire introdurre l’argomento degli studi postcoloniali e, di fatto, staccarsi da quella visuale monolitica che contraddistingue la scuola italiana. A questo andrebbe aggiunto un linguaggio consono e non discriminatorio, che cerchi di superare una certa retorica androcentrica.
Una visuale così ampia consentirebbe di avere un dibattito aperto e una critica letteraria estesa e inclusiva. Sicuramente non bastano poche ore non obbligatore di “educazione alle relazioni”.
Alessandra Tiesi
Fonti e riferimenti
La fonte principale, come indicato in nota, è stata Alberica Bazzoni, Canone letterario e studi femministi. Dati e prospettive su didattica, manuali e critica letteraria per una trasformazione dell’italianistica.
- https://www.editorialedomani.it/ ↩︎
- https://www.editorialedomani.it/la-scuola-italiana-ha-gia-rimosso-le-voci-femminili-dai-libri-di-testo-e-dai-programmi-rw5vcy7w ↩︎
- Alberica Bazzoni, Canone letterario e studi femministi. Dati e prospettive su didattica, manuali e critica letteraria per una trasformazione dell’italianistica ↩︎
Crediti immagine di copertina: https://www.editorialedomani.it/la-scuola-italiana-ha-gia-rimosso-le-voci-femminili-dai-libri-di-testo-e-dai-programmi-rw5vcy7w
