
Fra le imminenti sfide scientifiche del futuro si distingue senz’altro la “nuova corsa alla Luna”, ottimisticamente prevista per la fine del 2024: si tratta del programma di esplorazione spaziale Artemis, che comprende una serie di missioni iniziate nel 2022 e guidate dalla NASA e che condurranno nuovamente, a distanza di circa cinquant’anni, l’uomo sulla Luna.
Uno dei memorabili eventi del XX secolo fu la riuscita della missione statunitense Apollo 11, che permise all’uomo di imprimere la propria impronta sul suolo lunare, precisamente il 20 luglio 1969, data che rappresentò un’enorme svolta scientifica, ma anche economica e geopolitica.
All’epoca, come oggi, emerse un dibattito circa gli elevati costi delle missioni spaziali, considerate remote e perciò subordinate all’urgenza di risorse utilizzabili per questioni riguardanti la vita quotidiana e l’organizzazione degli Stati. A rispondere alle polemiche sollevatesi fu Ernst Stuhlinger, direttore scientifico della NASA, che sostenne l’utilità degli studi e delle scoperte relative allo spazio, poiché applicabili nella risoluzione di problemi sulla Terra.
Effettivamente, risulta decisivo il ruolo assunto dagli eventi finora descritti nello sviluppo tecnologico degli ultimi anni: pensiamo all’impiego di satelliti artificiali che monitorano le condizioni metereologiche; o all’ambito delle telecomunicazioni, grazie a cui guardiamo la televisione e inviamo messaggi; o ancora alla medicina, che nelle ecografie utilizza delle telecamere ad alta risoluzione introdotte dalla NASA per osservare i corpi celesti, le quali consentono di visualizzare la struttura anatomica degli organi interni… insomma, si è trattato di una vera e propria rivoluzione.
Da quanto emerso, risulta innegabile la rilevanza tecnologica ed economica che assume la ricerca astronomica, anche e soprattutto in epoca attuale.
Uno degli obiettivi del progetto Artemis è l’ampliamento della “space economy”, che si concretizza nella combinazione di tecnologie spaziali e digitali, con l’obiettivo di sviluppare opportunità tecnologiche e di commercio in diversi settori. Essa comprende due comparti: uno “upstream”, che riguarda la progettazione e costruzione di infrastrutture e veicoli spaziali, mentre il segmento “down stream” include gli effetti prodotti sull’economia dalle tecnologie spaziali e dalla loro applicazione sulla Terra.
Le altre ragioni che hanno contribuito alla nascita del progetto sono svariate, ma possiamo limitarci ad elencarne alcune tra le più rilevanti e discusse.
Di particolare interesse scientifico ed economico è la possibilità di estrarre materiali dalla superficie lunare, dalla cui lavorazione si potrebbe ricavare un isotopo leggero dell’elio (He-3), rarissimo sulla Terra e ideale reagente per le reazioni di fusione nucleare. La ricerca in merito non è conclusa, anzi risulta problematica; tuttavia, l’isotopo ricavato potrebbe essere utilizzato per produrre energia nucleare pulita, poiché non rilascerebbe scorie radioattive, il cui smaltimento risulta una notevole difficoltà e causa di inquinamento.
A proposito di sostenibilità, la NASA si propone di realizzare veicoli riutilizzabili, di istituire una base autonoma sul satellite e di estrarre ossigeno e acqua dal suolo lunare, potenzialmente sfruttabili per produrre carburante direttamente in loco. Secondo i recenti studi degli scienziati dell’Università di Nanchino si tratterebbe di un processo che imita la fotosintesi, i cui elementi di partenza sarebbero l’acqua estratta dalle riserve di ghiaccio lunari e l’anidride carbonica prodotta dagli astronauti tramite la respirazione. Per mezzo della luce solare si separerebbero ossigeno e idrogeno e si ricombinerebbe quanto ottenuto con le molecole di anidride carbonica, producendo idrocarburi per idrogenazione utilizzabili come combustibili, che, oltre ad inquinare, attualmente costituiscono l’ingombro e il costo maggiore delle spedizioni.
Da ultimo, ma non per importanza, le missioni sulla Luna consentono di testare e collaudare sistemi, strutture e habitat umani, come punto di partenza per la futura, e per ora irrealizzabile, spedizione con equipaggio su Marte, una sfida di portata incomparabilmente maggiore rispetto a quella superata nel 1969 con la riuscita della missione Apollo 11, che pur rimane uno dei più grandi traguardi dell’umanità.
Gaia Romano
