Il 23 gennaio 2024 è stato approvato in Senato – votato da tutti i senatori della coalizione di maggioranza – il DDL presentato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.
Il disegno di legge riguarda l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Può apparire una questione tecnica e complessa, e lo è. Ma non si tratta di una questione astratta, anzi, avrà dei riflessi più che concreti sulla vita di ciascuno di noi. La professoressa di Diritto costituzionale presso l’Università di Torino Alessandra Algostino avverte, infatti, che questa riforma rischia di minare il principio fondamentale dell’universalità dei diritti: “Senza universalità un diritto non è più tale, si trasforma in privilegio”.
Sarà quindi importante cercare di capire cosa comporterebbe l’eventuale approvazione definitiva della legge. Va premesso che dagli anni Settanta in poi le Regioni hanno progressivamente assunto maggiori poteri – in quegli anni iniziano ad essere approvati gli statuti regionali – e questo in conformità alla stessa Costituzione che riconosce le autonomie locali.
La legge Calderoli stabilisce la procedura per applicare l’articolo 116, entrato a far parte della Costituzione a seguito della riforma del Titolo V del 2001. Le regioni che lo vorranno potranno, di loro iniziativa, contrattare con lo Stato l’attribuzione di maggiori autonomie limitatamente a 23 materie (qui una lista completa). Questa stessa procedura risulterebbe problematica in quanto estremamente verticalizzata: declassifica, infatti, la voce della Conferenza unificata e degli organi parlamentari a meri pareri e atti di indirizzo.
Va detto che l’attribuzione di queste autonomie è subordinata alla determinazione dei cosiddetti LEP (Livelli Essenziali di Prestazione), che devono essere garantiti sull’intero territorio nazionale. È importante in questo caso soffermarsi su tre punti.
- Per la determinazione dei LEP si terrà conto della spesa storica dello Stato in ogni Regione; proprio per questo si corre il rischio di riprodurre e cristallizzare diseguaglianze che l’Italia si porta dietro da anni.
- Attualmente gli stessi LEP non sono stati sempre garantiti.
- Non tutte le materie sono subordinate alla determinazione dei LEP, e spetterà alla cabina di regia composta dal presidente del Consiglio e dai Ministri competenti stabilire quali lo siano. A sostenerne il lavoro è stato istituito un Comitato (CLEP) presieduto dal professor Sabino Cassese e altre 60 persone “tra le massime autorità e vertici del campo amministrativo e accademico, del diritto costituzionale, europeo ed internazionale, dell’economia e della matematica” (Calderoli). La presenza di esperti è un dato rassicurante ma, secondo il senatore Andrea Giorgis, il comitato starebbe tentando di “ridurre il numero delle materie che incrociano i LEP” per cominciare a trasferire subito alle Regioni le materie escluse.
Vediamo, con un paio di esempi concreti, le possibili conseguenze del DDL Calderoli. Qualora molte Regioni richiedessero e ottenessero l’autonomia nel campo dell’istruzione, ci potremmo trovare in una situazione in cui un adolescente che dovesse trasferirsi nel corso dell’anno, poniamo, dalla Liguria alla Basilicata, dovrebbe cambiare anche il suo programma di studi. Nell’ambito del lavoro – come dichiarato dalla Banca d’Italia – potrebbe creare non pochi problemi ai soggetti che operano su scala sovraregionale, che si troverebbero a confrontarsi con normative non più omogenee sul suolo nazionale. Ulteriori difficoltà si presenterebbero a coloro che svolgono occupazioni regolate, per i quali “l’esistenza di certificazioni e abilitazioni su base regionale può rappresentare un ostacolo alla mobilità geografica” (Banca d’Italia).
Tra i pareri più entusiasti c’è quello del Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, per il quale “Il fatto che sia proprio la nostra Carta costituzionale a prevedere l’autonomia differenziata credo sia la migliore prova e garanzia della sua utilità. Autonomia significa risorse usate in modo più efficace e con meno sprechi”. La tesi è questa: qualora la spesa pubblica fosse gestita dalle Regioni, sarebbe impiegata in maniera più efficiente per via della maggiore conoscenza delle esigenze dello specifico territorio.
Non mancano, però, i pareri contrari. Negli scorsi mesi il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), con l’aiuto dei sindacati Flc Cgil, Uil scuola Rua e Federazione Gilda Unams, ha raccolto più di 100mila firme (quelle richieste erano 50mila) per presentare una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare volta a fermare l’autonomia differenziata. La legge, però, è stata bocciata dal Senato il 24 gennaio, il giorno successivo al voto sull’autonomia. A coloro che vorranno opporsi resta ancora lo strumento del ricorso alla Corte costituzionale, come suggerito dal suo stesso ex presidente Ugo De Siervo (La Repubblica) e, in ultima istanza, il referendum abrogativo.
Nel frattempo, quello che potremmo – e dovremmo – fare noi cittadini è rimanere sempre informati, aggiornati e attenti, anche, e forse a maggior ragione, quando si tratta di temi così complessi.
Giulia Menzio
PDF scaricabile con le 23 materie:
https://www.mediafire.com/file/awdzxmqcami2v3s/23_materie_DDL_Calderoli.pdf/file
Fonti:
Costituzione della Repubblica: https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione
DDL Calderoli: https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01372900.pdf
Parere della Banca d’Italia: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/memorie/memorie-2023/Memoria-19.06.2023-disegno-di-legge-AS-615.pdf
Parere di Alberto Cirio: https://www.regioni.it/dalleregioni/2023/03/16/piemonte-autonomia-differenziata-il-presidente-del-piemonte-cirio-sul-via-libera-del-consiglio-dei-ministri-653810/
Le dichiarazioni di Alessandra Algostino e Andrea Giorgis sono tratte dalla conferenza Tra autonomia differenziata ed elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri svoltasi il 1° febbraio alla Camera del Lavoro di Torino.
Crediti immagine di copertina: https://www.gilda-unams.it/sedi-fgu/mappaitalia, https://www.studenti.it/com-e-formato-il-parlamento-italiano-riassunto.html

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