È un giorno come un altro e ci ritroviamo come al solito a scrollare TikTok, prendendo atto di quali saranno le nuove potenziali tendenze del social. Tra queste, una breve intervista ad opera del profilo Screenshot a otto ragazze finisce inevitabilmente a fare il giro del globo, i “mi piace” superano il milione e altrettanto numerosi sono i commenti. La domanda che viene posta nel video è molto semplice: “Preferiresti rimanere bloccata in un bosco con un uomo o con un orso?”.
Non prendiamoci in giro, una possibile risposta la conosciamo già. E infatti, ben sette ragazze rispondono di preferire l’orso: “Non sempre l’orso ti attacca”, dicono, “Dipende dall’uomo, ma probabilmente preferirei un orso”. E il dibattito non si placa, estendendosi sempre di più, generando tantissime risposte che recano un velo di sarcasmo ma anche tanta verità. “Se dico di essere stata attaccata da un orso, la gente mi crederà”, oppure “Conosco le intenzioni di un orso, quelle di un uomo no..“; questi sono solo alcuni dei commenti da parte delle persone che, in piena solidarietà con le ragazze del TikTok, hanno portato avanti la testimonianza di come noi donne siamo ormai consapevoli della nostra condizione di costante rischio e della scarsa comprensione e tutela da parte della società.
Andando ad analizzare nel dettaglio le risposte, è assolutamente vero che alcune di esse sono volutamente esagerate, arricchite con battute ed ironia con la probabile intenzione di provare a sorridere su una situazione che di divertente, nella realtà, ha ben poco. Da sempre si è utilizzata la provocazione con lo scopo di sensibilizzare, andando a estremizzare determinate situazioni con l’intento di far smuovere qualcosa, di fare rumore; oppure, semplicemente, si tenta di vedere il problema da un’altra prospettiva. Eppure, sarcasmo a parte, mentiremmo se negassimo la difficoltà di rispondere al dilemma dell’orso in maniera immediata, senza fermarci qualche minuto a rifletterci su; d’altronde, anche la ragazza, l’unica tra le otto, che nell’intervista aveva affermato di preferire l’uomo, ha esitato un po’ prima di decidere.
Come ci si potrebbe aspettare, la reazione di molte persone, per la maggior parte uomini, non è stata molto gradevole. Sono altrettanto numerosi i commenti che sminuiscono il tutto, definendo le persone “ignoranti” in materia di natura selvaggia, oppure inneggiando all’odio nei confronti del femminismo, definito ormai troppo spesso come un “estremismo” o una “pazzia” da una notevole fetta di uomini.
Pur accettando il fatto che non tutti possono cogliere il reale significato del video e andare al di là dell’orso, la quantità di gente che non lo comprende (o forse si rifiuta di comprendere?) è ancora tristemente alta. In psicologia, è definita pigrizia intellettuale il fenomeno, largamente diffuso nella società odierna, che porta l’individuo a non andare oltre le barriere dell’apparenza. Banalmente, l’essere umano moderno non pensa abbastanza. Di fronte a problematiche complesse quali la lotta alla differenza di genere, dunque, quanto può risultare efficace l’uso della provocazione?
Parecchie persone interpretano questo fastidio generato dalle provocazioni un segnale positivo. La rabbia, secondo molti attivisti, è giusto che si scateni perché l’obiettivo delle azioni è generare conflitto, creare abbastanza disordine da rendere impossibile ignorare le problematiche per cui si lotta. Al tempo stesso, però, se poniamo in relazione la provocazione con la pigrizia intellettuale, non possiamo sperare che il risultato ottenuto sia la sensibilizzazione. Provocare è, sì, un tentativo di innescare un dialogo, ma con mezzi irritanti che destabilizzano e non innescano interesse. La reazione psicologica di chi viene stuzzicato è quella di rispondere male, di chiudersi in se stesso e chiudere immediatamente la finestra di dialogo che il provocatore tenta di aprire. Di fronte al dilemma dell’orso, chi, per pigrizia o scarsa abitudine alla riflessione, non coglie che l’immediata provocazione, la presunta idea che tutti gli uomini siano dei mostri e che le donne li odino, reagisce di conseguenza; chi si sente attaccato sul personale da un dato argomento se ne disinteressa, se ne dissocia o arriva addirittura a condannarlo.
Con questo articolo l’intenzione non è assolutamente quella di giustificare i polemici, gli anti-femministi o i leoni da tastiera, ma nemmeno quella di illuderci sulla certezza di star comunicando nel modo corretto. Al di là delle diverse posizioni che l’etica femminista può assumere, spesso si perde di vista il fatto che l’obiettivo comune è di sensibilizzare più persone possibili su come al giorno d’oggi le donne vivano ancora situazioni di discriminazione e di costante paura. Più persone possibili, quindi anche il “pigro intellettuale”.
Forse, invece di dibattere sul fatto che sia assurdo o meno scegliere di passare una giornata nel bosco con un grosso animale carnivoro potenzialmente pericoloso, dovremmo invitare a riflettere sul perché una domanda del genere sia stata anche soltanto pensata. E comunque, saggiamente, gli orsi tendenzialmente evitano il contatto con l’uomo.
Monica Poletti
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