L’ITALIA E IL PROG ROCK: UN’EPOCA D’AVANGUARDIA MUSICALE TROPPO SPESSO DIMENTICATA

L’Italia, considerata da molti un “paese per vecchi”, è spesso soggetta ad accuse di “non essere al passo coi tempi” da parte dei suoi stessi abitanti. Il motivo di questo giudizio – soprattutto in ambito musicale – deriva principalmente dall’osservare il mancato apprezzamento di generi, popolari oltreoceano, che invece nel nostro mercato faticano a farsi un nome e scalare le classifiche. Una cosa però è certa: noi italiani soffriamo troppo spesso di memoria corta, e tendiamo a essere critici verso la nostra cultura, scordandoci le importanti basi che ci ha regalato. La soluzione potrebbe essere fare un passo indietro e guardare a quanto di bello è già stato fatto, per poi ripartire da lì per un giudizio più consapevole. Con questo obbiettivo, ci proponiamo oggi di ricordare una parte di storia musicale italiana regolarmente trascurata, sebbene invidiataci dalla scena internazionale: il prog rock italiano.

Tra fine anni ’60 e inizi anni ’70 vi fu il periodo d’oro del rock progressivo inglese: gli inglesi furono tra i primi a voler far progredire il rock dalle sue radici blues a un livello maggiore di complessità e varietà ritmica, compositiva e melodica, con l’esigenza di dare a questo genere un maggiore spessore culturale. L’Italia fu il Paese estero in cui gruppi come i Genesis e i Van Der Graaf Generator (VDGG) ottennero i maggiori riscontri commerciali, che altrove arrivarono solo più tardi o non arrivarono per niente.

In quegli anni, il nostro Paese produsse però anche la propria corrente Prog: si parla di Rock progressivo italiano, un movimento nazionale forse inferiore solo a quello britannico. La scena prog italiana ha visto la fioritura di numerosi artisti che hanno ottenuto un notevole successo sia nel proprio paese che all’estero. È interessante notare che alcune storiche band prog italiane continuano a essere molto apprezzate in Giappone, dove ancora oggi si esibiscono in tour. Gruppi come la Premiata Forneria Marconi (PFM), il Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme hanno cercato di conquistare il successo anche al di fuori dei confini nazionali, esibendosi anche in lingua inglese.

Per alcuni, il panorama del prog italiano è visto semplicemente come un insieme di band che, in quegli anni, emulavano il sound di gruppi come King Crimson, ELP e Genesis, integrandovi elementi della tradizione musicale italiana. Ma quegli anni in realtà ci hanno dato molto di più.

Se dovessimo necessariamente segnare una data di inizio del prog italiano questa sarebbe il settembre del 1971 con l’uscita di “Collage” de Le Orme. Pur in tutta la sua novità, il suo tecnicismo e la sua schiettezza, Collage conteneva occasionali riferimenti a punti di vista più conservatori, come nei brani  “Era inverno”, nel dialogo tra una prostituta e un suo cliente, o in “Morte di un fiore” sul tema dell’aborto. Smantellato inizialmente dalla critica movimentista, non si può comunque negare che Collage abbia aperto le porte in Italia a un certo genere più musicalmente progressivo e “rischioso”. Meno di un mese dopo la Premiata Forneria Marconi fece uscire il singolo “La carrozza di Hans/Impressioni di settembre, il cui lato B, scritto da Mogol, conteneva il celebre inciso in minimoog, uno strumento all’epoca costoso e innovativo, rimasto uno dei capisaldi progressive più famosi di sempre. 

All’inizio del 1972, furono rilasciati quasi simultaneamente i primi album della PFM (“Storia di un minuto”) e del Banco del Mutuo Soccorso, entrambi accolti con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Tutti e due gli album raggiunsero le posizioni più alte nelle classifiche di vendita, e poco dopo il singolo “Gioco di bimba” delle Orme seguì lo stesso successo, conquistando il primo posto. Da quel momento, la “troika” composta da PFM, Banco e Orme divenne il punto di riferimento nel regno del progressive italiano. Oltre a questa triade appena citata, in Italia vi erano molti altri gruppi del genere che acquistarono un certo successo: i New Trolls ad esempio avevano già ottenuto grande rispetto e pubblico con il “Concerto grosso” nell’estate del 1971, il primo esempio di rock orchestrale italiano, arricchito da influenze hard e citazioni hendrixiane.
Probabilmente però il gruppo prog italiano che ha ottenuto il maggior successo, sia in patria che all’estero, è quello dei Goblin, grazie soprattutto alle colonne sonore dei film di Dario Argento (Profondo Rosso su tutte) e, forse, per il fatto di produrre musica strumentale senza barriere linguistiche. I film e le relative colonne sonore sono stati acclamati da fan e critici, godendo di una popolarità che si estende fino agli Stati Uniti e all’estremo oriente.

In un periodo di grande fermento musicale, il progressive italiano ha rappresentato un’epoca d’oro che ha segnato un’importante avanguardia nell’industria musicale. È un patrimonio culturale da preservare e celebrare, ed è importante ricordare sempre la sua grandezza e il suo impatto duraturo sulla scena musicale mondiale, lasciando da parte critiche e pregiudizi, per riconoscere all’Italia meriti culturali e musicali troppo spesso ignorati o sconosciuti.

Fabio Ercole

fonte immagine in evidenza: ondarock.it

Lascia un commento