Una nuova sentenza della Corte Suprema sull’aborto

Il 13 giugno la Corte Suprema statunitense è tornata ad esprimersi sull’interruzione volontaria di gravidanza, prendendo posizione per la prima volta da quando – quasi due anni prima – aveva ribaltato la sentenza Roe v. Wade, eliminando dalla legge federale il diritto all’aborto. Lo ha fatto dichiarando, all’unanimità, che una causa intentata con l’obiettivo di ridurre l’accesso al mifepristone – uno dei due farmaci usati per l’IVG non chirurgica – non avesse le basi legali per proseguire.

La corte è, dai tempi di Trump (e per via di Trump, che nel corso del suo mandato aveva nominato tre giudici, tra cui la apertamente anti-aborto Amy Coney Barrett), sbilanciata verso destra, e per questo la decisione può sembrare strana: i  giudici, però, non si sono espressi nel merito – non hanno, cioè, difeso il diritto all’accesso al mifepristone – ma solo sulla forma, non ritenendo che il gruppo anti-abortista che ha intestato la causa potesse legalmente farlo.

L’azione, infatti, era stata avviata dall’Alleanza per la medicina ippocratica, un gruppo di medici fortmente influenzato dalla fede cristiana, che dichiara di seguire una versione del giuramento di Ippocrate che prevede di  “non prendere parte a eutanasia né autare un paziente a commettere suicidio, né suggerire queste azioni, e allo stesso modo non aiutare una donna ad ottenere un aborto, e mantenere in purità e santità il rispetto per la vita umana dal momento del concepimento a quello della morte naturale”, insieme ad altri gruppi di vedute simili come l’Associazione nazionale degli infermieri per la vita e l’Associazione americana di ostetriche e ginecologi per la vita. 

Per portare un caso di fronte alla Corte Suprema è necessario essere direttamente coinvolti negli eventi, subire un’ingiustizia: l’Alleanza ha cercato di argomentare che fosse così in quanto il mifeprestone può causare gravi complicazioni, e i suoi membri possono dover curare le pazienti che le subiscono, ma non è riuscita a convincere i giudici – Brett Kavanaugh, incaricato di scrivere il giudizio della Corte, ha dichiarato “i querelanti hanno sincere obiezioni legali, morali, ideologiche all’IVG […] ma non sono riusciti a dimostrare nessuna reale conseguenza negativa” […] “il desiderio di ridurre la disponibilità di un farmaco non è una sufficiente base per una causa”.

Il risultato è stato accolto con rabbia da chi desidera la messa al bando dell’aborto, che ha parlato di “un giorno triste per tutti coloro che danno importanza alla salute delle donne e alle vite dei bambini non nati” e di un desiderio di Biden e del suo partito di “forzare ogni stato a garantire l’aborto su richiesta, in ogni momento e per ogni ragione”, e con solo una moderata soddisfazione da chi lo considera un diritto fondamentale: come ha spiegato Nancy Nurthup, la presidente del Centro per i diritti riproduttivi, il pronunciamento “non è una vittoria, ma solo un mantenimento dello status quo” – la battaglia, in quello che definisce “un mondo post-Roe”, è appena cominciata.

L’interruzione di gravidanza farmacologica negli Stati Uniti è praticata dal 2000, e prevede l’assunzione di due principi attivi, il mifeprestone, appunto, e il misoprostolo, a distanza di diverse ore, ed è una pratica considerata sicura anche al di fuori di ospedali e cliniche, tanto che da alcuni anni i farmaci possono essere acquistati per posta.

Proprio questa facilità di reperimento rende i due farmaci obiettivi naturali per gli antiabortisti: anche negli stati dove l’aborto è tornato a essere illegale negli ultimi due anni non è difficile procurarsi il necessario per ottenerne uno a casa, clandestinamente – una ricerca recente ha dimostrato che, nei momenti in cui il rischio per la legalità dell’IVG era percepito come maggiore (compresi attimi cruciali del processo alla Corte Suprema), grandi quantità di donne hanno persino scelto di acquistare mifepristone e misoprostolo senza averne bisogno immediato, per fare scorta.

I prossimi mesi saranno cruciali nel determinare il mantenimento o lo smantellamento dei diritti riproduttivi: se due terzi degli americani adulti, infatti, è contrario alla criminalizzazione dell’IVG farmacologica, Donald Trump, che molti danno per favorito alle presidenziali di novembre, ha appena accusato il presidente uscente di voler “strappare i bambini dall’utero a 9 mesi e ucciderli”, e dichiarato di ritenere che interrompere una gravidanza dovrebbe essere legale solo in caso di stupro, incesto, o pericolo per la vita della gestante.

Virginia Platini

fonte immagine in evidenza: socialnews.com

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  1. Avatar di Paola Stella Paola Stella ha detto:

    🎀 L’aborto e’ una scelta del tutto personale, e come tale dovrebbe essere valutata, ed equamente tutelata.

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