Venerdì 26 luglio è la data di apertura delle prossime Olimpiadi, quelle Parigi 2024.
Mentre ristoratori e albergatori parigini si preparano per il flusso turistico di quest’estate, una domanda sorge spontanea: quanto sono davvero sostenibili le Olimpiadi? E ancora: hanno davvero un impatto positivo sul territorio ospitante?
La risposta, in breve, è sì e no. Come ogni mega-evento di portata globale, è indubbio che i Giochi Olimpici siano in grado di generare contemporaneamente un immediato volano economico sulle città dove sono organizzate, ma la questione non è così semplice. A quest’immediato effetto positivo bisogna sommare i costi sostenuti prima e dopo delle Olimpiadi stesse, in termini sia finanziari, sia sociali, sia ambientali.

Lo studio dei mega-eventi è un filone di ricerca relativamente nuovo, ma non per questo meno prolifico.
Gli studi di diversi osservatori specializzati si focalizzano su una pluralità di aree, tra cui le reti di relazioni tra istituzioni durante l’evento, potenzialmente utili per future iniziative, le implicazioni economiche, come l’avvio di nuove forme di imprenditorialità, i cambiamenti nella struttura occupazionale e i nuovi investimenti, e l’analisi dei flussi turistici post-evento.
Ma, insomma, che cosa è emerso?
L’impatto economico e territoriale
I mega eventi sono veri e propri momenti di creazione del territorio, attraverso una serie di processi dinamici che iniziano prima dell’inizio dei Giochi, si protraggono durante il loro svolgimento e non cessano quando essi finiscono, non immediatamente.
Per tirare le somme, bisogna soffermarsi sui costi sostenuti dalle città per poter ospitare le sedi dei Giochi e i flussi turistici. Si parla di investimenti immobiliari e infrastrutturali che implicano un elevatissimo grado di riqualificazione urbana.
Per chiarezza, nel 2006 Torino aveva speso 3,6 miliardi di euro, niente in confronto alle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014 – le più dispendiose per un recordi di 21,9 miliardi di dollari. Il costo dell’edizione estiva di Londra 2012 si è aggirato attorno ai 12 miliardi di dollari contro i 4,5 di quella di Rio 2016. Il budget parigino prevedeva un’iniziale spesa di 6,6 miliardi di euro, poi aumentati a 8,8, collocandosi quindi in linea con il trend dell’ultimo decennio.
Quello che sorprende, però, è che gli investimenti molto spesso non sono mai completamente ripagati. In altri termini, organizzare le Olimpiadi implica quasi sempre delle perdite nette di diverse decine di milioni di dollari.

Il problema delle eredità
L’altro tema fondamentale, quello che riguarda il dopo, è dato dalle eredità.
Il problema molto spesso risiede nel retaggio tangibile lasciato dai Giochi: si parla di attrezzature, villaggi olimpici e infrastrutture, che talvolta vengono semplicemente abbandonate, creando così veri e propri ecomostri.
Perché l’eredita abbia un valore strategico per il territorio occorre che sia accuratamente pianificata: non è un caso che le Olimpiadi generino un significativo incremento nel capitale locale del territorio dal punto di vista fisico, relazionale e di reti, il che può costituire una leva attrattiva anche per il turismo. Serve però un certo grado di intenzionalità, che molto spesso manca.
I flussi turistici durante e dopo gli eventi sono sempre più che positivi, così come l’immediato volano economico che si crea all’interno dei siti ospitanti. Ma quando non si applica una visione a lungo termine, il disastro è dietro l’angolo.
È il caso di Montreal 1976, che è riuscita a pagare il proprio debito solo a trent’anni dallo svolgimento delle Olimpiadi.
Impossibile non citare i fenomeni di segregazione spaziale verificatisi durante Londra 2012 e Rio 2016, dove molti residenti delle favelas sono stati sfrattati per fare spazio alle nuove costruzioni, esacerbando le già rimarcate disuguaglianze sociali.
Anche a livello ambientale la situazione non varia: quasi tutte le edizioni hanno visto un progressivo abbandono delle attrezzature sportive, che ora giacciono abbandonate, senza alcun piano di riqualificazione o smantellamento.

Questa edizione sarà diversa?
Parigi 2024 mira a dimezzare l’impronta di carbonio rispetto alle edizioni passate.
Nei primi mesi di quest’anno, il comitato organizzatore ha annunciato una strategia di economia circolare per ridurre le emissioni e promuovere pratiche sostenibili attraverso l’ecodesign, il riutilizzo delle infrastrutture. Un aspetto chiave del piano è che il 75% delle 2 milioni di attrezzature sportive necessarie e delle apparecchiature elettroniche.
Ma solo alla conclusione dei Giochi sarà possibile valutare se questo ambizioso traguardo sarà stato raggiunto.
Crediti immagini: sports.inquirer.net, sportfair.it, performgroup.com
Rebecca Isabel Siri
